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Cachi, il tiramisù dello chef Umberto De Martino


I cachi sono un frutto tipico dell’autunno, stagione di cui riprendono anche il colore giallo-arancione intenso. Provengono dalla Cina, dove gli si attribuivano sette proprietà: la lunga vita, la grande ombra, l’assenza di nidi fra i suoi rami, la mancanza di tarli, la bontà del suo frutto, la possibilità di giocare con le sue foglie, utili anche come concime, e il fuoco. Il nome scientifico del caco è Dyospiros kaki, che in parte deriva dal greco (Dios cioè dio e pyros ovvero frumento, per questo anche detto pane degli dei) e dal giapponese (Kaki è l’abbreviazione del giapponese Kaki no ki, termine con cui si indica proprio il frutto benefico).


In Italia i cachi fecero la loro comparsa prima nel giardino del Boboli a Firenze nel 1871, e da lì in tutta Italia. È un albero semplice da coltivare e per questo si diffuse velocemente a partire dall’Agro nocerino, in Campania, dove nel 1916 iniziò la coltivazione dei cachi. La Campania, ancora oggi, è la regione leader nella produzione di questi frutti autunnali, seguita dall’Emilia-Romagna, soprattutto nelle zone di Imola, Faenza, Lugo, Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini. Qui il caco viene chiamato anche loto di Romagna.
I cachi, come dicevamo, sono un frutto autunnale, raggiungono la maturazione nei mesi di ottobre, novembre e dicembre. Appena staccati dall’albero devono essere lasciati per un certo periodo a maturare in cassette di legno, possibilmente assieme ad alcune mele perché, a causa dell’elevato contenuto di tannini, i cachi appena colti risultano piuttosto sgradevoli al palato. Una volta raggiunta la giusta maturazione hanno un sapore zuccherino, che alcuni esaltano accompagnandoli con panna montata o cacao in polvere. Il celebre compositore Giuseppe Verdi, grande estimatore di cachi, li apriva a metà, li cospargeva di zucchero e li bagnava di champagne.


Lo chef Umberto di Martino del ristorante Castello Malvezzi di Brescia propone i cachi “sotto forma di tiramisù, usando la stessa ricetta di un tiramisù classico, ma eliminando il 10% di zucchero e il caffè e aggiungendo un goccio di grappa al caco frullato”. La sua varietà preferita è il “caco vaniglia campano, che, arrivato alla maturazione giusta, è un concentrato di zucchero e profumi che ti fanno pensare alla vaniglia”. In generale, “nelle cucine dagli chef non è che ce ne sia una varietà particolare, ognuno ha in mente una pietanza e una consistenza e usa ciò che gli può far raggiungere quell’obiettivo”.
E per sceglierli? Come si riconoscono i cachi migliori? “Il trucco per riconoscere un buon prodotto è il profumo! Ogni cosa che scelgo al mercato mi deve colpire innanzitutto per il profumo. Se un frutto profuma, certamente è migliore di uno che profuma meno, sia per maturazione che per coltivazione. Un caco buono, quindi, si può scegliere per il profumo, ma anche per il colore che deve essere arancio, tendenzialmente sul rossastro, e infine per le crepe che si incominciano a formare alla base del frutto”.


Carlotta Mariani

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Primarie Pdl, Marco Lombardi a Chianciano per Samorì


E' andato anche Marco Lombardi, sabato e domenica a Chianciano, alla presentazione ufficiale del movimento ‘Moderati in rivoluzione’, che prepara la candidatura alle primarie del Pd dell’avvocato modenese Gianpiero Samorì. Il consigliere regionale ha assistito alle due giornate di battesimo assieme a 5mila persone circa. Di romagnoli dice di aver visto alcuni consiglieri comunali di Bellaria e Santarcangelo.


