(Rimini) Italia Nostra guarda con “estrema preoccupazione” l’utilizzo che l’amministrazione comunale prevede per le spiagge libere di Rimini. “Una preoccupazione che nasce dalla constatazione che questi spazi demaniali che le normative regionali ed anche comunali mettono a disposizione della collettività e quindi di tutti per la balneazione non siano pensate come risorsa per avvicinare le persone ad un ambiente naturale magnifico come la spiaggia, che può così essere vissuta per scelta senza la mediazione dei concessionari, ma come spazi, quasi fossero location privilegiate - di utilizzo economico da parte di privati. Non è così, e riteniamo questa scelta sia miope e sbagliata sotto ogni punto di vista”.
Già l’anno scorso “si tentò l’assegnazione della spiaggia libera di piazzale Boscovich, fortunatamente rientrata per l’indignazione di tanti riminesi e non che amano quello spazio identitario della loro città. Quest’anno di nuovo, stavolta sfruttando la minor notorietà di una zona più periferica come quella della spiaggia libera di Miramare concessa per 40 giorni – ben oltre i limiti previsti dalla normativa regionale che ne prevede tassativamente 30 – nel cuore della stagione estiva – quasi che 40 giorni su 90 sia una breve entità temporale - con la prospettiva di allungare questa occupazione indebita della spiaggia per altri due anni. Ed ancora con la nuova trattativa sulla Molo Street Parade la spiaggia antistante il porto di Rimini, anche qui usata per un periodo limitato ( si spera ) ma sottratta alla comunità”.
Italia Nostra “è fortemente contraria a questo utilizzo del bene comune e non ci tranquillizza che il bando preveda come “al termine di ogni manifestazione l’arenile dovrà essere pulito e ripristinato per la libera balneazione, ad eccezione della porzione occupata dagli allestimenti; dovranno essere inoltre rimosse eventuali transenne o altri allestimenti atti a limitare l’accesso all’area”. Su questo vigileremo e saremo inflessibili nel denunciare abusi e violazioni. Sarà inoltre nostro compito aprire un dialogo con tutte le istituzioni - regionali in primis - che porti ad un confronto costruttivo, ad un approfondimento sulla gestione e sulla regolamentazione inerente queste porzioni di territorio fragili ed indifese nel loro ecosistema ma così importanti per la qualità della nostra vita”.