La tradizione è vita. Sorprendente mons. Morandi a Rimini

Domenica, 26 Maggio 2019

Cosa è la tradizione per un vescovo che ricopre l'importante e delicato incarico di segretario della Congregazione per la dottrina della fede? “Per me – risponde monsignor Giacomo Morandi – la tradizione ha il volto di mio padre. Un uomo che ogni anno, giorno dopo giorno, leggeva tutta la Bibbia, da Genesi ad Apocalisse. Adesso quando riapro le sue Bibbie e leggo le sue annotazioni, mi riappare il suo volto, la vita e la fede che mi ha trasmesso”.

Uno va alla conferenza di un vescovo deputato a custodire l'ortodossia della fede e pensa di trovare un fine e dotto teologo, magari un po' accigliato, che ti rovescia addosso il suo pozzo di cultura, lasciandoti come ti ha trovato. Uno va e scopre che monsignor Morandi è certamente un fine e dotto teologo, ma è tutt'altro che accigliato, anzi è un gioviale modenese che sprizza gioia di vivere. E invece di trasmetterti lenzuolate di dottrina, ti comunica la sua esperienza della tradizione, che è vita. Vita, vita: sul taccuino degli appunti questa parola torna quasi ad ogni passaggio. Come le parole incontro, relazione.

La conferenza (venerdì sera al Museo di Rimini) promossa dal Portico del Vasaio su “Tradizione. Ciò che abbiamo di più caro”, nell'ambito del ciclo sulle parole che dividono, è stata una piacevole sorpresa per chi vi ha partecipato. La testimonianza, o se vogliamo la lezione-testimonianza, di monsignor Morandi ha letteralmente conquistato i presenti. E non solo per lo stile brillante e le battute frequenti.

Il punto di partenza è stata una citazione: “Secondo la statistica religiosa la vecchia Europa è sempre ancora una parte del mondo quasi completamente cristiana. Si può dire però che non c’è quasi un altro caso nel quale sia altrettanto evidente quanto la statistica inganni. Questa Europa che viene denominata cristiana è diventata da circa quattro secoli il luogo di nascita di un nuovo paganesimo, che cresce in modo inarrestabile nel cuore stesso della Chiesa minacciando di distruggerla dal di dentro. L’immagine della Chiesa moderna è caratterizzata essenzialmente dal fatto di essere diventata e di diventare sempre di più una Chiesa di pagani in modo completamente nuovo: non più, come una volta, Chiesa di pagani che sono diventati cristiani, ma piuttosto Chiesa di pagani, che chiamano ancora sé stessi cristiani ma che in realtà sono diventati da tempo dei pagani. Il paganesimo risiede oggi nella Chiesa stessa e proprio questa è la caratteristica della Chiesa dei nostri giorni come anche del nuovo paganesimo: si tratta di un paganesimo nella Chiesa e di una Chiesa nel cui cuore abita il paganesimo”.

A parlare così era nel 1958 il professor Joseph Ratzinger. “Una conferenza che gli procurò un sacco di problemi”, chiosa monsignor Morandi.

La seconda citazione è l'incipit della Prima lettera di Giovanni: “Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita...”. La tradizione è la trasmissione di una vita. Dal testo di Giovanni si comprende che qualcosa è accaduto, che si vuole comunicare un'esperienza vissuta. Un'esperienza talmente decisiva che lo stesso Giovanni nel vangelo ricorda l'orario. “Erano le quattro del pomeriggio”. “Fiumi di parole sono stati spesi su questo versetto. Cosa vorrà dire? Avrà un significato simbolico? Semplicemente, era accaduto alla quattro del pomeriggio”. La tradizione è vita, non può essere ridotta a idee o alle formule del catechismo.

Monsignor Morandi ama procedere per citazioni. E arriva a san Paolo, lettera ai Filippesi, dove racconta che lui, ebreo, sottoposto alla legge di Mosè, fariseo, ha rinunciato a tutto questo per guadagnare Cristo. Un evento nuovo, radicale, innesta Paolo in una nuova tradizione. E alle sue comunità, quando si manifestano problemi, ricorda sempre che lui ha trasmesso loro ciò che ha ricevuto.

Anche gli Atti degli Apostoli documentano che la tradizione nasce da un incontro che ha cambiato la vita. Seguendo quell'incontro, la Chiesa primitiva è andate su strade non proprio tradizionali (caso dei giudeo-cristiani). Pietro suscita scandalo perché entra nella casa del del pagano Cornelio. E Pietro replica: “Chi sono io per oppormi a Dio”.

“Se la tradizione è vita – commenta il vescovo – non la si può ingabbiare, altrimenti muore. La Chiesa difende il deposito della fede ma nello stesso tempo continua a crescere, aperta all'azione dello Spirito Santo. La tradizione à l'azione dello Spirito, altrimenti la si riduce a museo. L'artefice e il protagonista della trasmissione della fede è lo Spirito Santo”.

Il percorso per citazioni prosegue con Ireneo di Lione (la conoscenza della vera fede passa attraverso i testimoni), con il teologo Yves Congar (sulla tensione fra tradizione e rivolta), per approdare infine al teologo Jan Pelikan, autore di una monumentale storia dello sviluppo della dottrina cristiana: “La tradizione è la fede vivente dei morti; il tradizionalismo è la fede morta dei viventi”.

E chi è testimone della fede vivente? Sono i santi i migliori apologeti della tradizione. È la santità che trasmette la fede. “Se pensiamo ai valori, ci vengono in mente i voti delle persone che ce li hanno trasmessi”.

Finita la conferenza, c'è spazio per una domanda: qual è il compito dei cristiani oggi? Monsignor Morandi ancora una volta parte da Ratzinger. La citazione questa volta è del 1969, quella profetica conversazione radiofonica in cui il futuro papa dice che si sta andando verso una Chiesa che perderà soldi, potere e privilegi, ma che diventerà più libera. Secondo Morandi il compito di oggi è evangelizzare la gioia e la speranza. Cosa significa? Vivere ogni gesto nella certezza che un giorno risorgerò. “Se so che risorgerò, cambia tutto. Dobbiamo togliere il silenziatore a questa certezza”.

 

Valerio Lessi