Arancione scuro, Federmoda: "zona rossa senza ristori"
(Rimini)
"Chiudo perché non voglio chiudere". Il cartello campeggia da ieri sera (1° marzo) su saracinesche e vetrine spente di più di cento negozi di moda, abbigliamento delle vie dello shopping di Cattolica e Riccione. Sono sessanta commercianti della regina dell'Adriatico e più di quaranta della Perla Verde. A loro si stanno aggiungendo, oggi, anche molti negozianti riminesi. T
"Chiudo perché non voglio chiudere" non è solo ossimoro o mera figura retorica. È rappresentazione della realtà del commercio, dalla boutique elegante al semplice esercizio di prossimità, ai tempi della crisi pandemica. Nasce dal paradossale combinato disposto degli ultimi decreti sicurezza e la colorazione dei territori.
Infatti in zona rossa tutti gli esercizi hanno l'obbligo di chiusura e accedono per diritto i sostegni economici stanziati dal Governo, i vecchi ristori. Mentre, in zona arancione i negozi possono stare aperti e quindi non hanno accesso a nessun tipo di sostegno. Territori dove i cittadini di una zona, come nell'arancione della provincia di Rimini, possono uscire solo per lavoro, motivi di salute, acquisti di generi alimentari, sanitari o emergenze. Di fatto nessuno esce per comprare un paio di scarpe, una borsa o un vestito. Basta fare due passi in qualsiasi strada dello shopping, per trovarla desolatamente vuota. Nasce da qui la protesta simbolica dei commercianti con negozi chiusi anche domani e riapertura al pubblico giovedì (4 marzo).
In questa situazione per un negozio d'abbigliamento alzare la saracinesca, significa esclusivamente aumentare i costi di gestione, impegnare inutilmente tempo e personale. Rimanere chiusi è l'unico modo per ridurre i danni economici alla proria attività e sperare di riuscire a ripartire con il ritorno in zona quantomeno gialla. "A un anno dall'arrivo di Covid-19 e varianti siamo arrivati alla più incredibile delle situazioni. Stai pure aperto anche se non lavorerai, ma in questo modo il Governo si libera dal dovere sostenere attività, che giova ricordare stanno chiuse per esigenze del bene collettivo salute. Il costo di questa tutela deve quindi essere condiviso, diritto costituzionali e leggi alla mano, dall'intera collettività", spiga il presidente Federmoda provinciale Rimini, Giammaria Zanzini.
"Per di più questa zona rossa, sotto mimetizzazione, arriva dopo i 69 giorni di lockdown totale della scorsa primavera e in un momento delicato dell'attività dei negozi d'abbigliamento. Abbiamo terminato i saldi, persi in parte con le precedenti prescrizioni sanitarie e nei negozi ci sono le nuove collezioni primavera ed estate, che rimangono a prendere polvere – continua Giammaria Zanzini – la scelta serrande abbassate di oggi nasce spontaneamente dai nostri associati e Federmoda fa propria un'iniziativa che comunica in modo diretto l'agonia che vive il nostro settore e l'assurdità delle norme per i negozi di moda contenute nel decreto su zone arancioni. In una parola: inaccettabili".
Tutto questo in una cornice dove il comparto moda, in 12 mesi, ha contato 20 miliardi di euro in meno di vendite, 21 mila negozi chiusi e qualcosa come 50 mila addetti lasciati a casa. "In questi giorni la settimana della moda ha comunicato il made in Italy in tutto il mondo. Tra poco agenti e rappresentanti ci chiederanno gli ordini per l'autunno inverno e noi non saremo nelle condizioni di non farli per nulla o ridottissimi. Se noi non compriamo l'industria del tessile, dell'abbigliamento della pelletteria, non ha nessuno a cui vendere. Zone rosse o arancioni che siano".
E da Federmoda provinciale Rimini arrivano proposte concrete rivolte a amministrazioni locali, regionali e Governo, per affrontare la situazione. Primo intervento shock fiscale per i commercianti. Devono limitarsi solo al pagamento di utenze e fornitori. Con questi ultimi trovare un accordo per la divisione dei rischi, poiché all'atto degli ordini i negozianti firmano solitamente clausole stringenti che scaricano i costi dell'invenduto solo sui dettaglianti. A questo si devono aggiungere innovative forme di detassazione o rottamazione dei magazzini per superare una volta per tutto il problema delle rimanenze, che nel caso della moda si riferiscono a prodotti di carattere stagionale, con immediata svalutazione del loro valore commerciale.
Vaccini a rilento, Asl: non c'è garanzia sulle forniture
(Rimini) Dal 16 febbraio sono stati vaccinati oltre 25.000 over 85enni. Il dato, su base romagnola, lo fornisce la Asl. "Ciò ha permesso di mettere al riparo una fascia di popolazione altamente a rischio, per condizioni di fragilità. Stanno cominciando anche le prime somministrazioni al personale scolastico e sono iniziate ieri le prenotazioni delle persone di fra gli ottanta e gli ottantaquattro anni di età. Contestualmente, partirà a breve la vaccinazione nei confronti delle Forze dell’Ordine", annuncial la sanità romagnola.
