Rimini | Reati in crescita, il prefetto scrive al Sole24Ore
Il prefetto di Rimini Claudio Palomba scrive al direttore del Sole24Ore una settimana dopo la pubblicazione da parte del quotidiano di Confindustria della annuale classifica delle città meno sicure, con Rimini in bella vista al secondo posto dopo Milano. “Per il secondo anno consecutivo la Provincia di Rimini viene collocata ai vertici negativi della graduatoria relativa ai reati denunciati. Un bel piazzamento di “disonore”, una medaglia d’argento sullo scenario nazionale in relazione alla percentuale dei reati denunciati ogni 100 mila abitanti”, scrive il prefetto a Roberto Napoletano.
“Una parentesi nel “pezzo” descrittivo, chiarisce poi che Rimini “grande diventa d’estate con l’arrivo di turisti e rischi al seguito”. Sì, ma quanto grande? E quanto incide in termini statistici? E il resto dell’anno? Con un centro congressi rilevante e un’attività fieristica di tutto rispetto, è corretto riferirsi ai soli residenti? E una provincia dai così numerosi poli di attrazione (a partire dalle discoteche) può essere “ingabbiata” nel freddo novero dei residenti o andrebbe considerata nel complesso di una “movimentazione” che non può non portare anche “presenze” temporanee che mirano a qualcosa di diverso dalla vacanza?”, questa la prima precisazione di Palomba.
Arrivando ai numeri della capitale della riviera “nell’anno 2012 si sono avute 15.987.166 presenze registrate nelle sole strutture ricettive della provincia di Rimini (ad esempio non sono in alcun modo considerati gli appartamenti privati dati in fitto per vacanze settimanali o stagionali). Una media mensile quindi di 1.332.263 persone(tralasciando i decimali), con picchi nei mesi di luglio e agosto, rispettivamente con 4.072.886 e 4.549.719 unità presenti sul territorio. A voler considerare questi numeri e a voler adottare gli stessi criteri della tabella, dove si collocherebbe la provincia di Rimini? Non certamente tra i primi posti”, fa notare il prefetto che torna a precisare dopo averlo fatto anche lo scorso anno come il dato dei reati nelle località turistiche non possa “in alcun modo e per nessun motivo essere rapportato alla popolazione anagraficamente residente”.