Una risposta ai piccoli azionisti Carim
La lettura del prospetto informativo di Banca Carim - pubblicato unitamente alla proposta di sollecitazione del pubblico risparmio - propone numerosi spunti di riflessione, in particolare alla luce della riaffermata volontà dell’Istituto di proporsi come riferimento per le famiglie e le Pmi del territorio.
Nei giorni scorsi sono stato sollecitato da più parti ad esprimere un parere circa la valutazione che il prospetto fa della banca, soprattutto da gruppi di dipendenti e piccoli azionisti che, avuto riguardo alla verifica del valore dell’avviamento pagato per l’acquisto delle filiali Capitalia (per chi non lo ricordasse era il tempo della corsa per far diventare la banca sempre più grande e l’acquisto delle filiali nel centro-Italia dall’allora gruppo romano fu iscritto in bilancio per circa 29 mln. di €), si sono chiesti: ma quanto valgono allora le filiali storiche di Banca Carim, quelle che sono collocate da sempre nel territorio di riferimento dell’istituto? La domanda, fatta propria dai miei interlocutori, sottintende sicuramente una grande passione ed un attaccamento al futuro della principale banca del nostro territorio, poiché - di fronte alla svalutazione di quanto iscritto in bilancio per avere (stra)pagato la partecipazione totalitaria nel CIS (rettifica di valore superiore a 89,3 mln.di €, di cui 42,3 mln.di € riconducibili ad avviamento) - ci si chiede se non sarebbe giusto misurare più correttamente il valore di quelle poste di bilancio che rappresentano lo storico legame della banca con il suo territorio. In sostanza ciò che si afferma, soprattutto da parte dei piccoli azionisti che non hanno mai potuto influenzare la gestione e che si vedono costretti, dopo aver subito una forte svalutazione del loro investimento, a mettere mano al portafoglio, è che la banca sia sottovalutata, e che si dovrebbe tenere conto dell’avviamento delle filiali che rappresentano l’insediamento storico ed originario della banca. Purtroppo la risposta alla domanda è negativa per svariate ragioni, la principale delle quali è rappresentata dall’impossibilità, sancita dal codice civile e dai principi contabili internazionali, di iscrivere un valore di avviamento in bilancio se non a titolo derivato. Solo un eventuale compratore di Carim potrebbe, dopo averlo effettivamente pagato, iscriverlo nel proprio bilancio.
Detto questo, la lettura del prospetto Carim offre alcune altre riflessioni. Si tenga presente, in primo luogo, che la situazione patrimoniale della Banca, allo scopo di procedere all’aumento di capitale, doveva essere presentata in maniera assolutamente prudenziale, pena il rischio di dover rispondere di sollecitazione del pubblico risparmio sulla base di dati falsi o artatamente gonfiati, il che non può essere accettabile, a maggior ragione in una fase come l’attuale, ancora caratterizzata dal commissariamento. A parere di chi scrive, anche alla luce di quanto si è potuto notare dalle vicende di altri gruppi coinvolti in pesanti processi di svalutazione delle poste dell’attivo (Intesa, MontePaschi, Unicredit) sarebbe piuttosto lecito attendersi che nuove ulteriori svalutazioni possano emergere in futuro, una volta che maturino le condizioni per l’iscrizione a portafoglio deteriorato di alcune posizioni che, ritenute correttamente in bonis in questo momento, potrebbero però facilmente degenerare, alla luce della perdurante negativa condizione economica, secondo un processo di shifting che chi analizza le relazioni tra congiuntura economica e deterioramento della qualità dei crediti bancari ben conosce. D’altra parte, poiché non è scontato che l’ispezione di Banca d’Italia abbia fatto emergere tutti i problemi che normalmente vi sono in casi simili, ci si deve augurare che la Banca riesca a centrare al più presto gli obiettivi fissati nel prospetto, mettendo in sicurezza la gestione. In proposito si potrebbe affermare, e a ragion veduta, che l’avviamento “implicito” nei bilanci di Banca Carim, frutto della pluriennale passione e capacità di tante persone nell’interpretare il ruolo ed il compito della banca del territorio, potrà trovare adeguato riscontro soltanto in un management adeguato, in grado di realizzare un piano industriale che metta la banca in grado di svolgere la sua tradizionale funzione di intermediazione.