Proseguono le prenotazioni delle persone con età compresa fra gli ottanta e 84 anni, arrivate ad oggi a 30189. "Tutto bene quindi? Nessuno vuole nascondere qualche intoppo occorso legato ai sistemi informatici, che in alcuni casi hanno reso più lungo l’accesso alla prenotazione. Ma ciò può accadere quando sono tante le persone che contemporaneamente cercano di prendere l’appuntamento. Ma il vero problema è legato alla carenza dei vaccini che ci costringe ad allungare i tempi di somministrazione, come le lettere e dichiarazioni dei cittadini testimoniano. Ovvero l’impossibilità di somministrare a tutti il vaccino in tempi rapidi, nei 25 punti vaccinali organizzati dall’Azienda, che come è stato dimostrato, garantirebbero un accesso di elevata prossimità ai cittadini della Romagna", spiegano dalla Asl.
"Siamo costretti in questa fase, con le attuali scorte vaccinali, a dover tener conto oltreché degli appuntamenti già prenotati in precedenza, anche della necessità di completare con la seconda dose il ciclo vaccinale di tutti gli over85. Ci muoviamo quindi facendo grandi equilibrismi finché non abbiamo garanzia di forniture piene, cercando di tenere insieme le esigenze dei nostri cittadini e le effettive disponibilità. “Posso concordare, con chi sollecita una campagna vaccinale, più rapida, ribadisce il direttore Generale, Tiziano Carradori, e la nostra organizzazione ha già ampiamente dimostrato di essere pronta, ma se manca la materia prima che è il vaccino, credo che ogni sottolineatura sia solamente fine a sé stessa”. Quindi ora la scommessa si gioca sull’arrivo dei vaccini, che se arriveranno a ritmi più sostenuti, consentiranno di aumentare sensibilmente il numero delle vaccinazioni nei nostri punti vaccinali".
Aggiornamento coronavirus: 136 positivi, 4 decessi,
(Rimini) Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 265.214 casi di positività, 2.040 in più rispetto a ieri, su un totale di 40.171 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è del 5%.
Continua intanto la campagna vaccinale anti-Covid, che in questa prima fase riguarda il personale della sanità e delle Cra, compresi i degenti delle residenze per anziani, gli ultraottantenni in assistenza domiciliare e i loro coniugi, se di 80 o più anni, e le persone dagli 85 anni in su. Da ieri, 1° marzo, sono iniziate le prenotazioni anche per gli anziani con età compresa tra 80 e 84 anni. Il conteggio progressivo delle somministrazioni effettuate si può seguire in tempo reale sul portale della Regione Emilia-Romagna dedicato all’argomento: https://salute.regione.emilia-romagna.it/vaccino-anti-covid, che indica anche quante sono le seconde dosi somministrate. Alle ore 14 di oggi sono state somministrate complessivamente 402.599 dosi; sul totale, 140.910 sono seconde dosi, e cioè le persone che hanno completato il ciclo vaccinale. Per quanto riguarda il personale scolastico, docente e no, ad oggi sono state somministrate dai medici di base 4.830 dosi AstraZeneca, per una campagna che si avvia ad andare a regime.
Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 834 sono asintomatici, individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Complessivamente, tra i nuovi positivi 554 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone, 625 sono stati individuati all’interno di focolai già noti. L’età media dei nuovi positivi di oggi è 42,4 anni. Sugli 834 asintomatici, 361 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 39 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 26 con gli screening sierologici, 6 tramite i test pre-ricovero. Per 402 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica. La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 791 nuovi casi e Modena (310); poi Reggio Emilia (163), Rimini (136), Cesena (124), Imola (101), Ravenna (98), Ferrara (87) e Forlì (87). Seguono Parma (74) e Piacenza (69). Questi i dati - accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali - relativi all’andamento dell’epidemia in regione.
Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 21.921 tamponi molecolari, per un totale di 3.434.170. A questi si aggiungono anche 754 test sierologici e 19.050 tamponi rapidi. Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 407 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 208.757. I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 45.847 (+1.589 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 43.132 (+1.483), il 94,1% del totale dei casi attivi.
Purtroppo, si registrano 44 nuovi decessi: 2 a Piacenza (un uomo di 89 e una donna di 94 anni) anni); 4 nella provincia di Parma (tre uomini di 82, 79 e 69 anni e una donna di 92 anni); 2 nella provincia di Reggio Emilia (due uomini di 81 e 77 anni); 6 nella provincia di Modena (due uomini di 89 e 78 anni e quattro donne, rispettivamente di 95, 88, 83 e 60 anni); 19 in provincia di Bologna (undici uomini di cui tre di 89 anni, 2 di 87, uno di 86, 85, 81, 80, 69 e 67 anni e otto donne di 96, 92, 91, 88, 83, 80, 71 e 67 anni); 3 nel ferrarese (tre uomini, rispettivamente di 84, 81 e 74 anni) e 3 nel ravennate (tre donne di 96, 94 e 81 anni). Poi 1 in provincia di Forlì-Cesena (un uomo di 71 anni) e, infine, 4 nel riminese (un uomo di 97 anni e tre donne di 90,84 e 83 anni). In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 10.610.
I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 239 (+3 rispetto a ieri), 2.476 quelli negli altri reparti Covid (+103). Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti:10 a Piacenza (+1 rispetto a ieri), 12.a Parma (-1), 18 a Reggio Emilia (invariato), 51 a Modena (invariato), 67 a Bologna (+3), 20 a Imola (invariato), 24 a Ferrara (invariato), 10 a Ravenna (invariato), 4 a Forlì (invariato), 6 a Cesena (invariato) e 17 a Rimini (invariato).
Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 20.114 a Piacenza (+69 rispetto a ieri, di cui 38 sintomatici), 18.126 a Parma (+74, di cui 37 sintomatici), 33.671 a Reggio Emilia (+163, di cui 102 sintomatici), 46.335 a Modena (+310, di cui 207 sintomatici), 54.678 a Bologna (+791, di cui 674 sintomatici), 9.426 casi a Imola (+101, di cui 87 sintomatici), 15.277 a Ferrara (+87, di cui 79 sintomatici), 20.118 a Ravenna (+98, di cui 36 sintomatici), 10.048 a Forlì (+87, di cui 19 sintomatici), 12.286 a Cesena (+124, di cui 87 sintomatici) e 25.136 a Rimini (+136, di cui 37 sintomatici).
Elezioni, Petitti a Garavaglia: serve un "cura turismo"
(Rimini) Nella giornata di ieri Emma Petitti ha organizzato un incontro in videoconferenza tra il neo Ministro del Turismo Massimo Garavaglia e i rappresentanti delle categorie economiche di Rimini: Patrizia Rinaldis, Presidente di Federalberghi, Gianni Indino, Presidente di Confcommercio e Fabrizio Vagnini, Presidente di Confesercenti. Per richiamare il primo provvedimento del Governo precedente, il 'Cura Italia', Petitti propone per il settore turistico o"un vero e proprio 'Cura Turismo', che deve vedere un lavoro di squadra tra Governo, Parlamento, Regioni, Comuni e categorie economiche del settore e parti sociali."
"Il turismo da noi è tutto, sono le tante famiglie e i lavoratori occupati nel settore alberghiero, in quello balneare, in quello commerciale e dei servizi, in primis quelli della ristorazione ma anche del divertimento e del terziario in generale – ha evidenziato Emma Petitti al neo Ministro Garavaglia - La crisi si è ovviamente sentita, anche se la scorsa stagione l'abbiamo in qualche modo 'portata a casa', ma c'è preoccupazione per quella di quest'anno e comunque per una situazione difficile e complicata. Si pensi ad esempio al settore fieristico, con Rimini che annovera una delle fiere più importanti sul territorio nazionale, che sta ultimando una grossa e importante operazione di fusione con quella di Bologna, in un settore fermo da oltre un anno, che per noi rappresentava (e speriamo tornerà a rappresentare) una fetta importante nella destagionalizzazione del nostro prodotto turistico".
"Abbiamo tutti salutato positivamente il fatto che il turismo è tornato ad essere un dicastero autonomo e con proprio portafoglio. Questo fatto apre scenari nuovi e importanti. Ora però bisogna approfittare di questa situazione per aprire sul turismo una grande riflessione che porti a una riforma vera del settore, a partire dalle opportunità rappresentate recovery fund", ha aggiunto Emma Petitti, aggiungendo anche la rilevanza strategica del tema dei trasporti, della viabilità, delle vie d'accesso, degli aeroporti e dell'alta velocità, dal momento che "il turismo in primis è modernità nell'infrastrutturazione di un territorio ed anche raggiungibilità agevole e veloce dello stesso". Prima o poi, aggiunge Petitti, "dovremo fare i conti anche con la Bolkestein. E' una questione da affrontare"
Tra le proposte di Emma Petitti al ministro la riqualificazione delle strutture alberghiere. Sono anni che se ne parla ma ora non è più rinviabile. Dopo questa crisi è necessaria una forte accelerazione agendo su riduzione delle strutture ricettive e sulla possibilità di accorpamenti e ristrutturazioni con l'obiettivo anche della messa in sicurezza sismica. Petitti propone anche di affrontare la direttiva Bolkestein attraverso la riqualificazione degli stabilimenti balneari.
Petitti chiede interventi legislativi, normativi ed economici. Legislativi, come una nuova legge sul demanio che superi le attuali incertezze ed il contenzioso con l'Europa (Bolkestein appunto), una legge di semplificazione burocratica che agisca con la ratio del silenzio assenso e dell'autocertificazione che per i tempi dell'economia turistica e per le riqualificazioni e ristrutturazioni alberghiere diventa vitale, norme urbanistiche che recepiscano le possibilità date dalla realizzazione dei condhotel (esempio di opportunità di innovazione messo in campo dall'Emilia-Romagna), incentivi agli accorpamenti alberghieri e la previsione di nuovi servizi per le zone turistiche. Riqualificazione delle aste commerciali nelle zone turistiche.
Tra gli interventi economici richiesti: una legge nazionale che in accordo con la Comunità europea stanzi un contributo a fondo perduto per chi investe nella riqualificazione e ristrutturazione alberghiera. Un contributo a fondo perduto pari minimo al 25% dell'investimento complessivo. La restante parte finanziato con un mutuo di 30 anni garantito per i primi anni dalla Cassa Depositi e Prestiti e per gli anni successivi dall'attività imprenditoriale. Chiesti incentivi oppure acquisto da parte del pubblico di strutture ricettive fuori mercato per adibire quelle aree ad altre funzioni di servizio per il turismo (dai parcheggi, ai servizi di ristorazione, centri benessere o altro). Mutui agevolati per gli stabilimenti balneari e per le attività che vogliono innovare nel commercio e nei pubblici esercizi.
