Tre le donne uccise in casa dai compagni (o ex) da inizio 2022. Angela Avitabile, Cristina Peroni e Noelia Rodriguez sono il segno più recente di quella che l’altra sera, durante il consiglio comunale tematico convocato nell’arena Francesca da Rimini, antesignana storico letteraria delle vittime di femminicidio, è stata definita da più voci “pandemia culturale”.
“Una piaga”, sottolinea la vicesindaca Chiara Bellini. “Da alcune recenti indagini condotte dalla professoressa Pina Lalli (tra i relatori della serata, ndr) è emerso il fatto che su 408 casi di donne uccise in un arco temporale preciso, il 96% è stato per mano di un uomo, e il 76% di queste avevano un legame affettivo con il proprio assassino. Sette donne su 10 vengono uccise in casa e raramente con armi da fuoco, mentre quasi sempre con strumenti a portata di mano (coltelli, martelli, eccetera). Sei donne su 100 vengono ammazzate di botte. Il femminicidio è l’epilogo di un lungo processo di violenze e prevaricazioni subite dalle donne: non esiste raptus né gelosia che possano giustificarne le cause”. Rimini e provincia sono “una realtà virtuosa nella lotta contro la violenza”, sottolinea Bellini, ma anche qui “si deve fare di più”.
In Emilia-Romagna esistono 22 centri antiviolenza, 44 case rifugio e 16 centri ascolto maltrattanti. Nel Comune di Rimini già dal 2007 è attiva l’associazione di volontariato ‘Rompi il Silenzio’, che in convenzione con l’Amministrazione gestisce il Centro Antiviolenza Comunale e sette strutture di ospitalità in protezione, oltre a collaborare con la Casa delle Donne nell’offrire servizi di accoglienza e consulenza legale e psicologica alle donne della città. Nei suoi circa 14 anni di attività ‘Rompi il Silenzio’ ha sostenuto nel percorso di uscita dalla violenza poco meno di 3mila donne, e nei primi 7 mesi del 2022 ha già seguito 210 donne in prima accoglienza, numero di poco inferiore a quello di tutte le donne accolte nell’intero 2021, che subiscono violenza sessuale, psicologica, fisica ed economica.
“Mentre il numero dei delitti in generale si abbassa, in percentuale cresce il peso dei femminicidi”, sottolinea nel suo intervento la professoressa Lalli, per rafforzare il concetto che ha fatto da fil rouge lungo tutta la serata: per debellare la piaga della violenza sulle donne è necessario un passo culturale di tutta la società. “Perché nessuna delle tre vittime di femminicidio aveva chiesto aiuto?”, si domanda Elvira Ariano di ‘Rompi il silenzio’. “Perché non riusciamo ad essere intercettate? Dove nasce la difficoltà dell’accesso ai nostri servizi? Dipende dalla percezione che questo tipo di reati ha, la società non riconosce la pericolosità del processo che si conclude nel femminicidio”. Secondo le esperte, c’è quindi una sottovalutazione dei primi segnali. “Nel 2021 il 74,2% che ha chiesto aiuto ha dichiarato di subire violenze da almeno un anno, la restante parte è divisa tra chi subiva violenze da più di sei mesi e chi da meno”.
Tiene conto di questi fattori, l’ordine del giorno approvato dal consiglio comunale con 22 voti favorevoli, quelli della maggioranza più dall’opposizione quelli di Gloria Lisi, firmataria dell’odg insieme alle colleghe di maggioranza Annamaria Barilari, Elisa Marchioni, Barbara Di Natale, Manuela Guaitoli, Ilaria Messori, Daniela De Leonardis, Serena Soldati. Stefano Murano Brunori, del gruppo Lisi, e Matteo Angelini, movimento 3V, hanno seguito Lisi e votato sì. Si sono astenuti i consiglieri di Lega e Fratelli d’Italia.
Il documento approvato impegna sindaco e giunta a potenziare la rete territoriale di contrasto alla violenza in collaborazione con i comuni della provincia, favorire iniziative per sviluppare nella comunità la capacità di riconoscere i segnali e le dinamiche della violenza, formare forze dell’ordine, ordini professionali, in particolare quelli legati alla produzione dei media, istituzioni ed aziende, il personale scolastico. Un ruolo lo giocheranno anche e soprattutto politiche di uguaglianza e pari opportunità fra uomini e donne.