Rimini | Truffa yacht, arrestati i collaboratori di Lolli
Rimini Yacht, oggi l’ultimo atto dell’operazione investigativa con l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Rimini, Sonia Pasini, su richiesta del pm Davide Ercolani, per Giulio Lolli (latitante dal 2011, già oggetto di un’ordinanza di custodia cautelare per estorsione), il sammarinese Stefano Fabbri, amministratore unico della società di servizi “Trade & Rent, finito in carcere, e la polacca Katarzyna Karolina Musial, segretaria di Lolli, ai domiciliari.
L’indagine è stata avviata dalla procura riminese nel 2010 a seguito di “anomale” denunce di furto ed appropriazione indebita di yacht. Le ipotesi di reato: associazione per delinquere finalizzata alla truffa continuata, falsità ideologica commessa dal privato, falsità in scrittura privata ed altro. Lolli, da presidente del cda di Rimini Yacht, è risultato a capo di un meccanismo per cui fungendo da intermediario fra costruttori e potenziali acquirenti di importanti imbarcazioni da diporto da finanziare e concedere in locazione (per mezzo di società di leasing italiane e straniere) cedeva dietro compenso le imbarcazioni in uso a società o persone fisiche conniventi, o a società di comodo, con sede a San Marino.
Successivamente Lolli permetteva il mantenimento del possesso fisico dello yacht agli affiliati, che quindi vendevano a loro volta in favore di altri “utilizzatori”, in buona fede, che entravano nella reale disponibilità del bene o che lo lasciavano alla Rimini Yacht, nella speranza di ottenere guadagni attraverso il noleggio. Il meccanismo, fondato sulla disponibilità di documenti falsi prodotti a regola d’arte e sulla inesistenza di un registro informatizzato che permettesse di individuare un’imbarcazione già immatricolata, ha permesso così di ottenere il pagamento del corrispettivo da parte dei distinti acquirenti dell’imbarcazione due o più volte. La maggior parte delle doppie vendite sono state effettuate in Italia e nella Repubblica di San Marino, alcune tra Italia e Francia, Italia e Isole Vergini Britanniche, altre Italia su Italia, ed una addirittura San Marino su San Marino.
Attualmente, le società di leasing italiane e sammarinesi, a vario titolo coinvolte nella vicenda, sono una decina ed hanno avuto un ruolo nel finanziamento di 75 natanti. Di questi almeno 5 sono totalmente inesistenti e creati ad hoc mediante documenti falsi per ottenerne il finanziamento del corrispettivo. Le altre imbarcazioni, che hanno valore da 100mila a 6milioni di euro, tutte con due o tre proprietari che ne rivendicano la titolarità, sono state rinvenute e sequestrate in Italia ed in vari pesi esteri. Inoltre le indagini hanno portato al sequestro di 3 conti correnti bancari italiani, pacchetti di titoli azionari, un appartamento a Pennabilli, gioielli ed orologi per 350mila circa, autovetture di lusso quali Ferrari, Aston Martin, Maserati, BMW. Quasi tutti i beni recuperati ad oggi sono stati restituiti agli aventi diritto e molti dei proprietari delle imbarcazioni hanno trovato accordi al fine di richiedere il dissequestro delle imbarcazioni ed evitare così che il lungo periodo di alaggio ne compromettesse lo scafo ed i motori.