Detto dell’avviamento (che, è bene ricordarlo, è un valore immateriale, calcolato sulla differenza positiva attribuita dal compratore ad un insieme aziendale di attività e passività e che, pertanto, deve poter dimostrare nel tempo la sua congruità, pena, appunto, la svalutazione immediata), rileva esaminare la parte del prospetto che riguarda il patrimonio di vigilanza. Il patrimonio di vigilanza rappresenta per una banca ciò che l’airbag rappresenta per un’autovettura. In particolare, il patrimonio di vigilanza è la parte di mezzi propri che ogni banca, in base agli attuali coefficienti prudenziali, deve dimostrare di possedere in funzione dei rischi che si assume; le regole che vanno sotto il nome di Basilea 2, rafforzate da Basilea 3, prevedono che qualsiasi banca commerciale possa operare solo se possiede un capitale proprio minimo adeguato a coprire i rischi. Diversamente le banche, nell’impiegare solo i denari dei depositanti, potrebbero essere indotte ad assumere posizioni speculative o eccessivamente rischiose e quindi è bene che dimostrino di possedere denari propri. Se ne deduce che minore è il patrimonio, minori saranno l’operatività ed i rischi assumibili, e viceversa. Il patrimonio di Banca Carim, alla data del 30.09.2012 era inferiore di circa 89,1 mln. a quanto previsto dalla normativa; proseguendo nell’esempio precedente, a quella data mancavano gli airbag, i freni non funzionavano, i pneumatici erano consunti. Da qui la necessità di ricapitalizzare, secondo le modalità a tutti note. Meno note, probabilmente, sono le conseguenze di una mancata ricapitalizzazione: ovvero, cosa potrebbe accadere se l’aumento di capitale non raggiungesse la cifra dovuta? Poiché il rapporto tra patrimonio di vigilanza ed attività a rischio della banca - crediti verso la clientela, portafoglio titoli di proprietà, rischio operativo - deve essere sempre pari o superiore all’8% (se per ipotesi una banca impiegasse 100 miliardi di €, dovrebbe possedere perlomeno 8 miliardi di € di patrimonio, tra capitale sociale e riserve), rafforzandosi fino al 10,5% man mano che ci si avvicinerà al 2019, il mancato raggiungimento degli obiettivi ipotizzati, anche solo parzialmente, potrebbe comportare una riduzione dell’operatività di Carim, in termini di minori crediti, pari a 12,5 mln.di € di minori finanziamenti al territorio per ogni milione di € non raccolto a titolo di capitale. In mancanza di ripristino del patrimonio di vigilanza, in altri termini, Carim dovrebbe ridurre, nella peggiore delle ipotesi, i propri crediti al territorio di oltre 1 miliardo di euro. Non resta che augurarsi che questo non avvenga e che, soprattutto, la tanto desiderata ripresa economica ponga le condizioni per un riavvio positivo dell’attività della banca ed un pronto ritorno all’utile. Utile che, non va dimenticato, non potrà tuttavia ritornare al territorio, sotto forma di dividendi (soprattutto alla Fondazione) prima del 2015.
In attesa di quella data, i piccoli azionisti e tutti coloro che hanno a cuore le sorti della banca e del suo territorio, associazioni di categoria ed enti pubblici, dovranno rammentare il brocardo che recita il diritto viene in soccorso di coloro che non dormono. Non per distorcere in senso legalistico il rapporto con la banca, che è, al contrario di relazione attiva e propositiva, ma per esigere, attraverso l’accountability (ovvero la pubblica condivisione e verifica dei piani e dei progetti attraverso bilanci, anche sociali) di quanto attuato dai futuri amministratori, l’attenzione ed il servizio alle esigenze del territorio, che è fatto di famiglie e di piccole e medie imprese; lasciando da parte, finalmente, disegni di allargamento e di ipertrofia dimensionale che servono solo a gonfiare lo stipendio dei manager che li mettono in atto.
Alessandro Berti http://johnmaynard.wordpress.com profBerti@twitter>
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