“Per prima cosa – mette subito le mani avanti Lombardi – vorrei precisare che il Mir non è un partito politico. Io ho partecipato perché sostengo la decisione di Samorì di candidarsi. Secondo me, l'unico modo per dare davvero una rinfrescata al Pdl è favorire l'ingresso di gente nuova. Delle primarie in cui comparissero come candidati solo persone interne sarebbero automaticamente ridotte a una lotta tra correnti”.


Secondo Lombardi, l’apertura a nomi esterni e il successo della convention “dimostrano che una iniziativa come il movimento di Samorì serve a dare un luogo all’esigenza di cambiamento che dentro il partito c’è. Serve, in definitiva, a contenere le spinte a uscire dal Pdl. Molti di quelli che erano lì probabilmente si sarebbero orientati fuori Pdl se non addirittura dal centrodestra per il voto delle prossime politiche”.


Le giornate a Chianciano si sono snodate tra talk show e interventi della società civile, con i saluti finali di Stefania Craxi. “Anche il giornalista Stefano Zurlo – conclude Lombardi – ci ha fatto notare come la presenza di 5mila persone lì, numero pari alle presenze della convention di Italia futura, manifesta l’esigenza di un coinvolgimento diverso da quello che c'è stato fino ad oggi, che il movimento è un arricchimento del Pdl”.

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Pubblichiamo la lettera scritta dalla consulta degli studenti di Rimini, dopo la giornata complicata al palazzetto


Le regole fanno breccia nella vita di un giovane mediante l'esempio degli adulti che lo accompagnano nella scoperta di sé.
Diceva Pier Paolo Pasolini: “Se qualcuno ti avrà educato, lo avrà fatto ben più con il suo essere che con le sue parole”.
E' proprio vero quello che diceva Pasolini: se i giovani non sono educati da esperienze ma soltanto da parole, quello che si crea è solamente una grande bolla di aria infarcita di frasi fatte e perbenismo.


E' per questo motivo che noi studenti di Rimini, abbiamo voluto incontrare il Ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, in occasione della giornata organizzata dalla Consulta provinciale degli studenti.
Avevamo, e abbiamo, domande e preoccupazioni che il Ministro era venuto per ascoltare e noi eravamo pronti a discuterne, per capire e ragionare.


Purtroppo, un piccolissimo gruppo di studenti, irrompendo al Palasport Flaminio di Rimini senza tenere conto di chi stava parlando, della serietà del momento e soprattutto non senza capire il fine della giornata, ha interrotto il ministro a cinque minuti dall'inizio del suo intervento, impedendole di parlare e ai 1.800 studenti circa arrivati lì per ascoltare, discutere e dialogare.


Le stesse domande che hanno i ragazzi del collettivo, le abbiamo pure noi.
La differenza sta nel porsi davanti a questa situazione, perché il torto lo abbiamo subito noi, gli studenti.
Chi cerca di ottenere i propri diritti passando sopra i diritti degli altri non è un eroe. E non è neppure democratico. E' un prevaricatore. L'essenza del diritto è la reciprocità, non si può rivendicare una libertà per se stessi senza riconoscerla, allo stesso tempo, per ogni altra persona.


A noi e al Ministro è stata negata la libertà di parlare.
Perché se tre amici si siedono a un tavolino per discutere, ed uno alza la voce pur con le sue ragioni, il discorso si interrompe, uno dei tre se ne va mentre l'altro si tura le orecchie.


Ma fondamentalmente la colpa non è del collettivo, non bisogna trovare per forza dei colpevoli.
Ormai, in questo povero mondo anche se uno alza la voce più che può, è soffocato dal rumore e dal vociare di chi non ascolta, così uno passa dalla voce e dalla ragione, alla violenza verbale e fisica.


A Rimini però, il ministro era venuto proprio per ascoltare noi studenti, la nostra voce bisognosa di risposte. Era venuta per risponderci. Cosa che purtroppo non è accaduta.


