Fellini e Ridolfi, tutti vogliono i russi e i cinesi
Approfittiamo di quanto scrive Piero Manaresi su QdR. “Senza pudore si può affermare che i nuovi soci dovranno essere privati e possibilmente la maggioranza del capitale non dovrà essere nelle mani di operatori locali ma di operatori stranieri (non importa se Arabi, Cinesi o Russi) che abbiano la volontà di fare di Rimini un hub sia commerciale che turistico per i loro paesi d’origine. Qualsiasi altra soluzione sarebbe un’altra perdita di soldi e di tempo e tanto vale pensare di fare la fine di Forlì”.
Scritta oggi, e pur condivisibile, questa affermazione sembra purtroppo più la ripetizione di un principio che l’indicazione di una strada percorribile; oltre che il rimorso per quello che non si è fatto a tempo debito (o, meglio, per quello che la compagine di governo del territorio non ha fatto o non ha provato a fare).
Ma quello che ci interessa è se si può dire che non faremo la fine di Forlì o se questa sia invece una consolazione fallace.
In primo luogo perché i veri conti dei debiti e dei futuri impegni di spesa dei singoli aeroporti sono in pochi a saperli; e non è detto che ci sia qualcuno che conosca la verità su entrambi.
E poi perché, concorrenti in vita, l’aeroporto di Rimini e quello di Forlì rischiano di esserlo ancora, anche in “morte”. E’ infatti risaputo che il Ridolfi sta già guardando verso il privato - quello che noi per adesso auspichiamo soltanto - con un bando di gara, concordato con l’Enac, che sarà operativo in breve tempo. Non solo, anche i salvatori, quelli che dovrebbero intervenire con i propri soldi a risolvere la situazione, guarda caso, sono gli stessi.
Roveroni, il liquidatore del Ridolfi, ha dichiarato pochi giorni fa: "A livello locale c'è fermento. Abbiamo già un paio di incontri fissati con imprenditori locali, ma aspettiamo le valutazioni formali di Enac. Una cordata tra arabi, cinesi e romagnoli? Non posso confermare le indiscrezioni, ma sarebbe di certo una buona notizia se si creassero le condizioni per un'alleanza strategica tra soggetti diversi." (fonte RomagnaNoi)
Quale dunque dei due aeroporti saprà essere davvero attrattivo? Per capirlo bisognerà sapere non solo lo stato debitorio attuale (e reale) ma la necessità o meno di ulteriori investimenti per garantire la funzionalità futura del singolo scalo. E su questo proveremo a tornare nei prossimi giorni.
Ma ci sono due ulteriori notazioni da fare.
L’impressione, immaginando che gli eventuali investitori non siano dei benefattori o degli sprovveduti, è che essi aspetteranno il punto giusto di “cottura” dell’azienda per portarla via a minor prezzo possibile. Al contrario, l’ente pubblico dovrà provare a mantenere in vita la struttura il più possibile, sia per una protezione dei lavoratori, sia perché non fermare lo scalo dovrebbe, almeno teoricamente, facilitarne la vendita. E per fare questo dovrà continuare a mettere sul piatto nuovi soldi a fondo perduto. Infatti, proprio nell’ultimo consiglio, Forlì ha deciso un nuovo stanziamento di un milione e seicentomila euro. Uno scenario che, in futuro, si potrebbe verificare anche a Rimini.
Infine, per non farci mancare nulla, sembra che nelle segrete stanze il governatore Errani stia lavorando al progetto di un aeroporto nel ravennate, satellite del Marconi di Bologna. Forse la prima conseguenza della nomina di Ravenna a “capitale” del Provincione.