Nuova ordinanza della Regione per contrastare il Coronavirus. E’ alla firma del presidente Stefano Bonaccini un provvedimento - in vigore dalle ore 13 di  domani - che affronta il tema discoteche. Naturalmente si parla di quelle ora in esercizio in Emilia-Romagna, cioè quelle che hanno le caratteristiche per essere aperte sulla base delle norme anti-contagio decise nelle settimane scorse, alla ripresa. Si ricorda infatti che le discoteche ‘al chiuso’ non hanno riaperto.

L’ordinanza prevederà che il numero massimo di persone che possono entrare non sia superiore al 50% della capienza massima normalmente autorizzata. E prevede l’obbligo di indossare sempre la mascherina all'interno del locale, compreso durante il ballo, ammesso, va ricordato, solo in presenza di piste all’aperto.

Altra novità che sarà introdotta dall’ordinanza è la chiusura immediata del locale, senza alcun rimando ad ulteriori pratiche amministrative, se viene accertato dagli organi di vigilanza il mancato rispetto delle norme fissate dall’ordinanza stessa.

“Vogliamo evitare comportamenti che permettano al contagio di rialzare la testa- affermano il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore al Turismo, Andrea Corsini-. Per questo è necessario rafforzare prevenzione e controlli, un impegno che va di pari passo con lo straordinario lavoro che i servizi sanitari stanno facendo nei territori grazie all'azione di tracciamento dei casi di positività al virus”.

“Una stretta- concludono il presidente della Regione e l’assessore al Turismo- utile anche a evitare che divertimento e svago possano lasciare spazio ad atteggiamenti irresponsabili, anche solo di pochi, che possano vanificare il lavoro di questi mesi. A tutela dei giovani stessi, ragazzi e ragazze, che devono sapere di non essere immuni o al riparo dal virus".

Il Meeting 2020 Special Edition (18-23 agosto 2020, Palacongressi di Rimini) sarà interamente trasmesso in diretta e on demand sul sito (www.meetingrimini.org) e sul canale Youtube (www.youtube.com/c/MeetingriminiOrg) della Fondazione Meeting per l'amicizia fra i popoli, ma offrirà anche una serie di iniziative a cui si potrà partecipare dal vivo al Palacongressi.

Si tratta di dodici incontri ai quali sarà possibile partecipare prenotandosi attraverso il sito, iscrivendosi e accedendo alle pagine relative agli eventi prescelti. Chi desidera partecipare ad ulteriori incontri può scrivere alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., usando lo stesso indirizzo e-mail.

Ecco l'elenco degli incontri a cui è possibile partecipare in presenza al Palacongressi: martedì 18 alle 11 incontro inaugurale con Mario Draghi e alle 19 "Essere fatti come un prodigio: la meraviglia dell'interdipendenza"; mercoledì 19 agosto alle 11 "Un nuovo mondo del lavoro, nuovi modi di lavorare" con il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo e alle 19 l'incontro sul tema del Meeting "Privi di meraviglia restiamo sordi al sublime"; giovedì 20 agosto alle 11 "Nuovi spazi per educazione e formazione. Liberare le iniziative della società", alle 17 "Le sfide del vivere nell'epoca del nichilismo" e alle 21 "Da dove nasce la speranza?"; venerdì 21 agosto alle 15 "Verso un'economia sostenibile. La sfida della ripartenza"; sabato 22 agosto alle 11 "50 anni di Regioni: l'architettura dell'Italia alla prova" e alle 19 "Le scuole ripartono. Esperienze educative ed autonomia"; domenica 23 agosto alle 11 "La dinamica del dono. Una nuova stagione per la Chiesa" con il presidente della Cei Gualtiero Bassetti e alle 19 "Sperare quando tutto sembra impossibile. Testimonianze dal mondo".

Le piazze del Meeting 2020 Special Edition

Sono oltre ottanta le città in tutta Italia e nel mondo che trasmetteranno gli incontri del Meeting. Due le piazze che si stanno organizzando a Rimini: il teatro Galli e la parrocchia del Sacro Cuore di Miramare. Gli appuntamenti, serali, proporranno i momenti più significativi della giornata al Palacongressi, offrendo anche la possibilità di incontrare dal vivo alcuni protagonisti.

Al teatro Galli il Meeting andrà in onda 20, 21 e 22 agosto. Sul palco del teatro polettiano giovedì 20 agosto alle ore 19 si terrà la presentazione della mostra "Vivere il reale" con Carmine di Martino, curatore della mostra insieme a oltre cento studenti universitari dall'Italia e dall'estero, mentre alle 21 si terrà la proiezione in diretta dell'incontro "Da dove nasce la speranza?" con Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione. Alle 22, lo spettacolo musicale "L. V. Beethoven" con Pier Paolo Bellini curatore della collana Spirto Gentil che guiderà gli spettatori alla scoperta di due sonate di Beethoven per pianoforte, "La tempesta" e "Gli addii", eseguite dal maestro Giulio Giurato.

Venerdì 21 agosto alle 19 è prevista la proiezione dell'incontro "Il Parlamento serve ancora?" con Luigi Di Maio, Roberto Speranza, Maria Elena Boschi, Graziano Delrio, Maurizio Lupi, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Introdurrà l'incontro Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, moderatore il direttore di SkyTg24 Giuseppe De Bellis. Alle 21 si terrà la presentazione della mostra " Bethlehem Reborn. Le meraviglie della Natività". Sarà presente Mariella Carlotti, curatrice della mostra. Alle 22 la proiezione dell'incontro "L'artista e l'amico Federico Fellini". In occasione dei 100 anni di Federico Fellini, il Meeting vuole ricordare e riscoprire il maestro riminese, 5 volte Premio Oscar, un omaggio all'autore de La Dolce Vita, Amarcord, La strada, I Vitelloni, attraverso la voce degli artisti che lo hanno conosciuto, amato, citato e che, attraverso di lui, hanno deciso di intraprendere la loro carriera nel mondo del cinema. La serata sarà condotta dalla giornalista Francesca Fabbri Fellini, ultima erede del Maestro che dialogherà con alcuni ospiti tra i quali Giuseppe Tornatore, Sergio Rubini, Nicola Piovani, Matteo Garrone, Liana Orfei, Pupi Avati, Paolo Virzì, Carlo Verdone, Wes Anderson.

