Virtù fiscale: vaste programme

Lunedì, 27 Agosto 2012

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Vaste programme


I dati del Sole 24 Ore di oggi riportano il ben poco lusinghiero posizionamento della provincia di Rimini, ultima in regione e 59ma in Italia per “virtù fiscale”, misurata come distanza tra i redditi dichiarati e gli indicatori di benessere.


La provincia di Rimini, commentando i risultati dell’indagine, afferma che (…) se pare quasi banale richiamare uno scatto d’orgoglio che convinca il sistema nella sua interezza a riconoscersi in un maggiore rispetto dell’etica come principio fondante la coesione sociale, va altresì rimarcata la componente economica di tale sottrazione di risorse che rende più difficili gli investimenti necessari a stare sul mercato. E’ un aspetto questo non ancora colto nella sua drammatica pienezza e, se non affrontato, porta con sé il rischio ‘tramonto’ per un’area che ha un bisogno incessante di modernizzare e riqualificare la propria dotazione infrastrutturale per vincere la sfida della concorrenza e garantire lavoro e benessere.


Vi sono due aspetti sui quali vale la pena riflettere, anche rispetto alle considerazioni svolte dall’istituzione provinciale.
Da un lato, in effetti, il richiamo al rispetto dell’etica, un po’ fumoso e generico, rischia di diventare moralistico se non tiene conto sia delle condizioni del contesto sociale ed economico generale, sia della concezione stessa di impresa che anima gli operatori della nostra provincia. Crisi a parte, in effetti, la cultura d’impresa che sembra fatta propria da tanti imprenditori è connotata da aspetti che la avvicinano pericolosamente ad una concezione che ha nella rendita (immobiliare, ma non solo: si pensi ai prezzi “gonfiati” degli stabilimenti balneari, degli alberghi, dei pubblici esercizi) la sua spina dorsale. A un’imprenditoria permeata di questi valori, a ben vedere, l’evasione fiscale pare congrua e coerente con la propria impostazione della vita e del modo di fare impresa.


Dall’altro, in modo quantomeno apodittico, la Provincia di Rimini attribuisce all’evasione la “sottrazione di risorse agli investimenti necessari a stare sul mercato”, parafrasando il più classico dei luoghi comuni sulle Pmi italiane, che vuole “imprenditore ricco ed impresa povera”. Su questo punto l’ente provinciale, così come quasi tutte le associazioni di categoria, sembra ignorare la categoria delle “imprese marginali”, ovvero delle imprese che si caratterizzano per operare su un mercato estremamente concorrenziale, come è quello del settore turistico (o di quello edilizio), con bassi margini e con elevata intensità di fattore lavoro, quasi sempre utilizzando una forte leva finanziaria e con pochi investimenti e capacità innovativa. E per questo genere di imprese, ad evidenza, l’evasione fiscale assomiglia, molto prosaicamente, ad una necessità vitale. I margini troppo modesti, in effetti, non consentono la sopravvivenza se non ad imprese che comprimono i costi, tipicamente non pagando le imposte.


Infine, ci sono due sistemi per fare in modo che le imprese marginali escano da un mercato che, peraltro, rovinano, ma “mercato” non è parola popolare di questi tempi. O aiutandole a diventare più grandi e meno marginali, anzitutto con la formazione e con l’educazione; oppure aiutando il mercato stesso a fare il suo mestiere, attraverso i fallimenti e la rigenerazione. In entrambi i casi, guardando il panorama riminese, si può concludere con il Generale De Gaulle che si tratta di “un vaste programme”.


Alessandro Berti
http://johnmaynard.wordpress.com
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Ultima modifica il Lunedì, 27 Agosto 2012 18:12