Edilizia scolastica, in arrivo finanziamento da 2,5 milioni
(Rimini) Con decreto presidenziale del 2 marzo sono stati individuati gli interventi da finanziare nell'ambito del Pianto triennale provinciale di edilizia scolastica 2018/2020. Mediante scorrimento della graduatoria approvata lo scorso anno dalla Provincia di Rimini, gli interventi da realizzare sono 6 per un finanziamento complessivo di 2.489.540,91 euro. In base al focus prioritario, previsto dalla programmazione triennale di edilizia scolastica, le risorse di provenienza ministeriale andranno a finanziare opere di adeguamento sismico delle strutture scolastiche del territorio. Grazie ai cofinanziamenti comunali, il volume complessivo degli investimenti toccherà quasi 2,9 milioni di euro.
Visto l'ammontare delle risorse e la valenza delle progettazioni comunali, tutte al livello di fattibilità tecnica/economica, la Provincia ha interamente destinato la propria quota di finanziamento, pari al 40% dello stanziamento complessivo, in favore dei Comuni. Dal punto di vista realizzativo, gli interventi potranno essere appaltati solo a seguito di un ulteriore decreto di assegnazione del Ministero dell'Istruzione, atteso entro maggio.
"Abbiamo dirottato la nostra quota di finanziamento verso i Comuni – sottolinea il presidente della Provincia di Rimini, Riziero Santi – non tanto perché siamo generosi, ma in base ad un'analisi razionale degli interventi e della programmazione complessiva del territorio, inoltre, in base a fonti ministeriali, e così come avvenuto nel 2020, è possibile attendersi un ulteriore scorrimento della graduatoria, sempre per l'annualità 2020, che conta ancora ben 17 interventi finanziabili rivolti a Scuole del primo e del secondo ciclo."
Scomparsa Capicchioni, cordoglio amministrazione riminese
(Rimini) "Vogliamo esprimere, a nome dell'amministrazione comunale di Rimini, il nostro cordoglio per la scomparsa di Luciano Capicchioni". Così il sindaco di Rimini Andrea Gnassi e l'assessore allo sport Gian Luca Brasini, alla notizia della scomparsa di Capicchioni che definiscono "un vero e proprio pioniere nel mondo dello sport professionistico, in particolare della pallacanestro, a cui diede un contributo fondamentale anche per l'abbattimento di barriere storiche tra Stati Uniti e Europa. Agente di grandi stelle del basket del vecchio continente, poi diventati protagonisti assoluti anche nella NBA (tra i più conosciuti, Kucoc, Sabonis, Danilovic), Capicchioni ebbe anche un importante ruolo nell'ambito riminese quando- in un periodo particolarmente difficile per la società di basket- ne divenne proprietario. Vulcanico, innovativo, passionale, con Luciano Capicchioni se ne va un gigante del mondo sportivo di ogni tempo. Quel mondo sportivo che lui ha contribuito a cambiare".
No smoking, i carabinieri stoppano sodalizio tra spacciatori
(Rimini) Alle prime luci dell’alba di oggi, i carabinieri di Rimini hanno dato esecuzione a 7 misure cautelari emesse dal Tribunale di Rimini su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di sei cittadini italiani e un soggetto di origine albanese. Le indagini che hanno portato all’operazione 'No smoking' sono partite da alcuni sospetti su un riminese del 1979: dietro la sua attività di commerciante, si è ipotizzato si celasse un’importante attività di spaccio di stupefacenti. Da qui è partito il monitoraggio dei militari.
Le investigazioni hanno consentito di fare luce su un rilevante canale di rifornimento di stupefacente del tipo eroina e cocaina, gestito da un soggetto albanese e capace di approvvigionare ampiamente la piazza di spaccio riminese. Il sodalizio criminale, composto da cittadini italiani, dedito allo spaccio al dettaglio di sostanze stupefacenti (eroina e cocaina) nel capoluogo di Rimini è stato poi disarticolato grazie all'arresto in flagranza di reato di un negoziante per “detenzione di sostanze stupefacenti ai fini spaccio” ad opera della Polizia Locale di Rimini in data 29 ottobre 2020 e con il sequestro di 3 chili di eroina e uno di cocaina. Questa mattina, l'epilogo delle indagini.
Ecommerce: +115% di pacchi consegnati da Poste nel 2020
(Rimini) Cresce ancora il numero dei pacchi consegnati da Poste Italiane nel Riminese: a fine 2020 si è infatti registrato un incremento di consegne del 115% rispetto all’anno precedente. Poste Italiane, grazie alla capillarità e all’efficienza della propria rete di distribuzione che nella provincia di Rimini può contare su 3 Centri di distribuzione e su una flotta composta da mezzi per la maggior parte green, oltre a un modello di recapito innovativo al servizio dei cittadini, garantisce le consegne su tutto il territorio, dalle città fino alle località più remote.
Oltre alla logistica tradizionale, la distribuzione può contare sulla rete Punto Poste, l’insieme di attività commerciali che offrono servizi di ritiro e spedizione pacchi, che conta 10.000 fra tabaccherie, bar, cartolerie, negozi ed edicole dove è possibile ritirare i propri acquisti in modo semplice e veloce. In provincia di Rimini sono 37 gli esercizi aderenti alla Rete Punto Poste. Inoltre sul territorio provinciale sono presenti 3 Locker (due a Rimini e uno a Riccione), punti self-service con orari di apertura estesi, attraverso i quali è possibile anche effettuare il reso dei propri acquisti on line che devono essere spediti con Poste Italiane.