Sabato 22 agosto alle 19 verrà proiettato l'incontro "Le scuole ripartono. Esperienze educative ed autonomia", con Anna Ascani, Vice Ministra all'Istruzione, insegnanti e rappresentanti del mondo della scuola. Alle 21 la proiezione dell'incontro "Un nuovo giorno per il mondo?", con Desi Anwar, giornalista e conduttrice TV CNN (Indonesia); Aleksandr Archangel'skij, scrittore, conduttore tv, giornalista (Russia); David Brooks, editorialista del New York Times (USA); Christine Ockrent, giornalista, conduttrice TV e saggista (Francia); Ceferino Reato, giornalista e saggista (Argentina). Introdurrà l'incontro Bernhard Scholz, presidente della Fondazione Meeting, in dialogo con Enrico Letta, presidente dell'Istituto Jacques Delors. Alle ore 22 la proiezione dell'evento conclusivo del Meeting: "Enjoy the Meeting": durante la serata oltre cento giovani musicisti provenienti da Austria, Germania, Polonia, Lettonia, Russia e Italia presenteranno il risultato del percorso di studio e amicizia affrontato durante l'estate con l'orchestra giovanile International Musical Friendship. A guidare il viaggio con esperienza, talento e ironia l'attore e regista Gioele Dix.

Anche la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù (Miramare) proporrà alcuni tra gli appuntamenti più significativi del Palacongressi. È nata così l'idea del "Meeting 2020 ... a Miramare", un appuntamento serale nella settimana del Meeting sul sagrato della chiesa parrocchiale in cui verrà proiettato un evento della giornata, offrendo anche la possibilità di incontrare dal vivo alcuni protagonisti. Interverranno la prima sera, il 18 agosto alle 21, Luna El Maataoui e Veronica Guidotti, studentesse universitarie che insieme ad altri cento compagni si sono lasciate interrogare dalla domanda che in questi mesi in tanti ci siamo posti e che è all'origine della mostra "Vivere il reale" "Si può parlare di meraviglia o di stupore dinanzi alla imperversante durezza della realtà?".

Nella sera del 21 agosto alle 20, Mariella Carlotti, curatrice della mostra "Bethlehem Reborn. Le meraviglie della Natività" introdurrà al luogo della meraviglia per eccellenza: la Basilica della Natività a Betlemme, a cui è dedicata una mostra del Meeting 2020. Le due serate saranno introdotte dalla Compagnia del Presepe Vivente, gruppo musicale nato dall'esperienza del Presepe Vivente di Miramare che, riunendo le principali realtà educative del territorio (scuola e parrocchia), da 17 anni segna la vita del quartiere alla periferia sud di Rimini realizzando sul territorio la meraviglia di una comunità educante permanente.

Il programma di Miramare prevede anche delle proiezioni: mercoledì 19 agosto alle ore 22 "La vita: un mistero", trasmissione in differita con Theo Boer, Elvira Parravicini, Antonio Pesenti. Introduce Marco Maltoni, Direttore Unità Cure Palliative (Forlì) e Associazione Medicina e Persona; giovedì 20 agosto alle ore 21, "Da dove nasce la speranza?", diretta con Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione; sabato 22 agosto alle ore 21,15 "Siamo in cima! La vetta del K2 e i colti di un popolo", visita guidata virtuale alla mostra che ripercorre la scalata compiuta nei mesi di giugno e luglio 2014, da Michele Cucchi e Simone Origoni per onorare l'impresa del 1954, quando gli italiani Achille Compagnoni e Lino Lacedelli conquistarono la vetta del K2.

A seguire, ore 22, "Enjoy the Meeting", spettacolo conclusivo del Meeting con Gioele Dix e oltre 100 giovani musicisti dell'International Musical Friendship provenienti da Austria, Germania, Polonia, Lettonia, Russia e Italia.

Domenica 23 agosto alle ore 22, "Sperare quando tutto sembra impossibile. Testimonianze dal mondo", trasmissione in differita della Plenaria con Marta Luisa Fagnani, Superiora del monastero trappista di Azer (Siria); Anna Konstantinovna Federmesser, Responsabile della Fondazione Vera per le cure palliative a Mosca (Russia); Monica Fontana Abad, Luigi Giussani Institute of Higher Education di Kampala (Uganda); Elisa Vegas, Direttrice dell'Orquesta Gran Mariscal de Ayacucho (Venezuela).

PreMeeting: volontari all'opera da tutta Italia

Per tre giorni al Palcongressi di Rimini una cinquantina di volontari nel rispetto delle norme in vigore hanno allestito gli spazi dedicati alle mostre e ai convegni. «Abbiamo seguito le procedure e non abbiamo subito intoppi, addirittura i lavori sono finiti in anticipo rispetto al previsto. Sarà un Meeting a tutti gli effetti, sarà un Meeting speciale. Vi aspettiamo». Sono le parole del direttore della Fondazione Meeting per l'amicizia fra i popoli Emmanuele Forlani. Le modalità della costruzione del Meeting sono cambiate, e forse un po' più faticose, con l'obbligo di indossare la mascherina, e anche le mansioni dei volontari sono state in qualche caso diverse: a qualcuno è toccato misurare la temperatura alle persone in ingresso al Palas. «È strano, è scomodo ma bisogna stare a quello che ci viene chiesto oggi, per cui se queste sono le regole del gioco le accettiamo pur di esserci», spiega uno dei volontari, Angelo Matteoni. «È stato un modo per ripartire dopo che il mondo si è fermato per qualche mese», racconta un altro volontario, Stefano la Motta.

"Della Notte Rose salverei solo i fuochi d'artificio e magari neanche tutti". E' il commento del sindaco di Riccione, Renata Tosi, che a "bocce ferme" vuole ragionare sul futuro del sistema Romagna e non sul passato.

"Prima di tutto ringrazio il prefetto Giuseppe Forlenza, perché ieri ha oggettivamente reso noto il bilancio della settimana della Notte Rosa, in cui si legge che numerosi sono stati gli ambiti di intervento di ordine e sicurezza pubblica e di contrasto e contenimento del Covid-19. Colgo quindi l'occasione per ringraziare le Forze dell'Ordine, carabinieri e polizia di Stato,  polizia locale e volontari della protezione civile, donne e uomini che hanno lavorato intensamente a tutela della comunità. Vorrei anche ringraziare tutto il personale medico e infermieristico che ha raddoppiato gli sforzi fatti fino ad oggi, rispondendo ottimamente all'onda d'urto della Notte Rosa, basti pensare che nella sola giornata di sabato 8 agosto, sono stati circa 380 gli accessi ai Pronto soccorso di Rimini e Riccione, con 38 ricoveri totali. Un lavoro che ha comportato uno sforzo in più, e che è pesato sulle strutture sanitarie e sul personale già provato da mesi di turni e preoccupazioni dovuti alla pandemia. Ringrazio i miei operatori economici che hanno fatto di tutto per salvaguardare la salute di turisti e dipendenti.

