Per la prima volta il sindaco Andrea Gnassi è intervenuto sulla vicenda Tecnopolo -Acqua Arena, dopo che l’ex assessore Roberto Biagini ha reso pubbliche alcune carte del procedimento penale avviato dalla Procura in seguito ad un suo esposto. Lo ha fatto ieri sera in consiglio comunale rispondendo a due interrogazioni, di Luigi Camporesi (Obiettivo Civico) e di Marzio Pecci (Lega) che puntavano ancora una volta il dito su quello che Biagini ha definito il sistema inquinato di Rimini e sul ruolo giocato dal “facilitatore” Mirco Ragazzi e dal capo di gabinetto Sergio Funelli.
Gnassi ha insistito soprattutto sulla separazione di competenza fra organi politici e organi tecnici dell’amministrazione comunale. “Gli organi politici non hanno il potere di interferire nelle procedure di appalto, se è vero il contrario, lo si dimostri nelle opportune sedi”.
Gnassi ha fatto sapere che, una volta ricevuta dalla Procura la comunicazione che tre dipendenti comunali erano coinvolti nella vicenda Tecnopolo, è stato avviato il procedimento disciplinare nei loro confronti, poi sospeso in attesa della sentenza. Sulla notizia secondi cui Funelli sarebbe indagato a Bologna per la vicenda Acqua Arena, il sindaco si è limitato a riferire la comunicazione ricevuta dallo stesso Funelli: non ne so nulla, ho incaricato il mio avvocato di assumere informazioni presso la procura. Gnassi ha tenuto a precisare che secondo gli inquirenti nei procedimenti Tecnopolo e Acqua Arena (“fatti seri, gravi”) l’amministrazione figura come parte offesa. L’amministrazione non ritiene però di aver elementi sufficienti per costituirsi parte civile nel processo Tecnopolo.
Il sindaco ha rigettato la narrazione del sistema inquinato, ricordando che dal 2012 al 2018 sono stati eseguiti oltre 13 mila appalti e affidamenti senza nessuna ombra penale.
Ha quindi annunciato querele per quanti (politici, organi di informazione, cittadini sui social) hanno espresso giudizi diffamatori nei confronti dell’amministrazione.