Da quest’anno, la consegna e-commerce di Poste Italiane si arricchisce di nuovi servizi. Attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, si potrà consultare lo stato della spedizione direttamente tramite WhatsApp. Con il servizio di tracciatura on line, già disponibile su web e App, è possibile seguire lo stato della spedizione in modo semplice e veloce, per qualsiasi tipo di prodotto di Poste Italiane. Inviando un messaggio WhatsApp al numero 3715003715, si entra in contatto con l’Assistente Digitale Poste, che restituisce un apposito link alle informazioni richieste per verificare lo stato della spedizione. Per eseguire la tracciatura basta indicare il codice invio presente sotto il simbolo a barre del prodotto inviato o, in caso di acquisto on line, il numero fornito dal venditore.
Metromare, il comune cerca fondi per allungare fino a Viserba
(Rimini) C'è anche Rimini tra le città che concorrono ai finanziamenti messi a bando dal Ministero per le infrastrutture e destinati ad interventi sulle metropolitane e tranvie. Come riporta l'edizione odierna del Sole 24 ore, alla scadenza del 15 gennaio scorso sono stati presentati progetti per un valore di 11 miliardi, "testimonianza – sottolinea l'assessore alla gestione del territorio del Comune di Rimini Roberta Frisoni – dell'attenzione da parte delle città verso la mobilità green, che rappresenta una delle chiavi per lo sviluppo sostenibile futuro dei nostri contesti urbani, anche e soprattutto in prospettiva post-Covid".
Uno dei due progetti che il Comune di Rimini ha candidato alle risorse statali interessa la "deviazione" del Metromare a Viserba, opera complementare alla realizzazione del secondo stralcio del prolungamento del metrò fino alla Fiera (già finanziato dal ministero delle Infrastrutture per 49 milioni di euro). Il tracciato, per cui investimento presentato al ministero di 38 milioni di euro, consentirà di collegare la zona delle Celle al centro sportivo Rivabella, alla zona residenziale di Viserba Monte, al polo scolastico di Viserba, fino all'area dove è in progetto la nuova piscina comunale, servendo anche il nuovo lungomare nord riqualificato. La diramazione si svilupperà per circa 4,5 chilometri in sede propria, con capolinea vicino alla Stazione di Viserba, snodo di scambio intermodale.
Il secondo progetto candidato ai finanziamenti riguarda invece la riqualificazione della 'filoviaria del mare', lungo i viali delle Regine, che andrà così a completare l'offerta di servizi di mobilità green e sostenibili a servizio della zona a mare.
"Le opportunità dei fondi ministeriali e del Recovery fund hanno portato le città, sia di grande sia di media dimensione, a scommettere per il futuro sulle grandi infrastrutture di mobilità pubblica sostenibile ad alta velocità – prosegue l'assessore Frisoni – Rimini in questo senso è già un passo avanti, potendo contare su un servizio come il Metromare che ha l'ambizione di diventare il principale asse di spostamento per il nostro territorio: un sistema di trasporto completamente elettrico, ad elevate prestazioni, utile per favorire l'intermodalità, a servizio dei pendolari, dei lavoratori e dei turisti. Il collegamento verso la zona di Viserba, che si innesta sul prolungamento strategico verso Rimini Fiera, porterebbe ad un importante ampliamento del bacino di passeggeri, ma soprattutto rappresenterebbe un salto di qualità nel modo di concepire il Metromare quale mezzo privilegiato per mettere in rete servizi e luoghi attrattivi della città. Il comparto nord, oltre ad essere densamente abitato, ospita il polo scolastico più numeroso della città, diversi impianti sportivi e in prospettiva anche la nuova piscina comunale della città ed è al centro di una trasformazione urbana che comprende anche la riorganizzazione strutturata della mobilità nel suo complesso".
Se nel medio periodo l'obiettivo per il Metromare è rendere sempre più capillare la rete di collegamenti, nel brevissimo periodo si lavora per portare su strada entro qualche settimana i nuovi mezzi full electric. "I nuovi filobus sono stati consegnati e sono a disposizione - aggiunge l'assessore Frisoni – Attendiamo il completamento delle operazioni di collaudo per poter partire, speriamo di poter accelerare i tempi e partire prima dell'estate". I nuovi mezzi sono dotati di ampi spazi interni, telecamere di sorveglianza, un sistema di informazione all'utenza in tempo reale e soprattutto consentiranno di poter trasportare a bordo le biciclette, incentivando così l'intermodalità.
Economia, 2020: l'anno peggiore dal dopoguerra a oggi
(Rimini) Il 2020 è stato il peggior anno dal dopoguerra e il consuntivo è ancora provvisorio perché la causa che ne è all’origine, la pandemia e le conseguenti misure di protezione adottate nel tentativo di limitarne la portata, sono ancora in essere. Questo senza che ancora si possa individuare la conclusione della fase di emergenza. Sarà possibile quantificare i veri effetti che la pandemia ha determinato sulla nostra economia solo quando il sistema economico riprenderà il suo corso naturale. Intanto c’è da notare come nel quarto trimestre del 2020 le conseguenze negative siano state più contenute rispetto ai trimestri precedenti, in particolare il secondo.
Con riferimento al comparto industriale, grazie a un’indubbia capacità di ripresa e a un pronto rimbalzo dell’attività, l’anno 2020 si è chiuso con un calo della produzione al 10,4 per cento rispetto all’anno precedente, quindi una recessione meno grave di quella subita nel 2009 (allora - 14,1 per cento). Secondo le previsioni Prometeia per il 2021 ci dobbiamo attendere una buona ripartenza della nostra economia, mentre nel 2022 il PIL dovrebbe tornare sui livelli del 2019.