Ora io mi chiedo il perché e il percome di tutto ciò. Come è stato possibile che quella che era una così grande occasione per tutti sia stata sciupata? Gli studenti del collettivo hanno protestato, mettendo di fatto il bavaglio a un Ministro della Repubblica e magari guadagnando un minuto di notorietà in tv su youtube: ma ora? Cosa resta di una manifestazione così violenta e non democratica delle proprie idee? Niente.


L'unico messaggio che rimane della protesta andata tristemente in scena al Flaminio è: odio.


Il problema è che non siamo più educati alla legalità, come a nient'altro. Mancano gli educatori, quelli veri, che attraverso l'esperienza e la testimonianza ci possono comunicare qualcosa di vero. O meglio, non mancano, ma sono pochi o non conosciuti.
Un esempio limpido e potente è stato la dottossa Caterina Chinnici (presidente capo del Dipartimento della Giustizia minorile) che a Rimini ha parlato per tutti gli studenti, ma che è arrivata al cuore solo di quelli che la ascoltavano.
Un altro esempio è stato il sottosegretario all'Istruzione Elena Ugolini, più vicina che mai al mondo della scuola.


Ma la rabbia e la dilagante voglia di riscossa a tutti i costi chiudono le orecchie e bloccano la ragione.
Rimpianti? Sinceramente no. Tutto questo, infatti, è servito a far vedere l'altra faccia della medaglia, quella degli studenti ragionevoli, che protestano sì, ma in maniera civile, senza interrompere nessuno, con la forza e la volontà fondate nella legalità.


Il Ministro durante le presentazioni mi ha detto: “Stiamo costruendo l'Italia per voi, ma voi ci dovete aiutare”.
Noi siamo pronti a farlo.


Giacomo Morigipresidente della Consulta provinciale degli studenti di Rimini
La Consulta di Rimini

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Rimini | Italia Futura, Rapone tra i dieci Romagnoli a Roma per Montezemolo: "Non siamo il partito dei fighetti"


Dall’Emilia Romagna in 150 a Roma per andare a sentire sabato Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Italia Futura, l’associazione che vorrebbe un Monti bis come prossimo governo della Penisola. “Di romagnoli – racconta il referente riminese, Alessandro Rapone – eravamo una decina”. Il numero dei partecipanti alla ‘tre ore’ si attesta sui 5mila. “E’ stata una manifestazione importante, con numeri che non ci aspettavamo. Temevamo di fare una figuraccia e invece alla fine abbiamo dovuto fermare le adesioni perché non entravamo più in sala”.


Da destra a sinistra, passando quindi per il centro la mobilitazione dei cittadini sembra forte. “Si è parlato della situazione drammatica in Italia, che ha aspetti economici, ma anche morali. Gli interventi hanno dimostrato grande attenzione per il welfare, giovani, donne, anziani. Sono stati bellissimi, in particolare quello di Irene Tinagli”, laureata in Bocconi, docente in Spagna e con un curriculum 'scientifico' internazionale, editorialista de LaStampa ha scritto un libro dal titolo Talento da svendere. Dopo una parentesi col Pd è entrata nel comitato direttivo di Italia Futura.


“Di questi tempi – spiega Rapone – è importante essere realisti visto che le risorse pubbliche sono sempre di meno. Da parte di Italia Futura realisticamente c'è volontà di salvaguardare sevizi. Sarà possibile senza smantellamenti ma con un utilizzo migliore delle risorse in campo. Magari applicando forme di sussidiarietà. Un tema che sentiamo molto è quello dell’evasione fiscale. C’è chi giudica gli evasori ladri e va bene, ma ladro è anche chi sperpera denaro pubblico”.


In platea a Roma non solo imprenditori. “Ho visto giovani e anziani, impiegati e manager. Una delle cose più belle è stata la platea molto variegata. Io non sono imprenditore e penso che sarebbe molto pericoloso fare il partito degli imprenditori. La caratteristica di Italia futura è l’interclassismo: non siamo il partito dei fighetti”.
Sono varie, precisa, Rapone, “le anime, da quella liberale a quella cattolica. Ci sono i riformisti, ma nulla hanno a che fare né con la sinistra tradizionale né con i movimenti di protesta in stile Grillo. Secondo me – fa un inciso Rapone – alle prossime elezioni saranno tre realtà ad emergere: la sinistra, l’area che sostiene Monti e Grillo”.