Ma ribadisco - insiste il sindaco di Riccione - la Notte Rosa andava rimandata e anzi va proprio cancellata perché come prodotto, come comunicazione e come richiamo turistico è "over". Vecchia nei contenuti e nella comunicazione. Per Riccione è un richiamo turistico al ribasso, un evento diffuso senza alcuna utilità. Per il brand Riccione, per i nostri standard, tutta l'estate deve un'offerta valida e di alto livello e non così come viene percepita dal pubblico la Notte Rosa, ossia "vado e faccio casino". Questo non serve più a nessuno in Romagna. La riflessione utile a questo punto è solo una, è economica ed è politica. Oggi la Romagna deve decidere di alzare l'asticella ad un alto livello unico e diffuso che va da Ravenna città d'arte, passa per Milano Marittima e giunge a Riccione. A questo livello di prodotto devono posizionarsi tutti i territori romagnoli che non devono essere in competizione ma devono aiutarsi per giungere ad un livello omogeneo di offerta turistica importante. Questa è politica di sistema. Un sistema al rialzo, non al ribasso. E da Ravenna oggi più che mai parte quel sistema Romagna, dall'Ausl a Romagna Acque e l'Agenzia mobilità. Allora benissimo pensiamo a fare sistema Romagna anche fattivamente sul Corridoio Adriatico, un sistema di collegamento di costa che sfrutti la rete ferroviaria, che colleghi i luoghi messi a sistema. Non siamo solo contrari alla Notte Rosa, che oramai è uno scatolone privo di contenuti, né siamo profondamente contrariati, perché anche solo come messaggio di comunicazione è sbagliato: non si esaurisce tutto in una notte o in una settimana, l'estate deve essere quel prodotto turistico da va dalla Pasqua a Natale. 

Nessun condannato, nessun assolto. Per la prima volta nella sua ventennale storia, il verdetto della giuria popolare, nel processo di Villa Torlonia  a San Mauro Pascoli, si è concluso con un pareggio: 219 voti per l’accusa, 219 voti per la difesa.

Il giudizio sui vitelloni (non tanto il film di Federico Fellini, ma l’archetipo umano in esso rappresentato) rimane ancora una volta sospeso. Non hanno pienamente convinto il pubblico né le dotte, appassionate e puntuali invettive della giornalista Daniela Preziosi (del Manifesto, prossima a sbarcare nel nascente Domani), né le divagazioni di Gianfranco Angelucci, storico collaboratori di Fellini, nei meandri della filmografia del maestro riminese. La giuria ha seguito accusa e difesa in religioso silenzio, ma ha reclamato alla fine, come bonus per una serata altrimenti non esaltante, la lettura di un’intervista a Gamboun, al secolo Bruno Valeri, playboy di spiaggia che sentiva come irrinunciabile missione “punirne” anche venti al giorno, in qualsiasi luogo, la spiaggia, la stanza d’albergo o dove capitava, perché “esse lo chiedevano”. 

Secondo il presidente del tribunale popolare, Gianfranco Miro Gori, la trasposizione dai vitelloni felliniani ai playboy di spiaggia è opera di Sergio Zavoli, che una decina d’anni dopo l’uscita del film arrivò a Rimini per girare il documentario “I vitellini”, dedicato appunto ai giovanotti esperti nell’arte dell’imbarco. Al giornalista recentemente scomparso e ai suoi rapporti con Fellini, Gori ha dedicato la breve prolusione iniziale. 

Se in zootecnica il vitellone è il bovino che non diventerà mai il carducciano e lavoratore “pio bove”, ma viene semplicemente ingrassato perché le carni siano tenere in cucina, secondo la Treccani il film di Fellini del 1953 lo ha fatto diventare “un giovane di provincia, ozioso e indolente, che passa il tempo in divertimenti, privo di aspirazioni”.

Ed è su questo tipo umano, non tanto su Fellini, che il pubblico ministero Preziosi si è ferocemente accanito. Il regista è salvato perché si identifica con Moraldo, il più giovane della compagnia, l’unico che trova la forza e il coraggio di partire alla ricerca di una vita diversa. Per il resto il film è giudicato un monumento alla peggio gioventù maschile, i protagonisti sono persone renitenti alla crescita. Sono infantili, indifferenti, mammoni e maschilisti; bighellonano tutto il giorno, non lavorano e lanciano sberleffi (il riferimento è alla pernacchia e al gesto dell’ombrello di Alberto Sordi a un gruppo di operai) verso chi si guadagna il pane con il sudore della fronte. I vitelloni sono irredimibili, per loro non c’è speranza di cambiamento. Agli occhi di Preziosi hanno la grave colpa di non partecipare al grande romanzo civile del dopoguerra, dove tutti si sono rimboccati le maniche per ricostruire Il Paese. 

Ed è su questo punto che Angelucci ha costruito la sua difesa, prima di perdersi in un’aneddotica comunque piacevole da ascoltare. Il vitellone è chi non si è integrato, chi ancora insegue il suo sogno. È chi non ha accettato, come Chaplin in Tempi Moderni, di essere schiacciato dall’ingranaggio della società.  Forza la mano, Angelucci, e arriva a dire che il vitellone, nelle tragedie del Novecento, non sarebbe mai stato dalla parte degli oppressori e degli assassini. I vitelloni sono individualisti mediterranei, sono anarchici, sono romagnoli, sono simpatici. Il vitellone non segue la rigida morale da paese nordico, ma ama lasciarsi andare al dolce abbraccio del Cupolone. Non è poligamo, è monogamo ma promiscuo. E qui Angelucci si lascia andare ai fuochi d’artificio delle citazioni cinematografiche e felliniane, dove anche i personaggi di Satyricon e 8 e mezzo incarnano l’archetipo del vitellone

All’inizio della serata Gori aveva ricordato la risposta di Fellini all’invito del sindaco Ceccaroni per alcuni festeggiamenti a Rimini: “Sì, ma niente patacate”

Angelucci ha ricordato il doppio rifiuto delle lauree honoris causa offerta sia da Urbino che dall’Alma mater Studiorum. Magistrale la risposta al rettore di Bologna Fabio Roversi Monaco, nella quale Fellini spiega che, a ricevere una laurea per i film che ha girato, si sentirebbe “come Pinocchio decorato dal Preside e dai Carabinieri per essersi divertito nel Paese dei Balocchi”.

Forse la miglior sentenza sui vitelloni. 

A certificare cosa sia stata (o non sia stata) la Notte Rosa, o Pink Week che dir si voglia, sono le fotografie. Intendiamo quelle ufficiali, spedite alle redazioni dei giornali dall’ufficio stampa di Apt Servizi. Qui sotto ne proponiamo un’ampia selezione. 