Sono questi alcuni dati dell’indagine congiunturale relativa al quarto trimestre 2020 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo. Il volume della produzione delle piccole e medie imprese dell’industria in senso stretto dell’Emilia- Romagna si è ridotto del 5,0 per cento rispetto all’analogo periodo del 2019.
Il valore delle vendite è diminuito del 3,6 per cento, meglio decisamente rispetto al trimestre precedente (-6,2 per cento). Il fatturato estero ha contenuto la correzione (-1,4 per cento), un alleggerimento più marcato rispetto al trimestre precedente (-4,2 per cento).
Un elemento degno di attenzione si può individuare nel processo di acquisizione degli ordini, che limitato al - 2,0 per cento rispetto a 12 mesi prima, rispetto al - 5,2 per cento del trimestre precedente.
Il grado di utilizzo degli impianti si è riportato al 72,5 per cento, un dato non più così lontano rispetto al livello riferito allo stesso trimestre del 2019 (pari al 75,4 per cento).
Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini è risultato invariato rispetto al dato del trimestre precedente e pari a 9,2 settimane.
L’arretramento è evidente in tutti i settori industriali, anche se sono stati maggiormente colpiti quelli dipendenti dal mercato interno. Così anche l’industria alimentare ha fatto segnare un leggero passo indietro, anche se il più contenuto tra tutti i comparti: il fatturato si riduce appena dello 0,9 per cento, nonostante una flessione delle vendite anche sui mercati esteri (-1,5 per cento). Il calo della produzione è molto contenuto (-0,6 per cento), come la flessione degli ordini (-0,9 per cento).
All’estremo opposto è il sistema moda a pagare lo scotto più pesante come conseguenza dei cambiamenti di abitudini e comportamenti dei consumatori indotti dalla pandemia. Il crollo del fatturato complessivo si è accentuato (-16,5 per cento), anche nella componente estera (-12,1 per cento), nonostante che i mercati oltre confine tengano più di quello interno. La caduta della produzione è leggermente più marcata (-18,7 per cento), ma si è alleviata la tendenza negativa del processo di acquisizione degli ordini (-14,6 per cento).
L’altro settore maggiormente colpito è l’industria metallurgica e delle lavorazioni metalliche, caratterizzata da una fitta rete di piccole e medie imprese al centro di molteplici catene produttive.
Il fatturato complessivo si è ridotto del 4,8 per cento, anche in questo caso grazie alla migliore tenuta di quello estero (-1,5 per cento), mentre la produzione ha avuto un andamento negativo più marcato (-5,8 per cento). Il processo di acquisizione degli ordini complessivi ha seguito una tendenza analoga.
Perde posizioni anche per l’industria del legno e del mobile: la discesa del fatturato si arresta a -3,6 per cento, grazie anche alla migliore tenuta della componente estera (-1,6 per cento), mentre più forte è l’arretramento della produzione (-4,2 per cento) e degli ordini (-4,3 per cento).
L’aggregato industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto ha contrastato la difficile fase, contenendo la tendenza negativa sia per il fatturato (-2,0 per cento) che per la produzione (-4,3 per cento). Positiva l’inversione di tendenza del processo di acquisizione ordini (+2,0 per cento).
Anche l’evoluzione congiunturale del gruppo eterogeneo delle “altre industrie” (chimica, farmaceutica, plastica e gomma e trasformazione dei minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro) testimonia la recessione, ma con effetti meno dirompenti. Il fatturato complessivo ha perso solo l’1,8 per cento, contenuto l’arretramento della produzione (-2,8 per cento) e degli ordini (-1,4 per cento).
Riguardo alla dimensione d’impresa, nel quarto trimestre 2020 la flessione è stata generalizzata, ma l’andamento congiunturale per fatturato, produzione e ordini è risultato meno grave al crescere della struttura aziendale e in particolare per le grandi imprese. In particolare, la produzione è scesa di più (-10 per cento) per le minori, poi per le piccole (-5,4 per cento) e le medio-grandi (-3,1 per cento).
Sulla base dei dati del Registro delle imprese, quelle attive dell’industria in senso stretto a fine giugno risultavano 43.667 (pari all’11 per cento del totale), con una diminuzione corrispondente a 543 imprese (-1,2 per cento) rispetto all’anno precedente.
Per quanto concerne la forma giuridica delle imprese, rispetto alla fine del 2019, si rileva ancora un aumento delle società di capitale (+0,9 per cento, +157 unità), giunte a rappresentare il 39,6 per cento, grazie all’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata che ha avuto un effetto negativo sulle società di persone, ridotte sensibilmente (-377 unità, -4,2 per cento) tanto che ora costituiscono solo il 19,7 per cento del totale. Le ditte individuali hanno subito una nuova ampia flessione (-318 unità, -1,8 per cento) e scendono al 39,1 per cento. Altre forme societarie (consorzi e cooperative) rappresentano l’1,6 per cento del totale(-0,7 per cento).
