Rimini | Corpus Domini, Lambiasi: Contro la mafia vigilare
Il sangue della croce del Figlio come paradigma della violenza di questi tempi, di Gesù “muore proprio per non sottomettersi alla violenza e per non farsi ricattare da essa”, e la misericordia del Padre che perdona i peccatori e li salva sono al centro dell’omelia del vescovo di Rimini Francesco Lambiasi in occasione del Corpus Domini, ieri sera con la tradizionale benedizione all’arco d’Augusto. “Il Padre – ha detto il vescovo – non si compiace di una violenza totalmente ingiustificata, inflitta al Figlio, quanto invece della non-violenza, totalmente incondizionata, della sua risposta d'amore. Ecco in che senso il sacrificio del Figlio è gradito al Padre: in quanto non dice rinuncia da parte dell'uomo a favore di Dio, ma vita di Dio impegnata a favore dell'uomo. Così la non-violenza non solo smaschera e denuncia il male della violenza, ma la sconfigge e la distrugge”.
Lambiasi elenca una a una le forme di violenza che osserva anche a Rimini. Lo fa con quelle più gravi, a partire dalla questione delle infiltrazioni mafiose “ormai documentate. Il nostro territorio risulta un terreno molto appetibile e di facile accesso. In esso non è impossibile né difficile trovare complicità e connivenze. Ma il nostro tessuto morale e culturale in ambito civile ed ecclesiale è ancora sano. Il pavimento etico della casa è solido. Non vi è quel clima di paura, di rassegnazione, di passiva omertà che costituisce il terreno privilegiato per l'attecchimento della cultura mafiosa”.
Rimini è per Lambiasi una casa dal pavimento etico che tiene. “E’ tuttavia nostro impegno vigilare e reagire ad ogni 'crepa' che ne mina la stabilità. E' perciò indispensabile che si crei e si consolidi un clima di attenzione, di vigilanza, di rifiuto attivo della cultura e del fenomeno mafioso. La mafia da noi non deve attecchire, non deve registrare né paura, né rassegnazione, né silenzio! La mafia è male! Preghiamo perché venga accolto il richiamo recentissimo di Papa Francesco: i mafiosi devono convertirsi, devono cambiare mentalità e comportamento, devono cambiare vita”.
Altra violenza diffusa a Rimini è “il gioco d'azzardo che è violenza perché crea dipendenza e schiavitù. Lotto, superenalotto, lotterie, gratta e vinci, slot machines: un fenomeno globalmente in crescita preoccupante in tutto il territorio nazionale e anche nel riminese, con una rete fittissima di punti di gioco, e volumi di denaro impressionanti. Vengono così illusi spesso proprio i più poveri con la promessa di una facile fortuna, promuovendo la cultura fallace di un guadagno facile, conseguito senza lavoro e senza fatica. Il gioco è la tassa dei poveri, la tassa più iniqua! Il gioco porta a dipendenza, con conseguenze rovinose per le persone, per le famiglie e per l’intera società”.
Infine, il “degrado umano che nessuna ordinanza sembra riuscire più ad arginare, in nome di un garantismo che lascia sconcertati”. Terza violenza è la prostituzione. “La prostituzione ben di rado è una libera scelta; molto spesso è frutto di promesse di lavoro illusorie e non mantenute, di vera e propria tratta di donne e spesso di ragazze, di una visione degradata della persona umana e del suo corpo. Nel nostro territorio il fenomeno è grave e suscita tanta tristezza. Contrastiamo decisamente la cultura della rassegnazione, come quella che propone di regolamentare il fenomeno come fosse cosa positiva, magari con la promessa di esazione fiscale”.