Focchi (Confindustria): Sempre più difficile l’accesso al credito. Oltre il 34 per cento delle imprese prevede calo di produzione per 2012, la precentuale più alta degli ultimi anni
Attività produttive, dopo la chiusura in negativo del primo semestre del 2012, dall’indagine congiunturale di Confindustria non risultano segnali incoraggianti, export a parte, per il secondo con produzione, fatturato e occupazione in flessione senza possibilità di appello. Continua ad essere particolarmente delicato il tema dell’accesso al credito.
“Dai dati Banca d’Italia riferiti alla Provincia di Rimini – spiega il presidente di Confindustria Maurizio Focchi – risulta, infatti, che a luglio 2012 gli impieghi delle banche verso le imprese private sono diminuiti di 687,90 milioni di euro su base annua (-11,18 per cento). Un trend confermato anche dall’indagine che Confindustria Rimini svolge periodicamente fra i propri associati: l’80 per cento del campione ritiene sia in atto un razionamento del credito, il 35,48 per cento si è visto negare nuovi affidamenti e il 21,43 per cento ha avuto richieste di rientro. Oltre a essere selettivo il credito è anche molto costoso: l’82,14 per cento delle imprese ha registrato un aumento degli spread e, di conseguenza, dei tassi di interesse”.
Le aziende, cioè, non smettono di essere rischio chiusura e si sposta in avanti la svolta ciclica. “Il centro studi Confindustria la colloca per l’Italia tra il secondo e il terzo trimestre del 2013”.
SITUAZIONE PRIMO SEMESTRE 2012
La rilevazione fa emergere come il fatturato totale delle aziende che hanno partecipato all’indagine, rilevato a prezzi correnti, nel primo semestre 2012 sia diminuito (-0,10 per cento) rispetto al primo semestre 2011.
La diminuzione contenuta del fatturato totale deriva dal buon andamento del fatturato estero (+9,90 per cento), mentre il fatturato interno è calato in maniera sensibile (-9,80 per cento).
Riferendosi alle dimensioni delle imprese, quelle con meno di 50 dipendenti evidenziano una riduzione del -5 per cento, le aziende fra 50 e 250 dipendenti segnano un calo del -2,1 per cento e quelle con oltre 250 addetti denotano un incremento del +2,90 per cento (determinato dal fatturato estero (+11 per cento) in quanto il fatturato interno è in calo (-13,20 per cento).
Il grado di internazionalizzazione delle imprese, inteso come percentuale di fatturato estero sul totale, si attesta in media al 60,90 per cento con una percentuale del 71,40 per cento nelle aziende con più di 250 dipendenti, del 36,50 per cento nelle aziende comprese fra 50 e 250 addetti e del 35,60 per cento nelle aziende con meno di 50 dipendenti.
La produzione segna un decremento nel primo semestre 2012 rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente (-1,90 per cento). Le imprese che hanno visto un calo maggiore nella produzione sono le piccole (-10,50 per cento), seguite dalle grandi (-1,10 per cento), infine le medie (-0,60 per cento).
L’occupazione nel primo semestre 2012 è diminuita (-1,84 per cento). Sono soprattutto le grandi imprese (-2,70 per cento) a determinare questo dato, in quanto nelle medie (-0,20 per cento) e nelle piccole (-0,60 per cento) il calo è stato marginale.
Per quel che riguarda gli ordini, il 22,78 per cento delle imprese del campione ha segnato un aumento, mentre per il 46,84 per cento sono in diminuzione. Gli ordini esteri segnano una percentuale di imprese che li ha avuti in aumento del 34 per cento e una percentuale del 30 per cento in diminuzione (viene confermato come il mercato estero compensi, almeno in parte, la riduzione di quello interno).
Le giacenze mostrano un aumento per il 19,18 per cento del campione, stabilità per il 53,42 per cento e diminuzione nel 27,40 per cento dei casi. La riduzione delle giacenze, unita a quella della produzione, evidenzia che le aziende cercano di far fronte alle richieste del mercato attingendo al magazzino.
Il costo delle materie prime è aumentato per il 48,65 per cento delle imprese, il 41,89 per cento considera il dato stazionario e il 9,46 per cento delle aziende l'ha visto in diminuzione.
Per quel che riguarda la difficoltà nel reperimento del personale solo il 3,75 per cento delle aziende la considera elevata o molto elevata, mentre per il 50 per cento non c’è nessuna difficoltà.