Riguardo al fronte occupazionale, fine settembre 2020, nell’industria manifatturiera gli addetti erano 397.767 quindi 9.979 in meno rispetto al 2019 (-2,1%). Gli scenari sotto questo aspetto sono tutti da delineare. Al calo dei fatturati delle imprese si è accompagnato quello dell’occupazione, oggi leggibile nei numeri senza precedenti del ricorso alla cassa integrazione, domani, probabilmente, verificabile nei licenziamenti e delle chiusure dell’attività di impresa. Le aziende dovendo affrontare un evento negativo esterno di portata enorme sulla propria attività, hanno reagito adottando forme organizzative differenti. La risposta è stata diversificata anche in base alla dimensione: ricorso allo smart working, riduzione dell’organico, utilizzo della Cig e ammortizzatori sociali, stop alle assunzioni, mancato rinnovo ai contratti in scadenza. Riguardo all’impatto della pandemia Covid-19, in base a un questionario sottoposto con l’indagine congiunturale, il 43% delle imprese non ha avuto alcun riflesso sulla produzione, il 27% ha cambiato alcune modalità nel processo che va dalla fase di approvvigionamento, produzione, fino alla distribuzione, il 42% ha modificato la struttura organizzativa e del personale.
Per quanto riguarda l’export, da sempre motore dell’economia regionale, nei primi nove mesi del 2020 le esportazioni dell’Emilia-Romagna sono diminuite del -10,6 per cento, e del -2,9 per cento nel terzo trimestre, ultimo periodo disponibile. Le variazioni negative più evidenti nel settore metalli (-19,2), sistema moda (-18,1 per cento), meccanica (-14 per cento). Spagna (-15 per cento), Stati Uniti e Regno Unito (-13,5 per cento) e Francia (-12,5) i Paesi con la più ampia variazione negativa.
«La peculiarità di questa crisi è di essere originata da un fenomeno esterno che ha fortemente rallentato ma non interrotto, il normale andamento del ciclo economico. – afferma il Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna Alberto Zambianchi – La prima reazione è stata, giustamente, quella di agire per limitare i danni e gestire l’emergenza originata dalla pandemia che ha colpito con forza devastante larga parte del tessuto economico. In Emilia-Romagna molto è stato fatto sulla rete degli ammortizzatori e per favorire l’accesso al credito delle imprese, concordando azioni con le Associazioni di Categoria e agendo in forte coordinamento con la Regione, mettendo a fattore comune idee e risorse. E’ un metodo questo che, creata una rete mirata a gestire l’emergenza, dovrà proseguire per interconnettere azioni coerenti sia con il piano per la ripresa nazionale, sia con la “vision” dell’Emilia-Romagna dei prossimi anni, ben delineata anche nel nuovo “Patto per il lavoro e per il clima”. Sottolineo pertanto che, accanto alle “politiche passive”, necessarie per contenere il disagio, occorre avviare “politiche attive”, mirate ad accompagnare i nostri giovani e le nostre imprese alla ripartenza. Ci attendono mesi decisivi per il nostro futuro, c’è bisogno del contributo di idee e di competenze di tutti e di tanto lavoro. Un impegno che, tutti insieme, possiamo affrontare e realizzare con successo».
In Emilia-Romagna, secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, i prestiti alle imprese hanno registrato una forte accelerazione nel 2° semestre 2020, chiudendo l’anno ai massimi, con un +6,7% a/a (variazione calcolata su dati al netto delle sofferenze). In valore assoluto nell’arco dell’anno l’aumento dello stock di prestiti è stato pari a 4,7 miliardi. Tuttavia la dinamica è più moderata rispetto alla media nazionale che registra a fine 2020 un ritmo del 9,4% a/a.
All’interno dell’aggregato dei prestiti alle imprese, spicca l’andamento di quelli all’industria che, in aumento da marzo 2020, hanno registrato una forte accelerazione fino al +11% a/a di fine 2020 in Emilia-Romagna. Dal 2° semestre, anche i prestiti ai servizi sono tornati in crescita, a un ritmo più contenuto rispetto all’industria (+5,6% a dicembre). Un chiaro miglioramento è stato registrato anche dai prestiti alle costruzioni che, dopo anni di forte calo, appaiono vicini alla svolta mostrando un’interruzione del trend negativo, col -0,3% a/a in Regione a novembre e -2,2% a fine anno, mentre il dato nazionale ha chiuso il 2020 invariato rispetto a fine 2019.
La rapida ripresa dei prestiti riguarda anche le imprese di minori dimensioni. In Emilia-Romagna nel 2° semestre 2020 i prestiti alle piccole imprese (fino a 20 addetti) hanno mostrato un’impennata della crescita, chiudendo l’anno ai massimi, con una dinamica in linea con quella dei prestiti alle imprese più grandi (+7% a/a a dicembre e +6,6% rispettivamente). Nel confronto nazionale (+9,6% le imprese con almeno 20 addetti e +8,2% le piccole a fine 2020), entrambi i segmenti dimensionali confermano la crescita più moderata rilevata in Regione.
La crescita dei prestiti alle imprese è sostenuta dalle erogazioni con garanzia pubblica. I dati sulle operazioni garantite arrivate al Fondo centrale per le PMI mostrano che al 24 febbraio 2021 l’Emilia-Romagna ha espresso un totale di 153mila domande pervenute al Fondo per un importo finanziato di 14 miliardi, un flusso in aumento del 34% rispetto a metà novembre e quasi triplicato da inizio luglio 2020. Di queste operazioni, oltre 97mila riguardano prestiti fino a 30mila euro, pari a un importo finanziato di 1,9 miliardi. Il tasso di crescita dei crediti di minore importo continua a essere più moderato (+9% su metà novembre) rispetto a quello del totale delle operazioni a favore delle PMI.