Fino a qualche settimana fa sembrava molto stretto il rapporto tra Italia futura e Fermare il declino, il movimento nato attorno a Oscar Giannino. Adesso non si sente più nulla. “A livello locale li considero amici. Più in generale a livello nazionale, all’inizio abbiamo riconosciuto un interesse reciproco ma col tempo i rapporti si sono raffreddati. I fondatori sono tutti economisti e sono molto liberisti, direi che sul liberismo sono un po’ rigidi, troppo rispetto a quanto lo possiamo essere noi che cerchiamo per il nostro partito un respiro più ampio. Per queste posizioni Montezemolo non se la è sentita di appoggiarli e alla fine non abbiamo firmato reciprocamente i manifesti. Li considero persone molto intelligenti che potrebbero svolgere la funzione di segmento specifico, darci idee preziose. Io vedo strade convergenti”.

Lunedì, 19 Novembre 2012 09:51

19 11 2012 | Rimini | Il Meeting a Mosca

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Il Meeting a Mosca


Domani 20 novembre, presso l’Ambasciata d’Italia a Mosca alle 11,30, si terrà la presentazione del Meeting per l’amicizia fra i popoli e, per la prima volta, del tema Emergenza uomo della 34esima edizione, che si terrà dal 18 al 24 agosto 2013. Interverranno l’ambasciatore d’Italia Antonio Zanardi Landi, il rettore dell’Università Tikhon Vladimir Vorobiev, già ospite del Meeting nel 2012, il direttore dell’Istituto italiano di cultura a Mosca Adriano Dell’Asta e il presidente della Fondazione Meeting Emilia Guarnieri.


Il Meeting da sempre ha un legame particolare con la cultura russa, ospitando nel corso degli anni, tra gli altri, gli scrittori Vladimir Bukovskj e Vladimir Maximov, il regista Andrej Tarkovskij, la poetessa Ol’ga Sedakova, il giornalista Aleksandr Archangel’ski, la professoressa Tat’jana Kasatkina, la professoressa Ljudmila Ivanovna Saraskina, il Metropolita di Minsk e Sluzk Filaret, il coro dell’Armata rossa nel 1993, il Coro sacerdotale metropolitano di San Pietroburgo nel 2012. Inoltre, insieme all’associazione RussiaCristiana, sono state presentate varie mostre: dal mondo dell’arte, con la prima mostra sulle icone nel 1982, ai grandi scrittori Dostoevskij e Tolstoj, Bulgakov e Solženicyn, ai filosofi Solov’ëv e Berdjaev. Dai temi dell’avanguardia e del dissenso all’esperienza del martirio e dell’emigrazione

Lunedì, 19 Novembre 2012 09:33

GIORNALAIO 19.11.2012

giornalaio

Contestazioni al ministro, gli attivisti rischiano denunce. A San Marino sta per arrivare la patrimoniale


La visita del ministro Cancellieri a Rimini


“Polizia e carabinieri stanno vagliando la situazione in queste ore, e le ipotesi di reato che stanno prendendo in considerazione, sono quelle di manifestazione non autorizzata o rifiuto di fornire i documenti. La maggior parte dei protagonisti del ‘raid’ sono comunque già molto conosciuti dalle forze dell’ordine, avendo collezionato negli anni un discreto numero di denunce per reati simili o occupazione abusiva di edificio”, ilRestodelCarlino (p.2). Sergio Pizzolante si domanda come gli attivisti abbiano fatto ad arrivare al microfono, in molti si domandano anche come abbiano fatto a entrare nel palazzetto.
Lettera di Marina Mascioni sul Carlino (p.7).