SINGOLI SETTORI MERCEOLOGICI
Analizzando i singoli settori merceologici si può vedere che legno e agroalimentare fanno segnare performance discrete, segno negativo invece per il metalmeccanico e, soprattutto per il settore grafico e per quello chimico.
In particolare il settore legno vede in aumento sia la produzione (+13,7 per cento) che il fatturato (+11,1 per cento). Fra l’altro questo comparto è l’unico nel quale l’aumento del fatturato è determinato soprattutto da quello interno (+13,9 per cento) rispetto a quello estero (+5,6 per cento).
Anche per il settore agroalimentare la produzione registra un aumento (+2 per cento), così come il fatturato totale (+6,8 per cento) e l’occupazione (+3,9 per cento).
Il settore metalmeccanico invece ha visto il fatturato in flessione (-1,6 per cento) con la produzione praticamente invariata (+0,1 per cento) . L’occupazione è stata in calo (-2,4 per cento).
Il comparto abbigliamento segna una diminuzione della produzione (-2,6 per cento) e dell’occupazione (-1,8 per cento) ma un aumento del fatturato totale (+3 per cento) determinato soprattutto dalla componente estera (+14,3 per cento) visto che il fatturato interno è in calo (-5 per cento).
Il comparto materiali per costruzioni mostra un calo della produzione (-0,6 per cento) e un aumento del fatturato (+1,7 per cento), con occupazione a sua volta in calo (-1,3 per cento).
Il settore chimico denota una diminuzione della produzione (-4,3 per cento), del fatturato (-4,5 per cento, con fatturato interno a -22,6 per cento) e dell’occupazione (-8 per cento).
Per il comparto dei servizi, il fatturato è in aumento del +5,5 per cento con occupazione a +4,7 per cento.
Infine l’editoria, grafici e stampa mostra un crollo della produzione (-33,7 per cento), con fatturato a -10,1 per cento e occupazione in calo (- 2,7 per cento).
Per quel che riguarda gli ordini, sono aumentati per il 40 per cento del campione nel settore agroalimentare e per il 37,50 per cento nell’abbigliamento (con le stesse percentuali però sono in diminuzione). A dispetto del buon dato di produzione e fatturato, nel settore legno solo il 12,50 per cento ha visto gli ordini in aumento e per il 62,50 per cento sono diminuiti.
Nel metalmeccanico solo il 16 per cento ha avuto ordini totali in aumento e il 44 per cento li ha visti diminuire. Il settore dei materiali per costruzione non ha avuto aumenti negli ordini (stazionari nel 50 per cento dei casi e in calo nel restante 50 per cento).
Il comparto chimico ha avuto gli ordini totali in diminuzione nel 66,67 per cento dei casi (nessuna impresa in aumento). Quello grafico ha manifestato un calo nel 71,43 per cento dei casi e un aumento nel restante 28,57 per cento.
Il dato degli ordini esteri è migliore rispetto a quello degli ordini totali in tutti i settori a parte l’abbigliamento che vede una percentuale maggiore di aziende che li ha visti in calo (50 per cento) e un’inferiore che li ha visti in aumento (33,33 per cento).
Le giacenze sono stazionarie nella metà dei casi praticamente in tutti i settori e i costi delle materie prime sono in aumento o stazionari nella quasi totalità dei casi.
Confronto con semestri precedenti
Dopo alcuni semestri che avevano evidenziato il segno positivo nei principali indicatori economici, torna a prevalere il segno meno davanti ai dati di produzione, fatturato e occupazione, come avevamo anticipato nell’indagine precedente che, pur con dati consuntivi ancora positivi, lasciava presagire l’attuale situazione.
Il dato relativo agli ordini continua a non mostrare segnali confortanti: aumentano le aziende che li vedono in diminuzione (arrivando quasi ad un’azienda su due), anche se, per quanto riguarda soprattutto gli ordini esteri aumenta anche la percentuale di chi ha gli ordini in aumento.
Le giacenze diminuiscono maggiormente rispetto alle precedenti rilevazioni: si stanno riducendo i magazzini a fronte di una minore produzione. Il costo delle materie prime rallenta il proprio trend di crescita: una percentuale maggiore di imprese rispetto agli ultimi semestri ha visto il dato stazionario o in diminuzione, mentre chi l’ha visto in aumento scende sotto al 50 per cento.