In parallelo, prosegue l’eccezionale aumento dei depositi delle imprese presso le banche, in un contesto di forte incertezza e di conseguente elevata propensione alla liquidità a fini precauzionali. In linea col trend nazionale, in Emilia-Romagna i depositi delle imprese continuano a registrare una forte dinamica, in notevole accelerazione da maggio 2020 fino al picco di +33% di fine anno. Si osserva che per otto mesi consecutivi in Emilia-Romagna la crescita è stata sempre superiore a quella dell’aggregato Italia (+27% a/a a dicembre). La dinamica è solo in parte alimentata dall’accesso alle misure temporanee di supporto al credito nella forma di garanzie pubbliche. Infatti, nel 2020, in Emilia-Romagna i depositi delle imprese sono aumentati di 12,5 miliardi, più del doppio della crescita dei prestiti (4,7 miliardi escluse le sofferenze). Ciò è coerente con le dinamiche nazionali (98 miliardi contro 61) anche se il divario tra i flussi è meno marcato di quanto emerso in Regione. Pertanto, a fine 2020 i depositi hanno raggiunto una dimensione pari a due terzi dei prestiti, 13 punti percentuali in più di fine 2019 in Regione e quasi tre volte il rapporto del 23% circa che si registrava dieci anni fa.
Cristina Balbo, Direttore regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo: «In un 2020 segnato dal Covid i finanziamenti alle imprese, supportati in maniera importante dai prestiti a garanzia pubblica, sono cresciuti in misura significativa per fare fronte dell’improvviso calo dei fatturati. Da parte nostra abbiamo erogato alle imprese della regione 3,2 miliardi di euro di nuovi finanziamenti e attivato 23mila sospensioni per un controvalore di 4,5 miliardi di euro. Una parte della nuova liquidità non è ancora stata utilizzata con l’effetto che nel breve termine si è registrato un aumento dei depositi. Un atteggiamento di comprensibile prudenza legata al contesto. Non di meno il ripristino degli investimenti sarà fondamentale per poter agganciare la ripresa. Il nostro impegno è di conseguenza concentrato nell’accompagnare le imprese nei percorsi di uscita dalla crisi. Da un lato sostenendo le progettualità degli imprenditori per agganciare i trend di sviluppo, anche quelli cui la crisi ha impresso una accelerazione come digitalizzazione, innovazione, sostenibilità, circular economy. Dall’altro consentendo loro di gestire le dinamiche finanziarie attuali e rendere più sostenibile il debito in una prospettiva di più lungo termine in attesa che avvenga un pieno recupero dei fatturati. Oggi l’arrivo dei vaccini ci permette di essere oggettivamente più ottimisti: nei prossimi mesi sarà fondamentale sostenere la fiducia e la ripartenza degli investimenti».
L’indagine semestrale di Confindustria Emilia-Romagna evidenzia un sentiment positivo da parte delle imprese della regione: le aspettative di crescita della produzione e degli ordini, migliori rispetto a sei mesi fa, danno il senso di una possibile ripresa significativa.
Nella prima metà del 2021 la differenza tra ottimisti e pessimisti torna su livelli più elevati rispetto a prima della pandemia. Il 37% degli imprenditori prevede un aumento della produzione e il 35% una crescita degli ordini: per la domanda il saldo tra ottimisti e pessimisti è di 20 punti, quando era di 2 punti a metà dell’anno scorso. Le previsioni per l’occupazione sono di sostanziale tenuta: tre imprese su quattro la prevedono stazionaria.
Le prospettive sono particolarmente positive per le grandi e medie imprese e migliorano con l’aumentare della dimensione. Per quanto riguarda gli ordini, compresi quelli esteri, il saldo tra ottimisti e pessimisti è di 11 punti per le piccole, 22 per le medie e 33 per le grandi aziende.
Rispetto ai settori le aspettative più favorevoli si registrano per chimica farmaceutica, gomma plastica e ceramica. Si conferma la forte difficoltà del settore tessile abbigliamento. Nel settore metalmeccanico le previsioni sono migliori per metallurgia e meccanica rispetto al settore delle macchine elettriche e all’automotive, che prevede un ulteriore deficit di domanda.
«Le imprese industriali dell’Emilia-Romagna – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari – continuano a mostrare capacità di reazione e dinamismo: dietro alle aspettative di crescita ci sono progetti e programmi concreti di investimento. Quello che preoccupa è che come Paese ancora una volta cresciamo meno dei nostri competitor e ad un ritmo inferiore a quello necessario per recuperare il terreno perduto».
Nel 2021 per l’Italia è previsto un aumento del Pil del 3,4% che segue una stima di perdita dell’8,8% nel 2020, mentre per la Germania la prospettiva è di una crescita del 3,2% dopo un calo inferiore al nostro (-5%) e per la Francia l’ipotesi è di un aumento del 5,5% che segue un calo dell’8,3 %.
«Se vogliamo guardare con fiducia al futuro – sottolinea il Presidente Ferrari – dobbiamo intensificare la campagna vaccinale, così da ottenere nei tempi più brevi possibili la più ampia immunizzazione della popolazione. Dobbiamo anche puntare, una volta terminata la fase dedicata alle categorie a rischio, ad una maggiore flessibilità organizzativa: le imprese dell’Emilia-Romagna sono pronte ad essere coinvolte per supportare la campagna vaccinale.
Per dare slancio alla ripresa è inoltre fondamentale partire da subito, anche a prescindere dal Recovery Plan, consolidando un piano di investimenti pubblici e privati, a partire dalle infrastrutture e dagli investimenti in campo energetico e ambientale. Questi ultimi in particolare sono spesso bloccati dall’eccessiva burocrazia».