La gestione della vicenda. “Prefettura e questura fanno quadrato attorno alla Digos: non sono stati i poliziotti a «sporcare» la Giornata della legalità e l’intervento del ministro Cancellieri. Semmai quello sparuto gruppo di contestatori (appena 12) del centro sociale Paz: «Quell’incursione non è un blitz da studenti che vogliono legittimamente protestare. Se uno grida senza che nessuno gli faccia nulla e impedisce ad altri di esprimersi, non è poi così democratico», taglia corto il nuovo questore Alfonso Terribile”, CorriereRomagna (p.3).


“«La Giornata della legalità, per come sono andate le cose a Rimini, si è trasformata in uno schiaffo alle istituzioni. Mi aspettavo qualcosa di diverso». Don Giampaolo Rocchi (parroco dei Padulli) è l’insegnante di religione del liceo scientifico Einstein”, Corriere (p.3).


“«Avremmo affrontato le stesse questioni. Solo che l'avremmo fatto in modo pacifico e civile. Ma purtroppo non è andata così perché i ragazzi del Paz hanno interrotto tutto e tutti». A intervenire, il giorno dopo la contestazione al ministro degli Interni Annamaria Cancellieri, in visita a Rimini in occasione della giornata della legalità, è Giacomo Morigi, il presidente della consulta degli studenti. «Ciò che ci ha lasciati più delusi è che sia passato, anche a livello nazionale, il messaggio che a Rimini tutti gli studenti hanno contestato il ministro Cancellieri». Secondo Morigi infatti non è vero. «Buona parte di quelli che hanno applaudito, lo ha fatto semplicemente perché era stata trascinata dall'onda emotiva dei contestatori – spiega -. Al di là però del merito delle contestazioni, i modi esercitati ci hanno tolto un'ora e mezza di tempo che il ministro voleva dedicarci per rispondere alle nostre domande»”, NuovoQuotidiano (p.5).


Sulla questione “complicata” della Questura, NQ intervista il sindaco di Rimini (p.5).


Svendite prima di Natale per i negozi del centro, NQ (p.7). C’è chi chiude.


Turismo, la mappa 2.0 della provincia, ilCarlino (p.4).


San Marino
Patrimoniale entro l’anno. “«Pensiamo a governare e governare bene, non perdiamo tempo con le logiche interne ai partiti». Pasquale Valentini, segretario di Stato uscente alle Finanze (tra i più papabili agli Esteri) “striglia” Alleanza popolare e sorvola sulla loro richiesta di due segreterie, e già pensa ai conti: «Entro martedì dovrò presentare il bilancio: ora via libera alla patrimoniale»”, Corriere (p.9).

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Rimini | L’Ordine dei commercialisti conferma Piccioni alla guida col 64%


Bruno Piccioni si conferma presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Rimini. Sarà in carica per il quadriennio 2013 – 2016. A favore della sua lista il 64 per cento dei colleghi iscritti. Altissima l’affluenza al voto, oltre l’80 per cento.
“Sono ovviamente molto soddisfatto per la fiducia confermata – commenta Piccioni – ma voglio sottolineare che a vincere è stato l’Ordine nel suo complesso, perché oltre l’80 per cento dei 709 iscritti ha voluto manifestare la sua opinione col voto”.
Al fianco di Piccioni il vicepresidente Sergio Torroni. Il consiglio, rinnovato per sette undicesimi, sarà composto da Daniele Balducci, Maria Chiara Fabbri, Maurizio Falcioni, Giancarlo Ferruccini, Fabio Pranzetti, Filippo Ricci, Carlo Vincenzo Semprini, Erminio Tentoni e Rita Turci.
L’assemblea degli iscritti ha anche rinnovato il Collegio dei revisori: presidente Marco Tognacci, Enrica Cavalli e Francesco Farneti.

