W la politica_1/Federico Berlini
In questi tempi di antipolitica (reale e mediatica) vorremmo provare a capire quali siano le ragioni e i criteri attorno ai quali sia possibile rifondare l’impegno politico; se si debba sperare in persone “che ci credono di più” o invece più preparate, in persone che non guardano in faccia a nessuno o invece con un legame ancora più forte con i propri mondi di riferimento. Persone, comunque. Per questo, invece di interpellare qualche esperto, abbiamo deciso di provare a chiedere direttamente a chi la politica la fa, da poco o tanto che sia.
La cronaca ci ha portato a iniziare dal nuovo segretario comunale del Partito Democratico. E che il PD abbia pensato a lui per nascondere la propria inconsistenza dietro la retorica del ricambio generazionale non intacca il motivo che muove questi nostri articoli: se c’è una speranza per la politica bisogna provare a cercarla nelle persone. Ognuno saprà giudicare.(rg)
«Babbo, ma chi è questo signore?». Attaccata alla parete c’era una foto in bianco e nero di Enrico Berlinguer. E il babbo, un commerciante ora in pensione, cominciava a raccontare le gesta e a interessere le lodi di quel signore. Ed oggi se si chiede a Federico Berlini, il neo eletto giovane segretario del Pd di Rimini, di indicare un personaggio che stima, ammira e da cui trae ispirazione, il primo nome che esce è proprio quello di Berlinguer. Stranezze della politica giovane o giovanile. La politica adulta, anche quella che ha militato sotto le bandiere del Pci, sul volto triste e austero di Berlinguer ha steso una sorta di damnatio memoriae. Chi lo cita più, anche solo di sfuggita? A Torre Pedrera c’è invece un ragazzo che di Berlinguer ha letto tutto, compreso il libro intervista di Eugenio Scalfari sulla questione morale. Proprio uno dei temi per i quali il defunto segretario comunista oggi è criticato. «Io penso invece – dice Berlini – che ci sia bisogno di tornare a certe figure». Altri nomi di politici italiani, del presente o del passato, non vengono fuori. «Quando ho cominciato a fare politica era il momento dell’elezione di Barak Obama. Mi piace il suo impegno per i diritti civili». Proviamo a indicare un nome, un leader anche non necessariamente politico? Federico ci pensa un attimo e subito dà sfogo alla fede nero-azzurra: «Il nostro ex allenatore José Mourinho, grande personaggio».
La prima scuola di politica Berlini l’ha avuta in casa, dal babbo che è stato un semplice iscritto ai Ds, ma che amava la politica. Poi a scuola è stato quasi spontaneo mettersi in mezzo, fare il rappresentante di classe, partecipare alle elezioni scolastiche. E quando è stato il momento di iscriversi all’università, che facoltà scegliere se non scienze politiche? Quando nasce il Pd Federico ha 19 anni e si presenta spontaneamente ai gazebo per votare alle primarie. «Sì, è stata una mia iniziativa, non mi aveva invitato nessuno». A quelli del Pd non è parso vero di vedere un giovane interessato e l’hanno subito coinvolto.
«Sono stato da subito un militante del circolo di Torre Pedrera-Viserbella, sono diventato segretario e ho acquisito un po’ di conoscenza del territorio. Quando è stato il momento del congresso comunale si è pensato che sarebbe stato utile dare un segnale, un segretario che facesse politica per i vari territori, un esempio per i giovani. Ed eccomi qua». E gli amici che dicono? «Sono contenti, qualcuno mi ha anche appoggiato. Dicono che c’era bisogno di facce nuove, di pulizia, di onestà. Qualcun altro mi chiede: ma chi te lo ha fatto fare?». Ecco una bella domanda. Già è difficile trovare oggi un giovane che si appassiona alla politica, trovarne uno che fa il segretario di partito è una rarità. «Credo molto alla politica come strumento per realizzare il bene comune. Questa è stata la scintilla. Credo ad alcuni valori di fondo. La solidarietà, per esempio. Qui a Torre Pedrera noi organizziamo come Pd una festa della solidarietà i cui utili non vanno al partito ma ad associazioni di volontariato. Poi credo ai valori dell’onestà, della giustizia sociale».
Con il giovane Berlini proviamo a fare i difficili: tutti parlano di bene comune, ma alla fine cos’è? «Penso sia non chiudersi in se stessi, a coltivare il proprio orticello. È la ricerca di una soluzione ai problemi anche attraverso il dialogo, il compromesso. È trovare una soluzione condivisa». Federico ha studiato per otto anni chitarra, è appassionato di musica rock, interessi ampi, ma debole per i chitarristi, da Jimi Hendrix in poi. È anche vorace lettore, di saggi e romanzi, scrittore preferito Chuck Palahniuk. «Leggo anche i libri autobiografici dei politici. L’ultimo è quello di Pierluigi Bersani». Beh, allora dicci se questo Pd nazionale ti soddisfa o meno. «Va bene, anche se a volte ci vorrebbe un po’ più di coraggio. Sulla riforma del lavoro, per esempio». E del Pd locale cosa dici, c’è qualche personaggio “adulto” che ti piace particolarmente? Berlini ha fiuto e capisce che la risposta a questa domanda può essere pericolosa. «Ho la mia autonomia di pensiero. Stimo tutti ma quando c’è una scelta da fare ragiono con la mia testa».
Valerio Lessi
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