(Rimini) “Si parla tanto di rigenerazione urbana, di riqualificazione e sviluppo sostenibile, dell’enorme importanza delle piccole imprese e dei negozi di vicinato per la vita delle nostre città, eppure ai bei discorsi non si dà seguito con i fatti”. Lo dice Giammaria Zanzini, vicepresidente regionale e consigliere nazionale di Federmoda Confcommercio. “Anzi – prosegue – nonostante il secco no al nuovo centro commerciale di Misano Adriatico che come rappresentanti delle imprese del commercio abbiamo più volte ribadito, veniamo a conoscenza che l’opera avanza a grandi passi, in aperto contrasto con i bei discorsi e soprattutto con la richiesta da parte della Commissione Europea di azzeramento totale del consumo di suolo entro il 2050”.
Insomma, per Zanzini, “come sempre la bocca è piena di belle parole, ma alla resa dei conti i fatti sono totalmente diversi. Come poter leggere diversamente la proroga di altri 6 mesi per la conclusione della Conferenza di servizi per la sottoscrizione dell’Accordo di programma richiesta dal Comune di Misano il 9 agosto scorso e avallata dal presidente della Provincia? E per fortuna il consigliere della minoranza Luigi Guagneli ci ha resi edotti dell’accaduto con un’intervista pubblica, altrimenti anche questo provvedimento in favore del nuovo centro commerciale sarebbe passato sotto silenzio. Concordiamo con lui che sia un atto che ‘evidenzia con forza la volontà di portarlo avanti’: senza questa proroga infatti, l’accordo sarebbe decaduto automaticamente”.
Come Federmoda – Confcommercio, “conoscendo benissimo i problemi che già attanagliano i negozi di vicinato, crediamo che questo nuovo polo commerciale possa essere un de profundis non solo per le piccole attività misanesi, ma anche per quelle dei territori limitrofi. Ben vengano i provvedimenti messi in campo da regioni come Abruzzo, Veneto e Trentino che hanno bloccato le nuove piattaforme commerciali sopra ai 10mila mq con la motivazione che occorre innovare il metodo di programmazione degli insediamenti commerciali sul territorio”.
Oneri di urbanizzazione e assunzioni di massa “sono allettanti, ma non bastano a giustificare decisioni contro il commercio e la vita sociale cittadina, anche perché va ricordato che per ogni assunto nella grande distribuzione si perdono dai 6 ai 8 commessi nei negozi dei nostri paesi delle nostre città. Sottolineiamo che nella provincia di Rimini negli ultimi 7 anni abbiamo perso 1.517 imprese di cui ben 629 nel nostro settore che comprende tessile, intimo, abbigliamento, accessori, calzature e pelletteria (-89 imprese all’anno)”.
“Rilanciare e potenziare” il ruolo attrattivo dei centri storici “mantenendo e rafforzando la presenza dei piccoli esercizi commerciali non sono solo belle parole da spendere davanti alle platee, ma concetti che vanno messi in pratica. Oppure dopo aver dato via libera al nuovo centro commerciale a fronte di una rotonda o poco più, il Comune dovrà mettere a bilancio altre spese per andare in aiuto del piccolo commercio e non far morire il tessuto sociale cittadino?”.