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Il ministro Cancellieri a Rimini. Racconto della mattinata


Sarebbe dovuta essere una festa dedicata alla legalità e alla solidarietà. Un luogo in cui i ragazzi delle terze medie e delle superiori di Rimini, in 1.500 al palazzetto dello sport, potessero essere protagonisti, premiati, per alcuni lavori a tema nelle scorse settimane tra i banchi di scuola, addirittura dal ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, in città esclusivamente per questo. Non è stato così. A quelli di loro, che pure si erano preparati, alla fine non è stata concessa neanche la parola. Alla fine non c’è stato più tempo perché potessero davvero essere protagonisti.


Tutto è andato liscio. Fino a quando al palazzetto non è arrivato il ministro per partecipare al dibattito con il presidente della Commissione vigilanza Rai Sergio Zavoli, il sottosegretario all’istruzione Elena Ugolini, il governatore della Regione Emilia Romagna Vasco Errani. Nessuno fino a quel momento aveva sospettato che la festa potesse prendere un’altra piega. Né durante i convenevoli iniziali di Carmen Lasorella, presentatrice della giornata, né nel mentre dei saluti del prefetto Claudio Palomba, del vescovo Francesco Lambiasi, del sindaco Andrea Gnassi, del presidente della Provincia Stefano Vitali, del direttore dell’Ufficio scolastico Agostina Melucci. Qualcuno, forse, aveva già avuto modo di accorgersi che qualcosa gli era sfuggito di mano.


Dietro all’ultima fila di seggiole, un urlo, “Stop alla violenza della polizia”, richiama l’attenzione da un lato. Uno striscione si apre in cima al mezzo della gradinata. “Stop alla violenza della polizia. Identificativi sulle divise”. Sono gli attivisti del centro sociale Paz, una dozzina. Entrati in picoli gruppi o da soli e si sono sistemati in punti precisi. Sono riusciti a eclissarsi dalla vista degli agenti di sicurezza.


Arrivano subito gli agenti della Digos. Anche telecamere e flash. Strattoni, lo striscione si strappa un po’, i ragazzi trattenuti a forza che continuano a urlare, magari qualche ceffone è anche volato. Da sotto si vede poco, ancora meno dal salotto del dibattito che ospita l’oggetto della contestazione, il ministro. Non si capisce cosa stia succedendo. Lasorella prova far calmare gli attivisti permettendo, con il consenso del po’ po’ di autorità che ha attorno, di esporre lo striscione. Lo legge. Poi il dibattito come da programma va avanti, ma ancora per poco.


Gli attivisti riprendono a urlare fino a farsi chiamare sotto per leggere il loro volantino. A salire su per calmare le acque vanno il presidente della Provincia (“Ho provato a chiedere loro di lasciare spazio anche agli altri studenti che avrebbero dovuto anche parlare”, dice Vitali) e il direttore dell’ufficio scolastico. Ci prova anche il sindaco Gnassi, ma sembra cambiare idea. Poi Lasorella che tornado al salottino riporta con sé Federica. Le dà il microfono.


“Legalità non è appoggiare forme di violenza”, dice dapprima. “E’ inaccettabile che il ministro dell’Interno che ha incaricato i ‘plotoni’ di caricare nelle piazze gli studenti stia qui a parlare di legalità. Alle manifestazioni - ha proseguito ricevendo molti applausi e incitamenti dai giovani - c'è stata una reazione spropositata fatta di manganellate e gas Cf sparato ad altezza d'uomo: atti di una violenza inaudita. E' una vergogna che il ministro Cancellieri venga a Rimini a parlare di legalità”. Applausi mentre risale sugli spalti. Sulla repressione e le violenze delle manifestazioni del 14 novembre sono aperte delle inchieste.


Lì per lì ci vuole un po’ per riprendersi, non si capisce bene cosa fare. Poi ci pensa il presidente Errani a trovare un appiglio del parapiglia con la realtà di fronte ai ragazzi delle scuole, cita Pasolini. “Oggi abbiamo assistito a un esercizio di democrazia. Vedete, è giusto protestare e condannare atti di violenza che arrivano da una parte, ma avrei voluto la ragazza facesse presenti anche gli altri atti di violenza che ci sono nelle manifestazioni”.


