RECESSIONE. CONFINDUSTRIA RICHIAMA LE BANCHE, FOCCHI: “CI GARANTISCANO LIQUIDITA’”. PESARESI: “SUPERARE I VINCOLI DEL PATTO DI STABILITA’”
Dopo aver annunciato l’ingresso dell’economia riminese in recessione Confidustria ha richiamato oggi attorno a un tavolo i rappresentanti degli imprenditori, di tutti gli istituti di credito del territorio, di Banca d’Italia, di Abi, del Confidi Romagna e Ferrara per fare il punto sulle priorità dei prossimi sei mesi e mettere in chiaro il rapporto delle imprese con le banche. Anche perché nei primi due mesi del 2012 i finanziamenti erogati sono calati del 60 per cento e oltre il 91 per cento tra gli imprenditori iscritti a Confindustria ha notato un aumento dei tassi d’interesse sui fidi.
“Le aziende continuano a sentire il peso della crisi – hanno sottolineato il presidente di Confindustria Rimini, Maurizio Focchi e il presidente della Piccola Industria di Confindustria Rimini, Mario Formica – ed evidenziano come persista una restrizione del credito”.
Nella Provincia di Rimini (dati Banca d’Italia) gli impieghi alle imprese private a dicembre 2011 rispetto a gennaio 2011 si sono ridotti di circa 227 milioni di euro. Una difficoltà confermata anche dal Consorzio di garanzia fidi, Confidi Romagna e Ferrara, di Confindustria i cui dati dicono che nel 2011 nella Provincia di Rimini sono state garantite 108 pratiche contro le 130 pratiche del 2010 (-17%). I finanziamenti concessi nel 2011 sono stati 16 milioni e 900 mila euro contro i 18 milioni e 700 mila euro del 2010 con una variazione del – 9%. Nel primo bimestre 2012 il volume dei finanziamenti erogati è calato del 60%, mentre il numero delle operazioni è calato del 33%.
“In questo quadro le banche ancor più di prima devono continuare a svolgere un ruolo strategico e fondamentale per le imprese focalizzandosi su 3 punti: garantire il credito e la liquidità alle imprese a tassi concorrenziali, sostenere l’innovazione, sostenere la penetrazione di nuovi mercati specialmente all’estero”.
Focchi ha poi espresso l’auspicio “che i finanziamenti che stanno ottenendo le banche dalla Banca centrale europea al tasso dell’1%, vengano in parte destinati ai finanziamenti delle imprese, naturalmente a tassi più convenienti di quelli attualmente in essere”.
Il settore che versa in una condizione peggiore è quello dell’edilizia, l’allarme è stato già lanciato a suo tempo dal presidente di Ance Ulisse Pesaresi. “Occorre superare – sostiene Pesaresi - soprattutto per i comuni virtuosi i vincoli del Patto di stabilità interno al pagamento dei lavori. Il nostro settore è strettamente legato all’avvio di nuove iniziative e precludere questa possibilità, con una forte restrizione del credito, significa condannare molte aziende alla cessazione della propria attività”.
I rappresentanti degli istituti di credito hanno a loro volta sottolineato la crescita dell’impegno messo in campo e presentato le iniziative adottate per favorire il credito.
Nell’incontro sono stati presentati i dati dell’indagine conoscitiva sul rapporto tra banca e impresa aggiornata a gennaio 2012, realizzata a campione fra gli associati di Confindustria Rimini. L’84,72% del campione ritiene che sia in atto un razionamento del credito (75,86% a gennaio 2011). Il 73,91% del campione dichiara che la concessione del credito da parte delle banche è stata più selettiva (49% a gennaio 2011). L’80,33 % risponde che si sta registrando un allungamento dei tempi di delibera per la concessione dei fidi e il 91,55% che si sta registrando un aumento degli spread/tassi d’interesse. Il 63,77% delle aziende campione non ha chiesto nuovi investimenti. Inoltre, il 69,86% del campione ha evidenziato che incrementano gli insoluti da parte dei propri clienti. Anche a livello nazionale (dati Confindustria Area fisco, finanza e welfare) si nota un irrigidimento delle condizioni di concessione del credito alle imprese, una riduzione degli importi erogati rispetto alle richieste, una richiesta di maggiori garanzie e un aumento di tassi e spread (spread su euribor a 3 mesi: a gennaio +2,8 contro il +1,7 di giugno. Per pmi +3,8 da +2,2).
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