L’ultimo ad essere aperto, proprio in questi giorni, è il servizio ostetrico-ginecologico. Si è aggiunto alle consulenze di tipo psicologico e psicoterapeutico, e ai servizi medici di cardiologia, neurologia, fisiatria e agopuntura. Presto dovrebbero arrivare anche un omeopata e uno psichiatra.
È il Poliambulatorio La Filigrana, operante da cinque anni a Rimini. La Filigrana è un poliambulatorio speciale. Nasce da uno dei sogni di don Oreste Benzi: nella società del gratuito da lui immaginata poteva e doveva starci anche un servizio medico davvero per tutti, anche per i poveri che non possono pagarlo. Per rendere l’idea, il sacerdote citava sempre un aneddoto del santo medico Giuseppe Moscati: alla porta di ingresso dell’ambulatorio all’ospedale degli Incurabili a Napoli, metteva un cappello per le offerte con la scritta “Chi ha metta, chi non ha prenda”. Si potrebbe ricordare un’altra delle frasi topiche del sacerdote riminese: “Le competenze non sono titolo di merito ma di servizio”.
Chiamarlo l’ambulatorio per i poveri sarebbe però sbagliato. “La nostra specificità – spiega la vice presidente, la psicoterapeuta Sabrina Limido – è che siamo aperti a tutte le persone che hanno bisogno dei nostri servizi, anche a chi economicamente se li può permettere. L’offerta è libera, non ci sono tariffe prestabilite. Chiediamo un’offerta perché servono risorse per portare avanti il progetto. Ognuno contribuisce secondo le sue possibilità, c’è chi dà un euro, chi centocinquanta, chi niente, il valore è lo stesso. Nell’ammettere i pazienti, diamo priorità a chi è in difficoltà economica, perché altrimenti dovrebbe rinunciare al trattamento di cui ha bisogno”.
All’inizio la struttura è stata un centro psico-pedagogico: i primi professionisti a coinvolgersi avevano quelle competenze e non c’erano i locali idonei per essere un poliambulatorio. Fra novembre 2018 e gennaio 2019 sono arrivati la sede (in via Casalecchio, 5 a Rimini) e il via libera delle autorità. Molto nutrita, otto, rimane la schiera degli psicologi e psicoterapeuti a cui minori, adulti, nuclei familiari possono rivolgersi.
La domanda dell’utenza è alta, lo era prima dell’emergenza Covid, lo è ancor di più dopo. Come si riesce a far combaciare il principio dell’offerta libera con l’esigenza di mantenere la struttura che evidentemente ha dei costi di gestione? “Eh, bella domanda! – risponde Sabrina Limido – Mantenere la natura di poliambulatorio ha dei costi rilevanti. Anche la crescita della struttura costa: per poter garantire il servizio ostetrico-ginecologico, ad esempio, ci siamo dovuti dotare di un ecografo. Attualmente riusciamo a coprire i costi mensili a metà. Vediamo però che incrementando il numero di servizi offerti, più persone vengono e riusciamo anche ad incrementare le entrate. Inoltre, partecipiamo ai bandi regionali che ci permettono di ricevere finanziamenti e di imbastire un lavoro in rete con altri enti e associazioni, che pure è una caratteristica importante del nostro lavoro”.
Alla Filigrana si rivolgono persone che hanno bisogno di psicoterapie. Un trattamento può durare anche anni, continua finché non è risolto il problema della persona. E il poliambulatorio segue con il metodo dell’offerta libera sia le persone che hanno bisogno di una visita sia quelle che necessitano di terapie più estese nel tempo.
Medici e psicologici che partecipano alla Filigrana conducono anche una propria attività professionale parallela. “Il nostro sogno – dice Limido – è che per i professionisti che lo desiderano il poliambulatorio possa diventare un ambito lavorativo vero e proprio. D’altra parte il concetto di società del gratuito non significa che tutto è gratis. Significa invece che si crea un luogo dove ognuno, secondo le sue possibilità, dà e riceve denaro e competenze”.
È interessante rilevare che anche professionisti che non vivono l’esperienza della Comunità Papa Giovanni XXIII chiedono di collaborare. “Per noi è importante perché al di là del servizio che riusciamo a dare, ciò che perseguiamo è un modo diverso di vivere la professione, che è per tutti. Si offrono competenze a chi ha bisogno, si gareggia fra colleghi nello stimarsi a vicenda, si collabora insieme”.
Accade quindi che persone che si potrebbero permettere qualsiasi servizio a pagamento scelgano La Filigrana per poter contribuire. E che lo spirito dell’iniziativa sia ben chiaro anche agli utenti più poveri. C’è stato un ragazzo in terapia che prendeva una borsa lavoro di 400 euro al mese e doveva anche sobbarcarsi il costo del viaggio, perché non era di Rimini. “Ci teneva – ricorda Sabrina – a darmi tutto quel che poteva. Si frugava nelle tasche ed esclamava: ecco, forse ho un altro euro!”.
Il Poliambulatorio La Filigrana ha svolto un ruolo importante durante i giorni del lockdown per l’emergenza Covid. Chiusa per forza di cose la sede, è stato offerto un servizio di consulenza psicologica a distanza. Ha chiamato tutte le settimane Luciana, 78 anni, che aveva paura di finire in ospedale da sola, lontana dagli affetti. Si è fatta viva Amina, 32 anni, che era invece alle prese con l’ansia di dover vivere in spazi ristretti, giorno e notte, con marito e figli. Anche Marco, 56 anni, ha chiamato perché la convivenza con la moglie era diventata problematica.
“Accanto a queste richieste specifiche di aiuto, dettate dall’emergenza Covid – racconta Sabrina – hanno continuato a bussare al poliambulatorio bisogni per così dire ordinari, anche se comunque provocati da equilibri saltati in seguito a problemi economici o a convivenze forzate da quarantena”. La richiesta è salita e oggi anche La Filigrana, come tutte le strutture sanitarie, ha una discreta lista d’attesa.