(Rimini) Sono positivi gli indicatori 2022 per l’industria romagnola, che ora si prepara ad affrontare il 2023 con una prospettiva di crescita e investendo in sostenibilità energetica e autoproduzione, soprattutto da fotovoltaico. È quanto emerge dall’indagine congiunturale sul II semestre 2022 e le previsioni sul I semestre 2023, realizzata dal Centro Studi di Confindustria Romagna tra le proprie associate della manifattura e dei servizi nel mese di gennaio, con un focus sugli investimenti. Nella survey non rientra il comparto delle costruzioni.
“Nonostante scenari imprevedibili e altalenanti, dalla crisi energetica al costo delle materie prime ancora in aumento, fino ai tassi in rialzo, le nostre imprese stanno facendo meglio delle aspettative – afferma il presidente Roberto Bozzi – C’è molta attenzione e un cauto ottimismo: il tessuto produttivo sta reagendo positivamente alle instabilità e ci attendiamo una prima parte dell’anno in tenuta, per poi tornare in terreno positivo nella seconda parte del 2023”.
I principali indici economici sono prevalentemente positivi: produzione +6,4%, fatturato totale +18%, fatturato interno +28,1%, fatturato estero +8,2%, occupazione +5,4.
Il 42,4% delle imprese ha segnalato un aumento degli ordini totali, mentre il 40,9% una stazionarietà e il 16,7% una diminuzione. Per quanto riguarda gli ordini esteri, il 52,3% delle imprese li ha avuti stazionari, il 21,2% li ha visti diminuire e il 26,5% in aumento.
Il dato relativo alle giacenze mostra una stazionarietà per il 65,2% del campione, un aumento per il 26,5% e una diminuzione per l’8,3%. Nonostante gli aumenti già registrati nel 2021, il costo delle materie prime ha visto il dato nuovamente in aumento per il 78%, stazionario per il 20,5%, in diminuzione per l’1,5%. Nel 2022 si conferma positiva sia la percentuale degli investimenti sul fatturato (5,6%), sia la variazione percentuale delle spese per investimenti rispetto al 2021 (+15,2%). Quelli più ricorrenti sono stati nel 2022 in formazione (49,2%), ICT (53,8%), linee di produzione (40,9%), ricerca e sviluppo (38,6%), e tutela ambientale (19,7%). (è ammessa pluralità di risposte, ndr)
Anche per il 2023, formazione, linee di produzione e ICT risultano essere gli ambiti di investimento prioritari.
Tra i fattori critici e ostacoli alla realizzazione di investimenti, le difficoltà amministrative e burocratiche sono le più importanti (27,3%), seguono difficoltà a reperire risorse finanziarie (25%) e difficoltà a reperire risorse umane (24,2%).
Per quanto riguarda le previsioni di investimento relativamente al risparmio energetico per il 2023, il 55,3% delle aziende intende migliorare la sostenibilità della propria attività: il 20,5% prevede di effettuarli nell’efficientamento energetico degli impianti ed il 31,1% in autoproduzione di energia elettrica. La fonte rinnovabile su cui le aziende intendono investire maggiormente è il fotovoltaico (71,3%).
Per il primo semestre 2023 le previsioni, viste le incertezze dovute alla situazione bellica russo-ucraina, rimangono stazionarie per ordini (ordini totali 63,6%, ordini esteri 50%) e occupazione (67,4%) per la maggior parte delle imprese, più ottimistiche invece le aspettative sulla produzione, prevista in aumento dal 75,8% del campione.
Nel dettaglio, l’andamento della produzione viene previsto in aumento da un 75,8% delle imprese, stazionario da un 22% e il 2,2% degli imprenditori prevede una diminuzione.
Per quanto riguarda le previsioni sugli ordini: il 63,6% delle aziende prevede una stazionarietà, il 28,8% un aumento ed il 7,6% una diminuzione. Con riferimento agli ordini esteri: per il 50% saranno stazionari, per il 38,6% in aumento e per l’11,4% in diminuzione.
Per quel che riguarda le giacenze, il 62,9% delle imprese le prevede stazionarie, il 34,1% in aumento ed il 3% in diminuzione. Le previsioni sull’occupazione sono stazionarie per il 67,4% del campione, in crescita per il 21,2% ed in calo per l’11,4%.
I dati di previsione di utilizzo della cassa integrazione mostrano continui segnali di miglioramento (il 76,3% non intende attivarla nel primo semestre del 2023), mentre le difficoltà di reperimento del personale rimangono elevate e molto elevate per il 43,1% delle imprese.