Chi ha buona memoria ricorderà le foto delle passate edizioni della Notte Rosa. Trionfavano i grandangoli perché entrassero nell’inquadratura le folle oceaniche che si radunavano per questo o quell’evento musicale. Del resto bisognava dare prova fotografica delle dichiarazioni di sindaci e assessori che parlavano di due milioni di presenze, di una partecipazione sempre maggiore rispetto all’anno precedente. Un aspetto positivo della Notte Rosa post Covid è ci ha almeno risparmiato le roboanti dichiarazioni del giorno dopo.  Adesso ci si limita a sottolineare un “bilancio positivo”. 

Nelle foto delle precedenti edizioni, inoltre trionfava il colore, nel senso di rosa e di diffuso clima festaiolo: gli addobbi a negozi, alberghi, bar e ristoranti; i gadget rosa (cappellini, magliette, antenne, ecc.) festosamente esibiti da festanti gruppi di amici davanti agli obiettivi dei fotoreporter. Tutto sparito. 

Quest’anno gli assembramenti erano giustamente banditi. Se c’erano (perché, ammettiamolo, si fa fatica a fare festa senza stare vicini), non andavano fotografati. L’impressione è di una Notte Rosa senza partecipazione di popolo. Vediamo Castel Sismondo, l’Arco d’Augiusto, il Ponte di Tiberio illuminati in rosa, vediamo Alex Britti e Francesco Gabbani che cantano sul palco, vediamo singoli, al massimo coppie, guardare estasiati i fuochi di artificio che sono stati lanciati in un unico punto e non su tutta la costa. Non vediamo gruppi, pubblico, assembramenti, piccoli o grandi che siano. Una Notte Rosa non in presenza, evidentemente tutti l’hanno seguita online!

L’unica eccezione, quasi la ricerca di una foto simbolo del 2020, è il concerto all’alba di Giovanni Allevi sulla spiaggia di fronte al Talassoterapico. L’immagine ci restituisce infatti pochi spettatori, seduti, attenti, alcuni dei quali indossavano anche la mascherina, in un contesto particolarmente suggestivo. A prova di qualsiasi polemica.

La Pink Week 2020 va in archivio, e per i sindaci che l’hanno voluta è stata comunque un successo. Senza una analisi approfondita, si fa dipendere dall’evento il buon andamento delle presenze in agosto. Si costruisce la narrazione per rendere inevitabile, nel 2021, una nuova Notte Rosa fotocopia delle precedenti. Se in luglio o in agosto non importa. L’importante che tutto resti uguale, niente venga modificato, nulla di nuovo sia pensato. Immaginando che il mondo che cambia a ritmo vertiginoso debba per forza di cose colorarsi di rosa perché così lo abbiamo deciso a Rimini. 

L’ultimo ad essere aperto, proprio in questi giorni, è il servizio ostetrico-ginecologico. Si è aggiunto alle consulenze di tipo psicologico e psicoterapeutico, e ai servizi medici di cardiologia, neurologia, fisiatria e agopuntura. Presto dovrebbero arrivare anche un omeopata e uno psichiatra.

È il Poliambulatorio La Filigrana, operante da cinque anni a Rimini.  La Filigrana è un poliambulatorio speciale. Nasce da uno dei sogni di don Oreste Benzi: nella società del gratuito da lui immaginata poteva e doveva starci anche un servizio medico davvero per tutti, anche per i poveri che non possono pagarlo. Per rendere l’idea, il sacerdote citava sempre un aneddoto del santo medico Giuseppe Moscati: alla porta di ingresso dell’ambulatorio all’ospedale degli Incurabili a Napoli, metteva un cappello per le offerte con la scritta “Chi ha metta, chi non ha prenda”. Si potrebbe ricordare un’altra delle frasi topiche del sacerdote riminese: “Le competenze non sono titolo di merito ma di servizio”. 

Chiamarlo l’ambulatorio per i poveri sarebbe però sbagliato. “La nostra specificità – spiega la vice presidente, la psicoterapeuta Sabrina Limido – è che siamo aperti a tutte le persone che hanno bisogno dei nostri servizi, anche a chi economicamente se li può permettere. L’offerta è libera, non ci sono tariffe prestabilite. Chiediamo un’offerta perché servono risorse per portare avanti il progetto. Ognuno contribuisce secondo le sue possibilità, c’è chi dà un euro, chi centocinquanta, chi niente, il valore è lo stesso. Nell’ammettere i pazienti, diamo priorità a chi è in difficoltà economica, perché altrimenti dovrebbe rinunciare al trattamento di cui ha bisogno”. 

All’inizio la struttura è stata un centro psico-pedagogico: i primi professionisti a coinvolgersi avevano quelle competenze e non c’erano i locali idonei per essere un poliambulatorio. Fra novembre 2018 e gennaio 2019 sono arrivati la sede (in via Casalecchio, 5 a Rimini) e il via libera delle autorità. Molto nutrita, otto, rimane la schiera degli psicologi e psicoterapeuti a cui minori, adulti, nuclei familiari possono rivolgersi.

La domanda dell’utenza è alta, lo era prima dell’emergenza Covid, lo è ancor di più dopo. Come si riesce a far combaciare il principio dell’offerta libera con l’esigenza di mantenere la struttura che evidentemente ha dei costi di gestione? “Eh, bella domanda! – risponde Sabrina Limido – Mantenere la natura di poliambulatorio ha dei costi rilevanti. Anche la crescita della struttura costa: per poter garantire il servizio ostetrico-ginecologico, ad esempio, ci siamo dovuti dotare di un ecografo.  Attualmente riusciamo a coprire i costi mensili a metà. Vediamo però che incrementando il numero di servizi offerti, più persone vengono e riusciamo anche ad incrementare le entrate. Inoltre, partecipiamo ai bandi regionali che ci permettono di ricevere finanziamenti e di imbastire un lavoro in rete con altri enti e associazioni, che pure è una caratteristica importante del nostro lavoro”. 

Alla Filigrana si rivolgono persone che hanno bisogno di psicoterapie. Un trattamento può durare anche anni, continua finché non è risolto il problema della persona. E il poliambulatorio segue con il metodo dell’offerta libera sia le persone che hanno bisogno di una visita sia quelle che necessitano di terapie più estese nel tempo. 

Medici e psicologici che partecipano alla Filigrana conducono anche una propria attività professionale parallela. “Il nostro sogno – dice Limido – è che per i professionisti che lo desiderano il poliambulatorio possa diventare un ambito lavorativo vero e proprio. D’altra parte il concetto di società del gratuito non significa che tutto è gratis. Significa invece che si crea un luogo dove ognuno, secondo le sue possibilità, dà e riceve denaro e competenze”.

