Rimini | Bilancio, Ceis e sant’Antonio in consiglio comunale
Intruglio strano, porti bene. Questa sera approdano in consiglio comunale a Rimini la presentazione tout court del bilancio di previsione 2013 e, in occasione della ricorrenza, anche la richiesta del consigliere Pdl Valeria Piccari di intitolare la banchina sinistra del porto a sant’Antonio da Padova. I motivi, accanto a quello legato alla grande devozione popolare che porta proprio nel luogo indicato da Piccari una festa annuale che si svolgerà da oggi a sabato, sono più di uno.
“Fu il Breviario francescano riminese, un testo della prima metà del Trecento, rinvenuto presso la Biblioteca vallicelliana a Roma a recepire il culto di sant’Antonio dopo la morte”, spiega Piccari sottolineando anche come “a Lisbona, città natale del Santo, è raffigurato il miracolo dei pesci in ricordo della nostra città Ariminum. La memoria dell’eccezionale miracolo oltre che nella cattedrale di Brooklyn (a New York), viene raffigurato anche in India, Australia e Africa. Ariminum citata in tutto il mondo grazie al miracolo della predica dei pesci”.
Sono due i miracoli riconosciuti al Santo dalla chiesa verificatisi a Rimini, e accanto alla predica ai pesci come dimenticare “l’attuale piazza Tre Martiri, dove oggi si trova il tempietto, che fronteggia la chiesa, in memoria del miracolo della mula inginocchiata davanti all’Eucarestia”.
Non mancano testimonial illustri. “Anche Lucio Dalla cantante Bolognese recentemente scomparso, molto legato a Rimini, ispirato da un quadro della predica ai pesci di sant’Antonio, compose la famosa canzone ‘Com’è profondo il mare’”. Non da meno Tonino Guerra di cui Piccari ricorda “l’appassionato appello poetico: «Sant'Antonio hai smesso di parlare ai pesci e mi dispiace. Vi prego fatelo parlare ancora»”.
Valeria Piccari è da un po’ di tempo che su questa cosa ci sta lavorando su. Dell’11 luglio 2012 l’interrogazione dopo il passaggio in commissione consiliare e in commissione consultiva toponomastica. Adesso vuole sapere “quali adempimenti e tempi occorrono per l’intitolazione della banchina Sinistra del porto a sant’Antonio da Padova”.
Rispetto all’idea lanciata ieri dall’assessore alla cultura Massimo Pulini, ovvero di spostare la scuola Ceis (centro educativo italo svizzero) dal luogo dove si trova e scavare alla ricerca dell’antico anfiteatro romano, è arrivata l’interrogazione del consigliere di Sel Fare Comune Fabio Pazzaglia, che chiama in causa il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, tra l’altro ex allievo del Ceis, “nato il primo maggio 1946 a seguito dell'azione di solidarietà internazionale del Soccorso operaio svizzero. Da quel primo atto di solidarietà a beneficio della città di Rimini, il Ceis, sotto la guida di Margherita Zoebeli, è diventato una delle esperienze educative più importanti del nostro Paese attraverso una storia davvero interessante. Da 67 anni vice nel cuore della nostra città”, spiega Pazzaglia.
“Qualora l’amministrazione comunale decidesse, anche solo in teoria, di rimuovere il Ceis dal cuore della città, per portare alla luce i resti dell’anfiteatro romano, noi saremmo contrari. In più si aprirebbero diverse questioni che vanno discusse prima di decidere quale strada prendere”, dice Pazzaglia riferendosi in particolare a problemi legati alle risorse economiche e alla qualità della progettazione.
“Per la costruzione di un nuovo villaggio, il più possibile rassomigliante all'attuale Ceis, andrebbero individuate ingenti risorse nel bilancio comunale. Bilancio che sappiamo essere in un momento di estrema difficoltà a causa dei tagli dei trasferimenti dallo Stato centrale. Dai calcoli fatti, sia pure in modo approssimativo, si prevede una somma che si aggira intorno ai 20 milioni di euro”, primo. Secondo, “la realizzazione del nuovo villaggio dovrebbe seguire criteri pedagogici definiti dagli operatori del Ceis. Alcuni di questi criteri sono gli stessi che hanno guidato la costruzione nel lontano 1946: sviluppo in orizzontale, distribuzione dei padiglioni nell’area individuata con una logica di Villaggio, ambienti scolastici collocati in strutture di legno costruite con criteri biocompatibili, giardino come spazio ampio, utilizzabile dai bambini, come una vera e propria aula all’aperto, ecc”.
Già tempo fa, ricorda Pazzaglia, si cercò una soluzione allo spostamento della scuola, senza risultati apprezzabili.