Nel mentre di tutto ciò, la Cancellieri ha l’interruttore puntato sulla tacchetta dell’ascolto, né mosse scomposte, né espressioni particolari verso chi ottiene il microfono per arrivare a darle quasi dell’assassina. “Penso che la cosa più importante sia parlare e ascoltare”, dirà poi fuori. “Perché se si ascolta molto si può capire un po’ di più. Certo, sarebbe stato bello un dibattito. Sarebbe stato bello poter domandare e poter rispondere. Questo è mancato e secondo me non è stato molto democratico. E’ giusto da parte dei giovani richiedere pacatezza e confronto e noi siamo pronti a tutti i confronti purché avvengano in pacatezza e non in modo squadrista”.


E’ fondamentale parlare di legalità, secondo il ministro, e di libertà, “ma sempre in una cornice di legalità. I giovani siamo pronti ad ascoltarli nella cornice della legalità. I giovani hanno mille 10mila ragioni per parlare, facendolo in modo pacato”.
“Parliamo e ascoltiamo”, è infine l’appello del ministro. “Non facciamo manifestazioni che ci ricordano tempi non belli. Non è bello per i giovani perché viene a mancare un modello di democrazia”.


Sull’imprevisto anche Carmen Lasorella, soddisfatta della gestione di una protesta “facile da prevedere in una giornata sulla legalità, con la presenza del ministro e a così pochi giorni dalle contestazioni del 14 novembre. Secondo me l’errore è stato bloccare lo striscione. Da lì è partito tutto e la ragazza ha continuato a fare una parte che aveva già deciso di svolgere. Arrivati a quel punto lì, non si poteva far altro che farla parlare. Queste sono situazioni in cui non si può chiedere moderazione e buon senso. Fermo restando che il diritto di critica c’è e che bisogna metterlo in atto nel rispetto degli altri. Qui forse non è avvenuto. In definitiva, quello che è successo è che una comunicazione che fin lì si era svolta in modo pluralista e democratico ha avuto poi un momento di eccesso. Ho apprezzato la tranquillità del ministro. Mi dispiace per i ragazzi che non hanno potuto parlare”.


Alla fine i ragazzi i premi li hanno ricevuti lo stesso. Resta però un peccato che una mattinata importante per Rimini, iniziata presto in via IX febbraio ripulita a fondo da sporcizia e fogliame, con cassonetti tempestivamente svuotati, profumati (e fatti sparire per il tempo necessario affinché il ministro non li vedesse), sia andata a finire così.

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Provincia Romagna, Di Lorenzo (Pdl): Difficile per Rimini spuntarla con odg Forlì Cesena su capoluogo


«L’ordine del giorno con cui la Provincia di Forlì-Cesena si appresta a chiedere la collocazione del capoluogo in loco apre una questione che è stata volutamente tenuta sottotraccia dall’establishment del Pd. E rispetto al quale è debole e di difficile realizzazione la rivendicazione di Rimini quale città capoluogo». Lo dice il consigliere provinciale del Pdl, Claudio Di Lorenzo.


Il momento della scelta del capoluogo, però si avvicina. Il decreto legge che regola il riordino delle Province all’articolo 3 dispone che “diviene capoluogo di provincia il comune con maggior popolazione residente (Ravenna) salvo il caso si diverso accordo, anche a maggioranza, tra i medesimi comuni” (Ravenna, Forli-Cesena, Rimini) e prosegue chiarendo che “gli organi delle province hanno sede esclusivamente nel comune capoluogo e che non possono essere istituite sedi decentrate”.