È interessante rilevare che anche professionisti che non vivono l’esperienza della Comunità Papa Giovanni XXIII chiedono di collaborare. “Per noi è importante perché al di là del servizio che riusciamo a dare, ciò che perseguiamo è un modo diverso di vivere la professione, che è per tutti. Si offrono competenze a chi ha bisogno, si gareggia fra colleghi nello stimarsi a vicenda, si collabora insieme”. 

Accade quindi che persone che si potrebbero permettere qualsiasi servizio a pagamento scelgano La Filigrana per poter contribuire. E che lo spirito dell’iniziativa sia ben chiaro anche agli utenti più poveri. C’è stato un ragazzo in terapia che prendeva una borsa lavoro di 400 euro al mese e doveva anche sobbarcarsi il costo del viaggio, perché non era di Rimini. “Ci teneva – ricorda Sabrina – a darmi tutto quel che poteva. Si frugava nelle tasche ed esclamava: ecco, forse ho un altro euro!”. 

Il Poliambulatorio La Filigrana ha svolto un ruolo importante durante i giorni del lockdown per l’emergenza Covid. Chiusa per forza di cose la sede, è stato offerto un servizio di consulenza psicologica a distanza. Ha chiamato tutte le settimane Luciana, 78 anni, che aveva paura di finire in ospedale da sola, lontana dagli affetti. Si è fatta viva Amina, 32 anni, che era invece alle prese con l’ansia di dover vivere in spazi ristretti, giorno e notte, con marito e figli. Anche Marco, 56 anni, ha chiamato perché la convivenza con la moglie era diventata problematica. 

“Accanto a queste richieste specifiche di aiuto, dettate dall’emergenza Covid – racconta Sabrina – hanno continuato a bussare al poliambulatorio bisogni per così dire ordinari, anche se comunque provocati da equilibri saltati in seguito a problemi economici o a convivenze forzate da quarantena”. La richiesta è salita e oggi anche La Filigrana, come tutte le strutture sanitarie, ha una discreta lista d’attesa. 

Saranno brevi i tempi di decisione sulla proposta dire realizzare un impianto eolico al largo del mare fra Rimini e Cattolica. A fine luglio la Capitaneria di Porto di Rimini ha indetto una conferenza di servizi che si concluderà il 5 novembre con una decisione positiva o negativa del progetto.

Lo fa sapere l’Associazione Basta plastica in mare che “ritiene doveroso “svegliare” enti, associazioni e persone disattente. Affinché non accada di renderci conto della gravità di ciò che abbiamo reso possibile venisse messo in atto, a cose fatte, noi cittadini del Riminese dovremmo muoverci alla svelta. Pretendendo che i decisori politici si assumano le proprie responsabilità”.

Entro quindici giorni gli enti coinvolti nella decisione possono chiedere integrazioni documentali. Quindi hanno novanta giorni per inviare le proprie determinazioni. Il 5 novembre, come si è detto, la decisione finale.

Sul progetto sono arrivate in Capitaneria entro la data fissata del 4 luglio, 13 osservazioni proposte da: pescatori, Parco del delta del Po, Comune di Riccione, cooperativa bagnini di Riccione, Lega navale di Riccione, comune di Misano Adriatico, Comune di Rimini, Italia Nostra, Provincia di Rimini, Associazione Basta plastica in mare, Club nautico di Ricione, Asoer e il senatore Marco Croatti.

L’Associazione Basta plastica in mare annuncia inoltre di aver indetto per settembre un confronto pubblico con l’ex europarlamentare dei Verdi Marco Affronte, che invece è favorevole al progetto.

Se ne è andato un grande giornalismo, uno dei figli più illustri di Rimini. Sergio Zavoli è morto a Roma all’età di 93 anni. Ha cominciato la professione nel dopoguerra a Rimini fondando il Publiphono, ha rivoluzionato il giornalismo televisivo con programmai come processo alla tappa e La Notte della Repubblica.

La dichiarazione di Andre Gnassi, sindaco di Rimini:

"Di tutto quello che si dirà- in queste ore, in questi giorni, per sempre-di Sergio Zavoli forse passerà inosservato un fatto apparentemente locale: Rimini è la sua patria. Lo è stata in vita per affetti, lavoro, amicizie, passioni. Lo sarà ancor più da ora in avanti. Questa mattina, con parole delicate e precise, la famiglia mi ha trasmesso il desiderio di Sergio "essere riportato a Rimini e riposare accanto a Federico".

Ma l'eccezionalità di questa vita, che ha attraversato quasi un secolo di Storia italiana, dando voce inconfondibile all'anima e alle anime di questo Paese, sta forse nell'idea stessa del viaggio, parola che ricorre spesso nei titoli dei suoi celebri programmi televisivi. Un viaggio lungo e straordinario iniziato 'per l'anagrafe' a Ravenna, il 21 settembre 1923. Quasi 50 anni dopo, il 30 settembre 1972, all'atto della consegna della cittadinanza onoraria, l'allora sindaco di Rimini Nicky Pagliarani chiosò: 'E' stato leggendo il suo ultimo libro che l'occhio è caduto sulla breve biografia dalla quale risulta che Sergio Zavoli sarebbe nato a Ravenna. Dico 'sarebbe nato' perché il primo impulso è stato quello di credere che si trattasse di un errore di stampa, tanto mi sembra impossibile che non fosse riminese". Secondo Pagliarani la cittadinanza onoraria doveva legittimare 'una situazione di fatto' e riparare a una 'ingiustizia nei confronti di Zavoli stesso e di quanti lo avevano creduto riminese'. Non paia una forzatura. Sul finale di un suo racconto, Zavoli aveva scritto, narrando di un viaggio col padre a Ravenna: 'Poi mi prese un bisogno struggente di tornare a casa, di tornare a Rimini. Arrivando, avrei detto a mio padre: 'Io sto meglio qui, perché la casa ...è dove si cresce con il padre e dove il padre ci lega ai giorni e alla vita...'.

La realtà, che sconfina con la leggenda (perché, in questo caso, è la stessa cosa), vuole che del giovane Zavoli si accorse un delegato Rai, di passaggio a Rimini, che ne udì la voce durante la radiocronaca di una partita di calcio tra Rimini e Ravenna. Di lì il viaggio prese la direzione del grande giornalismo, con inchieste e programmi televisivi ancora nella memoria degli italiani per curiosità, profondità, capacità di raccontare la Storia partendo dalle piccole storie della gente comune. Gli 'umili' per citare Alessandro Manzoni. Ed è perfino commovente ricordare il ruolo che ebbe nell'unire linguisticamente e moralmente il Paese nel dopoguerra attraverso il suo italiano perfetto, la sua rigorosa scansione dei fatti, la sua voce calda e magistrale narrando via via le vicende di suore di clausura, di gregari ciclistici in fuga terrorizzati dall'arrivo del gruppo (molti anni prima di Wenders e de 'La paura del portiere prima del calcio di rigore'), di terroristi prigionieri di se stessi e delle loro idee assurde prima che di un carcere. Zavoli diede parola agli 'ordinary people' e ai grandi peccatori, chiamandoli sul palco a mostrare e a rendere conto delle paure, delle fragilità, dei sogni che intanto erano quelli di un Paese in un continuo saliscendi tra rinascite e crisi drammatiche. Era la s-provincializzazione del giornalismo italiano da parte di un volto e una voce che entrarono nella case degli italiani con educazione, facendosi presto considerare 'uno di famiglia'.

