Se in Italia gli elettori moderati sono alla disperata ricerca di una casa che non hanno più, stretti come sono fra populismo, sovranismo e una sinistra con lo sguardo rivolto all'indietro, a Bellaria Igea Marina la casa esiste e resiste eroicamente agli assalti delle ruspe salviniane.
Un dato interessante delle ultime elezioni amministrative, è la sopravvivenza a Bellaria di un partito, l'Udc (con tanto di scudocrociato nel simbolo), praticamente scomparso dai radar nazionali ma vivo e prospero nel regno di centrodestra ora ereditato da Filippo Giorgetti. Alle elezioni del 26 maggio ha ottenuto il 7,57 per cento ed ha eletto un consigliere, Ivan Monticelli, con il più che rispettabile gruzzolo di 277 preferenze, ovvero il recordman assoluto, anche rispetto a partiti ben più consistenti.
L'anomalia bellariese è messa in evidenza dall'ex sindaco Nando Fabbri in un articolo per il foglio online di Ottopagine, espressione dell'ala riformista del Pd di Bellaria, dove sottolinea che per tre volte l'Udc è stata determinante per eleggere al primo turno i candidati sindaci del centrodestra. Fabbri parla di “un contratto politico e di potere fra i cattolici locali e la destra”, argomenta che l'Udc è l'erede della Democrazia Cristiana che ha i suoi punti di forza in alcune parrocchie a partire da Bordonchio e nella gestione della Banca di Credito Cooperativo”. Secondo Fabbri, l'Udc di Bellaria esprime “una realtà sociale e politica fertile la cui vera contraddizione è il rapporto anomalo con la Lega, oggi, e prima con la destra post-fascista”. Ma l'ex sindaco non si nasconde che questa sopravvivenza democristiana dipende dal fatto che a Italo Lazzarini, sindaco per un mandato, non è stato consentito di fare il bis proprio da un Pd locale (o come allora si chiamava) egemonizzato da Fabbri.
In ogni caso resta il caso, quasi una case history da manuale, di un centrodestra che, nel voto amministrativo esprime ancora una forte trazione centrista. Non c'è solo la sopravvivenza dell'Udc, c'è Forza Italia che continua a registrare un onorevole 16 per cento, c'è la civica Siamo per Bim che ha ottenuto un altro 7,7 per cento. E come controprova, c'è una Lega che nello stesso giorno perde 17 punti dal voto delle europee a quello amministrativo. Si potrebbe dire che a Bellaria Igea Marina "il partito che non c'è", di cui discettano commentatori e politologi, c'è e riesce a sopravvivere nell'alleanza con la Lega che, anche se farà il pieno di assessorati, non ha però fatto il pieno nelle urne. Se infatti ai salviniani andranno le tre poltrone richieste, sarebbe un'altra anomalia che si aggiunge a quelle già evidenziate: la Lega perde la sfida interna con l'area centrista (nonostante l'imbarco di uomini ex di Forza Italia) e viene premiata con tre assessorati.
Un altro elemento che caratterizza Bellaria Igea Marina è il legame organico delle principale associazioni economiche di categoria con i partiti di centrodestra, una situazione che non ha eguali in altri Comuni della Provincia, dove le associazioni appaiono divise fra loro ed alcune hanno scelto di trasformarsi in una sorta di protettorato del sindaco in carica.
Certamente anche questo legame organico (cementato in un organismo come Verdeblu) influisce in profondità nel successo elettorale del centrodestra. Si può anche dire che a questo rapporto ha contribuito anche la decennale esperienza delle giunte Scenna (le ultime di sinistra prima di Ceccarelli) che hanno provocato una rottura sostanziale fra le amministrazioni di sinistra e il mondo economico. Se per decenni le categorie economiche sembravano temere il cambiamento, rifungiandosi nel rassicurante mantenimento di uno status quo, dopo le giunte Scenna questo patto tacito è mancato e ha contribuito a saldare il blocco sociale di centrodestra.