W la politica_1/Federico Berlini

Martedì, 01 Maggio 2012

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W la politica_1/Federico Berlini



In questi tempi di antipolitica (reale e mediatica) vorremmo provare a capire quali siano le ragioni e i criteri attorno ai quali sia possibile rifondare l’impegno politico; se si debba sperare in persone “che ci credono di più” o invece più preparate, in persone che non guardano in faccia a nessuno o invece con un legame ancora più forte con i propri mondi di riferimento.
Persone, comunque. Per questo, invece di interpellare qualche esperto, abbiamo deciso di provare a chiedere direttamente a chi la politica la fa, da poco o tanto che sia.

La cronaca ci ha portato a iniziare dal nuovo segretario comunale del Partito Democratico. E che il PD abbia pensato a lui per nascondere la propria inconsistenza dietro la retorica del ricambio generazionale non intacca il motivo che muove questi nostri articoli: se c’è una speranza per la politica bisogna provare a cercarla nelle persone. Ognuno saprà giudicare.(rg)



«Babbo, ma chi è questo signore?». Attaccata alla parete c’era una foto in bianco e nero di Enrico Berlinguer. E il babbo, un commerciante ora in pensione, cominciava a raccontare le gesta e a interessere le lodi di quel signore. Ed oggi se si chiede a Federico Berlini, il neo eletto giovane segretario del Pd di Rimini, di indicare un personaggio che stima, ammira e da cui trae ispirazione, il primo nome che esce è proprio quello di Berlinguer. Stranezze della politica giovane o giovanile. La politica adulta, anche quella che ha militato sotto le bandiere del Pci, sul volto triste e austero di Berlinguer ha steso una sorta di damnatio memoriae. Chi lo cita più, anche solo di sfuggita? A Torre Pedrera c’è invece un ragazzo che di Berlinguer ha letto tutto, compreso il libro intervista di Eugenio Scalfari sulla questione morale. Proprio uno dei temi per i quali il defunto segretario comunista oggi è criticato. «Io penso invece – dice Berlini – che ci sia bisogno di tornare a certe figure». Altri nomi di politici italiani, del presente o del passato, non vengono fuori. «Quando ho cominciato a fare politica era il momento dell’elezione di Barak Obama. Mi piace il suo impegno per i diritti civili». Proviamo a indicare un nome, un leader anche non necessariamente politico? Federico ci pensa un attimo e subito dà sfogo alla fede nero-azzurra: «Il nostro ex allenatore José Mourinho, grande personaggio».


La prima scuola di politica Berlini l’ha avuta in casa, dal babbo che è stato un semplice iscritto ai Ds, ma che amava la politica. Poi a scuola è stato quasi spontaneo mettersi in mezzo, fare il rappresentante di classe, partecipare alle elezioni scolastiche. E quando è stato il momento di iscriversi all’università, che facoltà scegliere se non scienze politiche? Quando nasce il Pd Federico ha 19 anni e si presenta spontaneamente ai gazebo per votare alle primarie. «Sì, è stata una mia iniziativa, non mi aveva invitato nessuno». A quelli del Pd non è parso vero di vedere un giovane interessato e l’hanno subito coinvolto.


«Sono stato da subito un militante del circolo di Torre Pedrera-Viserbella, sono diventato segretario e ho acquisito un po’ di conoscenza del territorio. Quando è stato il momento del congresso comunale si è pensato che sarebbe stato utile dare un segnale, un segretario che facesse politica per i vari territori, un esempio per i giovani. Ed eccomi qua».
E gli amici che dicono? «Sono contenti, qualcuno mi ha anche appoggiato. Dicono che c’era bisogno di facce nuove, di pulizia, di onestà. Qualcun altro mi chiede: ma chi te lo ha fatto fare?».
Ecco una bella domanda. Già è difficile trovare oggi un giovane che si appassiona alla politica, trovarne uno che fa il segretario di partito è una rarità. «Credo molto alla politica come strumento per realizzare il bene comune. Questa è stata la scintilla. Credo ad alcuni valori di fondo. La solidarietà, per esempio. Qui a Torre Pedrera noi organizziamo come Pd una festa della solidarietà i cui utili non vanno al partito ma ad associazioni di volontariato. Poi credo ai valori dell’onestà, della giustizia sociale».


Con il giovane Berlini proviamo a fare i difficili: tutti parlano di bene comune, ma alla fine cos’è? «Penso sia non chiudersi in se stessi, a coltivare il proprio orticello. È la ricerca di una soluzione ai problemi anche attraverso il dialogo, il compromesso. È trovare una soluzione condivisa».
Federico ha studiato per otto anni chitarra, è appassionato di musica rock, interessi ampi, ma debole per i chitarristi, da Jimi Hendrix in poi. È anche vorace lettore, di saggi e romanzi, scrittore preferito Chuck Palahniuk. «Leggo anche i libri autobiografici dei politici. L’ultimo è quello di Pierluigi Bersani». Beh, allora dicci se questo Pd nazionale ti soddisfa o meno. «Va bene, anche se a volte ci vorrebbe un po’ più di coraggio. Sulla riforma del lavoro, per esempio». E del Pd locale cosa dici, c’è qualche personaggio “adulto” che ti piace particolarmente? Berlini ha fiuto e capisce che la risposta a questa domanda può essere pericolosa. «Ho la mia autonomia di pensiero. Stimo tutti ma quando c’è una scelta da fare ragiono con la mia testa».


Valerio Lessi


Ultima modifica il Martedì, 01 Maggio 2012 12:48