Durante l'avventura umana, Sergio Zavoli incontrò la sua compagnia. L'amico di tutta una vita: Federico Fellini, con cui condivideva sogni, paure e speranze, di gente della provincia che, nella loro opera e nella loro intelligenza, vedeva riconoscersi il mondo. Poi Tonino Guerra, Titta. Ci sentivamo spesso. Ci vedevamo con un piccolo gruppo di amici qua a Rimini per un piatto di tagliatelle o qualche pesciolino. Non nascondo di essere particolarmente addolorato, triste, per questa scomparsa, avendo nel cuore di Sergio questo personale impasto di amicizia paterna, vera e rispettosa, mai esclusivamente assorbito dal racconto dei ricordi ma invece pieno della voglia di guardare al futuro. Fino all'ultimo. Non più tardi di due anni fa, quando venne a Rimini a presentare il suo libro 'La strategia dell'ombra', e poi ancora in altre occasioni, facevamo tardi a parlare di Rimini, di come potesse stare meglio con se stessa e nel mondo. Ad esempio partendo dal museo dedicato a Federico che, come avevamo sognato, non doveva essere un sacrario o un semplice omaggio alla memoria ma uno spazio della città che di Fellini assumesse la chiave magica del sogno. Conservo il suono indelebile, dolce, intenso, intriso di comprensione dell'altro e di umanità, della sua voce. Quella voce che mi volle leggere la dedica sul suo ultimo libro: 'Ad Andrea, che ha dato a Rimini un nuovo destino, aperto a tante idee'. E ancora la gioia mista a lacrime e orgoglio della e per la sua terra quando presentammo alla Casa del Cinema a Roma, il progetto del Museo Internazionale Federico Fellini. Sognato insieme. Nel 2003 e nel 2013 Rimini ha festeggiato i suoi 80 e 90 anni con cerimonie pubbliche che aveva apprezzato perché 'qui sono sempre tra gli amici'. Riminese tra riminesi, il viaggio ritorna oggi alla sua città. E il richiamo non è solo a Fellini e al suo Moraldo.

Nel racconto, accennato più sopra, del cammino fatto col padre, Zavoli scriveva che a Rimini un giorno sarebbe tornato '...per stare, perché bisogna morire a casa, sentendo i rumori della tua strada, sapendo che da quella finestra entra odore di mare, contando le ore sui suoni e le luci che sono trascorse intorno a te dall'infanzia, quasi udendo le voci che stagnano nel bar, essendo vivo fino alla fine, insomma sino a quando non senti che queste cose ti lasciano amichevolmente morire'.

Lo aveva scritto tanti anni fa. E lo ha fatto. Ci ha chiesto di potere riposare per sempre accanto all'amico Federico. Per proseguire insieme il viaggio. Per ridere, scherzare. Per raccontare. Per dare suono comprensibile all'anima, anzi alle anime dei grandi e degli umili, dei potenti e degli indifesi, di chi aspetta solo che gli si dia voce uscendo per un giorno dall'anonimato. Tutti trattati allo stesso modo, con rigore e allo stesso tempo facendo prevalere la curiosità per l'essere umano e i suoi misteri, la sua impronta allo stesso unica e esemplare. Ma, prima di tutto, ascoltando.

Il Comune di Rimini, in accordo con le volontà della famiglia, onorerà al meglio la memoria di Sergio Zavoli con iniziative che saranno comunicate successivamente.

La dichiarazione di Renata Tosi, sindaco di Riccione

"Se ne va un grande romagnolo, Sergio Zavoli, grande giornalista che sapeva raccontare la verità dei fatti con la lucidità del maestro. L'intera amministrazione comunale di Riccione si unisce al cordoglio di quanti hanno perso oggi un amico e un punto di riferimento culturale e intellettuale. Ho un personale ricordo, come milioni di italiani, legato ai racconti che Zavoli fece di anni bui del nostro Paese, nella trasmissione televisiva "La notte della Repubblica". Oltre 30 anni dopo, quel capolavoro del giornalismo italiano rimane attualissimo nei contenuti e nel metodo narrativo. Una testimonianza ai posteri di immenso valore storico e culturale, ma anche etico e di sapiente valorizzazione della verità dei fatti". 

Il ricordo di Sergio Zavoli del presidente della Provincia di Rimini Riziero Santi:

“Oggi il nostro Paese, e la comunità della provincia di Rimini in particolare, piange la scomparsa di un grande uomo che ha attraversato la storia, dal secondo dopoguerra ad oggi, raccontandola in quel modo mirabile che ne ha fatto un modello ese

 

Il ricordo di Sergio Zavoli del presidente della Provincia di Rimini Riziero Santi:

Con una delle tante, poderose immagini disseminate nel corso di una lunga e proficua carriera, si definiva un uomo che  "lanterna in mano e con "fide infirma" – affrontava l'inestinguibile mistero che mette insieme, divide e ricompone senza posa ragione e fede".
All'età di 96 anni Sergio Zavoli, giornalista, scrittore, politico e Presidente della RAI, si è spento, per accendere in modo definitivo quella lanterna e ricomporre quanto a lungo cercato con profonda onestà intellettuale e grande umanità.

