Fusione Hera Acegas, Petitti (Pd): La società resterà pubblica
Secondo il segretario provinciale del Pd, Emma Petitti (ieri ‘capogruppo per l’astensione’ in un consiglio che ha bocciato la fusione Hera Acegas), in tutta la faccenda c’è “un equivoco” da cui “sgomberare il campo”. In difesa del voto dei consiglieri del Pd, Petitti dice che “occorre distinguere fra l'obiettivo del progetto industriale, che mira a creare una delle aziende più importanti del paese rafforzando il ruolo pubblico grazie anche all'ingresso del Fondo strategico italiano, e la regolazione del sistema idrico ambientale, che non dipende dalle aziende, alle quali spetta la gestione dei servizi”.
Se da un lato, quindi, è innegabile per diversi motivi “la valenza strategica dell'aggregazione” che ha incassato il parere favorevole del sindacati, dall’altro le criticità ci sono e “riguardano non tanto il merito, quanto il metodo seguito e il rapporto fra azienda e territori”. Visto che aumenterà il numero dei “i Comuni coinvolti nella società che nascerà a seguito dell'aggregazione, le singole quote di partecipazione pubblica dei singoli enti locali o delle loro holding subiranno un assottigliamento. Il timore è quello della riduzione del peso dei singoli Comuni soci nel rapporto con l'azienda, e del progressivo allontanamento di Hera dai territori e dai cittadini”.
Il territorio riminese, invece, “intende fare sentire il proprio peso nel rivendicare investimenti consistenti e strategici, a partite dal piano di salvaguardia della balneazione e dal progetto Rimini isola, i cui effetti positivi non riguardano solo la città di Rimini, ma tutta la riviera”. Altra questione è quella della “necessità di una riduzione dei compensi dei manager Hera in linea con le aspettative di rigore e contenimento dei costi espresse dai cittadini”.
Ci sono però dei paletti, ricorda il segretario Petitti. Il 26 luglio “il Patto di sindacato dei soci pubblici che riunisce i Comuni capoluogo e che controlla il 58 per cento di Hera aveva dato parere positivo sull'accordo quadro siglato fra Hera e Acegas-Aps sempre lo scorso luglio”. C’è anche la scelta del 2003 del Comune di Rimini e degli altri soci “di collocare Hera sul mercato azionario” scenario in cui “la fusione con Acegas dovrebbe dare certezze sul valore della partecipazione, sulla competitività e sulla capacità di investimento, anche nella prospettiva di concorrere a gare per l’assegnazione dei servizi, a partire da quelle imminenti per il servizio di distribuzione gas”. Non è fattore secondario perché “se Hera dovesse perdere la gestione a favore di grandi gruppi, italiani o anche esteri, ne deriverebbe un danno sia come ricadute economiche sul territorio, sia come tutela occupazionale”.
Ultimo nodo. “Hera e Acegas resteranno pubbliche, non c’è nessun cedimento al mercato o privatizzazione”. I Comuni soci si sono impegnati a mantenere e, a garantire anche per il futuro, che “la società quotata risultante dall’aggregazione avrà una loro partecipazione pari almeno al 51 per cento delle azioni. Questo dovrebbe sgomberare il campo anche dall'equivoco sulla regolazione del sistema idrico ambientale e sul contrasto fra la fusione e il referendum sull'acqua pubblica dello scorso anno. Le fonti sono infatti tutte in mano pubblica, le reti sono di proprietà degli enti pubblici, mentre il soggetto che effettua la distribuzione, Hera, è e come detto resterà a maggioranza pubblica”.