«Si tratta quindi di collocazione di uffici, di personale, di aver il cuore della prossima Provincia il più vicino possibile, che sia di facile raggiungibilità (stradale ma anche ferroviaria), baricentrico e non ci sembra che Ravenna per noi della provincia di Rimini abbia queste caratteristiche. Non è solo questione di “campanile” occorre continuare a lavorare per far rimanere a Rimini la Prefettura e la Questura, la Camera di Commercio, le partecipazioni in Aeradria, Fiera, Palacongressi, Caar».


Ragion per cui secondo Di Lorenzo «è arrivato il momento delle intese e degli accordi, è arrivato il momento delle decisioni e del bilancio di un processo che abbiamo dovuto subire, ma nei confronti del quale abbiamo ancora gli strumenti per porci come territorio al centro della nuova organizzazione provinciale».

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Rimini | Balneazione, Mauro (Pdl): I punti deboli del piano del sindaco


I deboli del piano di balneazione per Rimini, città governata da un anno e mezzo da quella che non manca spesso di definirsi “la giunta delle fogne”, secondo il consigliere comunale del Pdl, Gennaro Mauro.
«Dobbiamo registrare innanzitutto che il piano della balneazione adottato è frutto esclusivo del lavoro dei tecnici comunali e delle decisioni del comune, l'ingegnere Minarelli ci fa sapere che Hera è solo il soggetto attuatore, nulla di più».
Cosa c'è che non va? C'è che secondo Mauro «la problematica» è «di tale entità» che, «senza toglie nulla ai tecnici comunali», avrebbe meritato «il coinvolgimento di esperti nazionali e internazionali sopratutto estranei al "business" di Hera. Ciò non è avvenuto, e basta lo studio di un architetto, Marco Benedettini, che ipotizzando la realizzazione di un manufatto lineare scatolare collegabile con Riccione, lungo il nostro arenile, a mettere in crisi l'intera progettazione fino ad oggi compiuta».


L’idea alternativa è quella di realizzare una lunghissima condotta lineare costiera (compatibile con il piano strategico) capace di accumulare le acque degli scarichi fognari, per poi dirottarle verso il depuratore di Santa Giustina e in parte a quello di Riccione.
«Un’idea interessante – dice Mauro – che mi sembra quanto meno da approfondire. Il Popolo della libertà di fronte all'immobilismo della giunta comunale farà la sua parte, ponendo al centro del dibattito la necessità di individuare soluzioni tecniche meno costose partendo proprio dalla soluzione indicata dall'architetto Benedettini, che tra l'altro risolverebbe la questione della condotta sottomarina, e i tre scarichi della zona sud che sono fuori dal piano di balneazione».


Perché, l’altro problema del piano approvato è di tipo finanziario. «Approvando il Bilancio preventivo 2012, nel giugno scorso, il nostro sindaco fece un appello a Hera chiedendo 70 milioni di euro per la realizzazione delle opere fognarie, in quanto il comune poteva finanziare le opere solo con 15 milioni distribuiti in tre anni, tra l'altro risorse che saranno disponibili solo a condizione che si riesca a vendere il 51 per cento della rete della distribuzione del gas in possesso del Comune di Rimini. Minarelli ci fa sapere che non se ne parla proprio. Ha detto: “Se Hera dovesse ascoltare le richieste di ogni singolo comune”. Ciò significa che al momento l'idea di chiudere 8 scarichi a mare su 11 entro cinque sei anni, è inattuabile e resta solo nei buoni propositi di Gnassi».


Su tutto questo un fatto. «La balneazione della riviera riminese deve diventare una priorità per la Regione Emilia Romagna, il turismo è una fonte di ricchezza per l'intero territorio romagnolo, e non può essere messa in crisi per egoismi campanilistici. Gnassi fa bene a lamentarsi di Hera, ma farebbe ancora meglio ad andare a Bologna e battere violentemente i pugni sulla scrivania di Errani. Credo che sia questa la priorità della sua azione politica, poi magari potrà pensare di volare in Germania e nell'intero pianeta per sponsorizzare la Movida riminese».

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