Rimini | Lotta alla prostituzione, Vitali: Le mani legate, o quasi
Lotta alla prostituzione, le istituzioni hanno le mani legate e il fenomeno dilaga. "In attesa che una discussione seria - attacca il presidente della Provincia di Rimini Stefano Vitali - sui limiti di una legge che, a distanza di 50 anni, mostra evidenti segni di inadeguatezza rispetto a una situazione che si è evoluta/involuta, quel poco che ci consentono di fare oggi è reiterare le ordinanze sindacali, chiedere al prefetto che nel prossimo Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza venga inserito all’ordine del giorno un punto specifico, ribadire l’importanza di servizi di contrasto specifici da parte delle forze dell’ordine".
A centinaia, ben prima del via ufficiale della stagione estiva, hanno già colonizzato il tratto del lungomare tra Miramare e il Marano (ma anche altre zone della città, come per esempio Celle). "Cresce l’esasperazione di quartieri, residenti e famiglie, alle prese quotidianamente e anche durante le ore di luce, con ‘spettacoli’ indegni di un Paese civile. L’esasperazione diventa protesta (giusta) e richiesta di intervento da parte di chi, nella democrazia rappresentativa e dai poteri tripartiti, ha per legge il compito e l’obbligo di farlo", dice Vitali con una domanda in canna: cosa si può davvero fare? Molto poco, fa capire Vitali, ma tutto il poco va messo in campo. Nonostante la situazione sia scoraggiante.
"I sindaci, anche i nostri sindaci, si stanno applicando in una sorta di creativo ‘fai di te’ interpretativo delle leggi sulla prostituzione, emanando ordinanze che però non reggono l’urto dei tribunali; i tribunali non possono fare altro che applicare leggi che, con ogni evidenza, escludono ‘l’aggravante’ del disturbo dell’ordine e della quiete pubblica a chi esercita la prostituzione in strada; le forze dell’ordine sono anch’esse ‘ammanettate’ dalle medesime norme; si ritorna ai cittadini, increduli e arrabbiati di fronte a questa ammissione di impotenza istituzionale, e ai sindaci in ordine sparso tra minacce di rendere pubbliche le immagini dei clienti alle contravvenzioni per intralcio della circolazione stradale".