Nato a Ravenna, Zavoli è cresciuto a Rimini, dove ha vissuto la prima giovinezza frequentando il liceo classico 'Giulio Cesare', come l'amico Federico Fellini e il beato Alberto Marvelli, e qui ha mosso i primi passi nel giornalismo.
Zavoli ha sempre mantenuto un legame vivo, vero e profondo con la città, descrivendo al mondo con lucidità e spessore personaggi e vicende. Fu, tra l'altro, l'inventore del Processo alla tappa al Giro d'Italia (divenuto un genere televisivo), la corsa "rosa" tanto amata e conosciuta da bambino proprio a Rimini, nei pressi del ponte di Tiberio.
Rimini lo ha nominato con orgoglio cittadino onorario nel 1972 legando il suo nome al grande amico Federico Fellini.
Uomo di profonda cultura e di generosa comprensione per l'umano, che gli si riconosceva nell'annunciare le notizie più sensibili, quando anche la televisione aveva uno stile non urlato, Zavoli fu protagonista di tante inchieste che fecero scalpore, in particolare quella dedicata al mondo della clausura. Era la prima volta, infatti, che un microfono entrava in quelle mura, intrise di silenzio e preghiera.
"Anche il gettare nel tuo orto il solo sospetto che Dio ci sia è opera dei grandi seminatori" disse una volta parlando del cardinale Giacomo Biffi. Con la sua profonda cultura e l'altissimo senso di umanità che ha disseminato in una carriera fatta di saggi, poesie, trasmissioni televisive, inchieste, Sergio Zavoli ha gettato ben più d'un sospetto sul Verbo fattosi carne, proprio come i grandi seminatori di cui ha raccontato.    mplare per tutti i ricercatori appassionati e rigorosi della verità. Se ne è andato Sergio Zavoli, un gigante assoluto della nostra epoca. Cronista, maestro di comunicazione, storico e politico. Un punto di riferimento del pubblico televisivo, nell’era in cui la televisione formava la coscienza degli italiani, per intelligenza e linguaggio, per autorevolezza e credibilità. Una carriera, la sua, che l’ha visto tra le tante prestigiose esperienze presidente della Rai e presidente della Commissione di Vigilanza. E’ stato per due legislature rappresentante al Senato del nostro territorio, dandoci prestigio e voce nelle più alte sedi istituzionali. Ha scritto importanti libri di inchiesta, e ha saputo fare anche vera sperimentazione con coraggio, come quando nel 1962 entrò con le telecamere nel manicomio di Gorizia per raccontare l’assistenza psichiatrica . Si potrebbe parlare della figura pubblica di Sergio Zavoli per ore, con lo stupore per quante cose nella sua vita abbia fatto, per quante cose ci ha lasciato in eredità. Avendo avuto in sorte la fortuna e l’onore di conoscerlo di persona e di parlargli in varie occasioni, voglio condividere, nel mio ricordo vivido di quei momenti preziosi, chi è stato Sergio Zavoli nel privato. Una grande persona, oltre che un grande intellettuale e un grande italiano, una persona che sapeva sempre metterti a tuo agio, un uomo che ha fatto del senso di umanità la sua ricchezza.”

Il cordoglio del presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: 

“Ci lascia un grande giornalista, un maestro della televisione, uno straordinario narratore e osservatore del proprio tempo, che fu anche uomo delle Istituzioni. Una figura di straordinario spessore, umanità, intelligenza e cultura, che ha messo la propria vita a disposizione del servizio pubblico”. Così il presidente della Giunta regionale dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ricorda Sergio Zavoli, giornalista, scrittore e politico, che si è spento all’età di 96 anni. “Zavoli era nato a Ravenna- aggiunge Bonaccini-, cresciuto a Rimini, di cui era cittadino onorario, aveva radici forti e un solido legame con questa terra, di cui resterà una delle espressioni più alte. Alla nostra Regione, lo voglio ricordare, ha fatto un dono grandissimo. Dal 2004 al 2017 ha presieduto la Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati: strumento di sostegno vero, sia morale che economico, per chi ha subito e sofferto reati particolarmente efferati. E anche in questo ruolo ha messo tutto sé stesso, e il suo forte senso della giustizia e della verità. Ai familiari- aggiunge il presidente- va l’affettuoso pensiero e il commosso abbraccio dell’intera comunità regionale”. 

 

 

È il momento di salvare in agenda gli incontri del Meeting 2020 /dal 18 al er agosto al Palacongressi di Rimini) che non si vogliono assolutamente perdere. Impresa sempre difficile. Anche la special edition del Meeting 2020, sebbene i giorni dell’evento siano sei anziché sette, presenta una vasta gamma di proposte. Le scelte ognuno le fa secondo i propri interessi. Quello che segue è solo un itinerario che può aiutare altri a costruire il proprio.

È facile azzardare che il personaggio di questo Meeting 2020 sarà Mikel Azurmendi, scrittore e antropologo basco al momento sconosciuto a larga parte del pubblico italiano. Azurmendi, già docente alla Sorbona di Parsi e all’università dei Paesi Baschi, è stato anche un fondatore dell’Eta, da cui poi si è pienamente dissociato. L’avvicinamento fortuito, così lo chiama lui, alla comunità spagnola di Cl lo ha portato a compiere un’indagine approfondita su questo “vicinato” di cui ignorava l’esistenza. Non un’indagine accademica, ma vitale, andando a incontrare le comunità di Cl durante le vacanze, gli incontri, visitando le loro opere. Ne è uscito un poderoso volume, L’abbraccio, Verso una cultura dell’incontro, che Rizzoli proprio in questi giorni ha mandato in libreria. Azurmendi sarà al Meeting nella giornata inaugurale, alle 21, intervistato dal giornalista Fernando De Haro.

Il tema del Meeting 2020 è “Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime”, una frase del filosofo ebreo Abraham Heschel. E a trattarlo sarà un intellettuale ebreo con cui il Meeting ha intrecciato negli anni una solida amicizia, il giurista Joseph Weiler. L’incontro è in programma il 19 agosto alle 19.

Proseguendo in questo itinerario culturale, un’altra data da mettere in agenda è il 20 agosto quando sarà al Meeting Julian Carron, il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione. Nei periodo del lockdown il suo e-book, Il risveglio dell’umano, è stato un testo che ha accompagnato molti a interrogarsi in profondità sulla pandemia e sulle conseguenze per la vita quotidiana. Il tema che gli è stato assegnato è in piena continuità: da dove nasce la speranza?

Nello stesso giorno, alle 17, si annuncia di grande interesse il confronto (Le sfide del vivere nell’epoca del nichilismo) fra lo psichiatra Eugenio Borgna e lo psicanalista, filosofo, Umberto Galimberti, che per la prima volta partecipa al raduno riminese. 

È una consuetudine del Meeting ospitare personalità del mondo ecclesiale per fare il punto sul cammino della comunità cristiana. Quest’anno, nella giornata conclusiva domenica 23 agosto, ci sarà il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, che parlerà su “La dinamica del dono. Una nuova stagione per la Chiesa”.

La formula online consente anche l’organizzazione di serate con protagonisti che altrimenti sarebbe stato impossibile avere tutti insieme. Sabato 22 agosto, per esempio, l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta e Bernard Scholz, neo presidente del Meeting, dialogheranno a distanza con un gruppo di giornalisti internazionali (Indonesia, Francia, Argentina, Russia), fra cui David Brooks, editorialista del New York Times.

