(Rimini) "Con l’insediamento del nuovo Governo, penso sia doveroso riprendere in mano, a livello nazionale e locale, la questione del Reddito di Cittadinanza, un tema importante ma troppo spesso terreno più di scontri ideologici tra fazioni politiche che di serie riflessioni sul merito". Lo ribadisce l'azzesseore alla protezione sociale dle comune di Rimini Kristian Gianfreda. "Il punto principale è quali aspetti rivedere di questa misura per renderla, al di là delle necessità legate alla contingenza, un vero e proprio veicolo per un’integrazione e un ingresso reale nel mondo del lavoro. La normativa resta farraginosa e il più delle volte poco adatta a combattere la povertà e a favorire una piena inclusione sociale. Gli aiuti per garantire quel reddito minimo per arrivare a fine mese sono indispensabili ma serve riformulare alcuni passaggi volti a stimolare un graduale ritorno e reinserimento nel mercato, e, in parallelo, un coinvolgimento attivo dei percettori del reddito in progetti utili alla collettività (PUC)".
Progetti "che fanno capo alle associazioni del terzo settore e per i quali il Distretto sociosanitario di Rimini Nord si è distinto a livello nazionale per numerosità. A giugno di quest’anno, si contavano 37 PUC attivi per un totale di 108 posti complessivi, e 45 associazioni del terzo settore partecipi. Per questo, come amministrazione comunale, in sinergia con VolontaRomagna, siamo in contatto anche per estendere alle Cooperative la possibilità di organizzare dei servizi utili con i beneficiari del reddito, così da aumentare la platea di utenti e il ventaglio delle tipologie progettuali. Dalla manutenzione del patrimonio culturale alla cura del verde pubblico, dal sostegno alle persone disabili alle attività nelle sedi del mondo della cultura: sono tanti gli ambiti in cui c’è bisogno di personale e volontari e che possono costituire per chi riceve il reddito un modo per formarsi e reintegrarsi gradualmente nel mondo professionale, all’interno di percorsi in coerenza con le loro competenze e attitudini che permettano ai percettori di riallacciare i fili con la propria comunità e di esprimere le proprie capacità, rivestendo un ruolo da ‘protagonisti’".
Si tratta "di prassi che a mio avviso portano un beneficio sia a chi riceve l’aiuto statale che ha così l’opportunità di avere un ruolo attivo nella società sia alla comunità stessa che colma così dei ‘bisogni’. L’esclusione sociale è infatti il neo peggiore da combattere. Io penso, ad esempio, che anche il settore della cultura possa essere un bacino interessante per chi prende il reddito di cittadinanza, essendo un ambito attorno al quale ruotano molteplici attività e mansioni. Un welfare davvero proattivo, capace di guardare oltre all’espetto prettamente assistenziale (per quanto necessario), passa infatti anche dal Reddito di Cittadinanza: uno strumento che però, per non essere soffocato nelle sue potenzialità, deve essere più snello, sburocratizzato e meglio connesso con le esigenze del territorio".