Crac Banca Marche | Vescovo apre la porta santa | Hotel pieni a capodanno
“Molte volte ho pensato di farla finita”. Da uomo di successo, alla mensa della Caritas. Alessandro Recchia, 59enne veneto, residente a Savignano, imprenditore edile e albergatore. Dopo due fallimenti, ha deciso di presentare denuncia alla Guardia di finanza. I suoi guai iniziano nel 2009, quando il direttore di una filiale di Banca Marche gli fa firmare titoli ad alto rischio, spacciandoli per i documenti per chiedere la riduzione di un mutuo (ilCarlino, LaVoce, Corriere).
I 450 hotel di Rimini che rimarranno aperti durante le feste viaggiano già verso il tutto esaurito, secondo il Carlino che ha intervistato il presidente dell’Associazione albergatori, Patrizia Rinaldis. “La media dei pernottamenti si aggira sulle tre notti e infatti tanti hotel stanno facendo offerte per prolungare fino alla quarta. In qualche caso però ci sono prenotazioni anche più lunghe, anche fino a una settimana. Per quanto riguarda i prezzi, diciamo che si aggirano sui 70 euro al giorno con trattamento di pensione completa”, dice.
Debiti biancorossi. Il Rimini 1912 ha dovuto affrontare un altro creditore. Si tratta del commercialista della vecchia società, che vanta crediti per 80mila euro circa. Il proprietario della società, Fabrizio De Meis, si dice disponibile a pagare la metà e ha chiesto al Comune di aiutarlo nelle trattative. Il Comune per ora ci sta, ma per l’avvenire “sarà necessario trovare un partner solido”, avverte l’assessore allo sport Gian Luca Brasini (Corriere).
In migliaia hanno partecipato ieri all’apertura della porta santa, quella della cattedrale di via IV novembre a Rimini. Così ieri pomeriggio il vescovo Francesco Lambiasi ha dato il via ufficialmente all’anno santo (ilCarlino, Corriere, LaVoce).
Scrive a Renzi per chiedere una legge sul fine vita. Max Fanelli, 55 anni, è di Rimini, ma vive a Senigallia. E’ malato di Sla e ha scritto al presidente del consiglio, non è la prima volta, per sottolineare che “occuparsi dei diritti civili, tra cui il diritto a morire dignitosamente, non può essere considerata un’opzione ma un dovere” (LaVoce).