Molti incontri hanno come filo conduttore il tema della sostenibilità. Il 23 agosto, alle 15, ci sarà il premio Nobel per l’economia Muhammad Yunus, famoso per aver "inventato" il microcredito, che dialogherà con Andrea Simoncini e Mario Briggeri dell’Università di Firenze su Non torniamo al mondo di prima. Ricostruiamo insieme.

La politica è sempre stata di casa al Meeting e non poteva mancare a questa edizione dove lo scopo è offrire un contributo di riflessione alla ripartenza dell’Italia. L’incontro inaugurale, martedì 18 agosto alle 11, è con Mario Draghi, l’ex presidente della Bce, più volte tirato in ballo come possibile capo di governo nella caso di una crisi dell’attuale esecutivo. 

Ci saranno quasi tutti i presidenti delle regioni italiane: Ceriscioli, Musumeci, Fontana, a discutere di sanità, il 21 agosto alle 11; Bonaccini, Fedriga, Santelli, Toti e Zaia, il 22 agosto alle 11, per riflettere sul non ancora risolto rapporto fra autonomia regionale e Stato centrale.

L’evento clou per chi si interessa di politica è comunque il 21 agosto con l’incontro (Il Parlamento serve ancora?) promosso dall’intergruppo per la sussidiarietà. Molti i debuttanti di prestigio. In una prima sessione si confronteranno i ministri Luigi di Maio e Roberto Speranza. È la prima volta che un grillino torna al Meeting dopo l’infelice partecipazione del deputato Fantinati nel 2015. Nella seconda sessione troviamo tutti i leader del centro destra, Antonio Tajani, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, insieme a Maria Elena Boschi, di Italia Viva, e il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Del Rio. 

Elemento fondamentale di ogni edizione del Meeting sono da sempre le mostre, che anche quest’anno saranno proposte in parte dal vivo, in parte online. Formula mista per la mostra ”Vivere il reale” a cui ha lavorato un centinaio di studenti universitari italiani e stranieri. Anche l’esposizione “Bethlehem Reborn. Le meraviglie della Natività” sarà visitabile fisicamente al Palacongressi e potrà essere maggiormente esplorata online. È dedicata alla Basilica della Natività di Betlemme, riemersa in tutto il suo splendore dove una decina d’anni di accurati restauri. Fortemente voluta e sostenuta dall’Ambasciata dello Stato della Palestina presso la Santa Sede, la mostra dopo Rimini girerà in altre città, per approdare infine a Parigi. 

Non mancherà un omaggio a Federico Fellini nel centenario della nascita. Venerdì 21 agosto Giuseppe Tornatore, Sergio Rubini, Nicola Piovani, Matteo Garrone, Liana Orfei, Pupi Avati, Emir Kusturica, Carlo Verdone saranno alcuni dei protagonisti della serata (L’artista e l’amico Federico Fellini) condotta da Francesca Fabbri Fellini e realizzata in collaborazione con Cineteca e Comune di Rimini.

È già tutto pronto nell'edificio della Comasca di Rimini, sede delle scuole pubbliche paritarie medie e dei licei della Fondazione Karis. Direzione scolastica, personale amministrativo e docenti, hanno infatti terminato il percorso organizzativo in grado di fare riprendere la didattica in presenza, nel pieno rispetto di tutte le indicazioni e prescrizioni sanitarie e preventive. Prima campanella, la mattina del prossimo 14 settembre. Stesso orario e stesso giorno d'apertura anche per i 4 asili, tre a Rimini e uno a Riccione, e le tre sedi di scuola elementare: due riminesi a San Giuliano e Bellariva ed una sempre nella Perla Verde. 

Orari programmati per evitare assembramenti di studenti in entrata e in uscita, banchi singoli e correttamente distanziati, materiale igienico a disposizione di allievi, personale e docenti. Ed insieme ad il pieno rispetto delle condizioni di prevenzione, Fondazione Karis annuncia due rilevanti novità, che riguardano scuole medie e licei: ad ogni studente sarà assegnato gratuitamente un PC portatile che lo accompagnerà durante tutto il suo ciclo scolastico, mentre nelle classi del primo anno di corso dei tre licei (scientifico, classico, linguistico), diventano operativi banchi esagonali, sedie ergonomiche, connessioni on line ultraveloci con Pc e Tablet e lavagne elettroniche di ultima generazione


"Abbiamo appena terminato un gran lavoro organizzativo e di intervento sugli ambienti scolastici. Tutto è già pronto e abbiamo anche deciso di offrire a ogni ragazza e ragazzo un PC da utilizzare a scuola e casa – spiega Stefano Casalboni, Direttore Generale di Fondazione Karis e consigliere EDUCO – gli strumenti informartici sono ormai corredo essenziale del percorso formativo, anche al di là di ogni possibile lock down. Il Pc lo usi a scuola, lo porti a casa, ci fai compiti e ricerche, dialoghi con i docenti. Consegnare un PC è però un impegno economico enorme, per di più in un momento di straordinaria difficoltà finanziaria per le scuole paritarie, oggettivamente dimenticata dagli interventi di Governo e MIUR. Per questo, abbiamo dovuto lanciare una campagna di raccolta fondi e donazioni a favore delle nostre scuole. Senza l'aiuto di chi si sente vicino alla nostra missione educativa, il futuro delle nostre realtà sarebbe a fortissimo rischio".   


"In linea con i valori paritari della nostra comunità educante, pensiamo sia un dovere offrire a tutti gli studenti, senza fare distinzione di estrazione o condizione, un supporto informatico uguale per ognuno di loro – conclude Stefano Casalboni – e in un momento in cui assistiamo a uno strano dibattitto pubblico in cui il modello di banco o di cattedra, sembra essere diventato il cuore della discussione sul futuro della scuola, ricordo che in tutte le alule del primo anno dei licei utilizzeremo arredi assolutamente innovativi. Non è stata una scelta dovuta Covid 19, ma alla costante evoluzione della nostra proposta pedagogica e formativa. Che deve procedere al passo con cambiamenti e provocazioni che la realtà ci mette di fronte". 
Infatti, in quelle aule ci si lascia alle spalle la classica lezione frontale. I banchi diventano esagonali e semovibili, con prese e connessioni ultraveloci per Tablet e Lap Top. La loro disposizione muta a seconda del momento di studio deciso dal decente e senza problemi di distanziamento. Si segue la lezione utilizzando una lavagna interattiva, di quarta generazione.  

Fondazione Karis è una delle tre realtà educative riminesi che insieme a Cooperativa Service Web e Fondazione Unicampus San Pellegrino, hanno fondato lo scorso novembre a Rimini, EDUCO – Education Company, il primo consorzio italiano a racchiudere in un'unica progettualità una filiera formativa che va dall'asilo nido all'Università.  

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