Ancora sui grillini. Un commento di Sergio Gambini
Pizzicano le cinque stelle. Pungolano i partiti ed i signori della politica, agitano politologi e studiosi di proiezioni elettorali. Chi vuol difendersi ed anche chi cerca di capire. Noi a Rimini abbiamo tenuto a battesimo uno dei primi record di consenso del movimento di Grillo, l’anno scorso, come a Bologna, ma senza nessuna inchiesta giudiziaria che fornisse una consolante giustificazione. Era politica, da studiare e da capire, un esercizio purtroppo in disuso per chi pensa solo ad amministrare il sistema di potere. Amministra, ma sempre più spesso si illude di amministrare, come insegna il voto a Coriano, perché quel sistema ormai traballa. I tempi cambiano.
Parma, Budrio, Comacchio, ma prima, l’anno scorso le cinque stelle in Romagna, con le punte di Bologna e di Rimini. Perché tanti consensi nella nostra regione? Chi studia il fenomeno parla di un voto di protesta diverso dal passato e diverso da quello leghista. Il livello di istruzione è elevato, le classi di età sono giovani, la condizione economica non privilegiata, ma lontana dalla povertà. Sembra il voto di una nuova classe. Insomma, portatori di merito, esigenti per il proprio futuro, che vedono invece sfarinarsi nella crisi. Fanno fatica a trovare il loro posto nella comunità locale, perché una comunità vera esiste sempre meno, le sue regole sono vecchie e non più inclusive e alla fine rimangono solo i percorsi individuali. Le regole, d’altra parte erano quelle di un sistema di potere radicato e pervasivo, ma di successo. Un ciclo edilizio immobiliare infinito, una spesa pubblica molto generosa, il turismo di massa dai grandi numeri, sia di ospiti, che di imprenditori.
Il successo si è infranto perché più o meno contemporaneamente questi tre fattori si sono inceppati. Prima quelle regole, molto spesso lontane dalla trasparenza, potevano essere tollerate. Adesso non più. Il “clientelismo”, ad esempio, che ha curvato il pubblico, ma anche molto privato che con la pubblica amministrazione si è intrecciato, ha avuto per anni una larga base sociale. Per molti ha rappresentato un buon nastro trasportatore verso il lavoro, adesso rischia invece di selezionare solo privilegi. L’ultima sanatoria di precari, avvenuta un paio di anni fa nel Comune di Rimini, la dice lunga su come andavano le cose. Quasi trecento assunzioni senza concorso. Non male come diversità positiva.
Perciò il nemico è diventato quel sistema di potere, le sue regole non scritte, i partiti che lo hanno rappresentato e costruito, un’opposizione politica troppo spesso consociativa. Il moloch che confligge con la società aperta che era stata promessa. Perciò l’Emilia Romagna è diventata l’inatteso firmamento delle cinque stelle. La richiesta prima che di benessere è di nuove regole, di trasparenza, di legalità perché la convinzione o forse l’illusione è che, in una nuova città della meritocrazia, aumentino le opportunità per tutti e la nuova classe possa farcela a restituire un futuro all’intera comunità.
Un’illusione? Forse. Le richieste sono certamente fatte con linguaggi e forme che possono non piacere, ma, come direbbe Bertold Brecht, “anche il grido contro l’ingiustizia fa la voce roca”. La “voce roca” pone però un interrogativo che riguarda tutti: come ricostruire un senso della comunità. Nuove regole improntate alla trasparenza, alla legalità ed alla meritocrazia forse non possono bastare, ma è difficile sfuggire all’impressione che rappresentino uno dei tasselli centrali dai quali partire. Il fascino delle stelle sta tutto lì.
Sergio Gambini
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