PREVISIONI SECONDO SEMESTRE 2012
Le attese degli imprenditori, relative al secondo semestre 2012 denotano una situazione non proprio rosea.
La produzione, infatti, viene annunciata in diminuzione dal 34,21 per cento delle imprese (dato peggiore degli ultimi anni), il 43,42 per cento prevede una situazione di stazionarietà e il 22,37 per cento degli imprenditori prevede un aumento.
Ordini: il 21,52 per cento degli imprenditori prevede una crescita, il 43,04 per cento stazionarietà e il 35,44 per cento una diminuzione. Rispetto all’ultima rilevazione si assiste ad un miglioramento, ma rispetto ad un anno fa, sono quasi il doppio le imprese che li prevedono in diminuzione.
Giacenze il 76,32 per cento le prevede stazionarie, il 10,53 per cento in aumento e il 13,16 per cento in diminuzione.
Occupazione sono stazionarie per il 65,85 per cento del campione, in crescita per il 9,76 per cento e in calo per il 24,39 per cento. Il dato che emerge dal ricorso alla cassa integrazione da parte delle aziende evidenzia che per il 39,29 per cento, tale ricorso è da escludersi e il 7,14 per cento lo considera poco probabile. Il 50 per cento lo considera probabile (il 38,10 per cento probabile ma limitato).
I SINGOLI SETTORI
Le previsioni non sono particolarmente incoraggianti nel settore metalmeccanico che prevede un aumento della produzione solo nel 15,38 per cento del campione, stazionarietà nel 46,15 per cento e il 38,46 per cento si aspetta una riduzione. Gli ordini sono visti in aumento per il 15,38 per cento, stazionari per il 53,85 per cento e in calo per il 30,77 per cento (va meglio per gli ordini esteri che vengono previsti in aumento dal 31,58 per cento). Male anche l’occupazione, in calo nel 30,77 per cento dei casi, stazionaria nel 61,54 per cento e in aumento nel 7,69 per cento.
Dati negativi anche per l’industria del legno: nessuna impresa prevede produzione e ordini in aumento che saranno stazionari per il 50 per cento del campione e in diminuzione per il restante 50 per cento (solo gli ordini esteri vengono visti in aumento dal 16,67 per cento del campione). Anche l’occupazione segnerà il passo: nessuna azienda prevede un aumento e il 37,50 per cento una diminuzione.
Relativamente più ottimistiche le previsioni nel comparto dell’abbigliamento che prospetta un aumento della produzione e degli ordini nel 37,50 per cento dei casi e stazionarietà nel 50 per cento (un 12,50 per cento prevede però una diminuzione). L’occupazione è prevista stabile per il 75 per cento, in aumento per il 12,5 per cento e in calo per il restante 12,5 per cento.
L’agroalimentare è il settore con le previsioni migliori: la produzione è prevista in aumento nel 44,44 per cento dei casi, stazionaria nel 33,33 per cento e in calo nel 22,22 per cento. Gli ordini in aumento per il 50 per cento del campione, stazionari per il 30 per cento e in calo nel restante 20 per cento. Negli ordini esteri ben il 71,43 per cento prevede un aumento. L’occupazione è prevista stazionaria nel 60 per cento dei casi, in aumento nel 30 per cento e in diminuzione nel 10 per cento.
Grafici ed editoria: la produzione viene vista in diminuzione dal 66,67 per cento e in aumento dal restante 33,33 per cento. Gli ordini in diminuzione per il 71,43 per cento e in aumento per il 28,57 per cento. L’occupazione stabile per il 57,14 per cento, in calo per il 28,57 per cento e in aumento per il 14,29 per cento.
Il settore materiali per costruzioni prevede la produzione stazionaria nella totalità dei casi. Per gli ordini invece il 50 per cento li prevede stazionari e il 50 per cento in calo. Anche l’occupazione è stazionaria per tutto il campione.
I chimici prevedono la produzione in aumento, stazionaria e in calo nella stessa percentuale (33,33 per cento). Gli ordini e l’occupazione stazionari nel 66,67 per cento dei casi e in calo nel restante 33,33 per cento (anche se il 66,67 per cento prevede in aumento gli ordini esteri).
Infine il settore servizi prevede stazionarietà negli ordini nel 54,55 per cento dei casi, aumento nel 27,27 per cento e diminuzione nel 18,18 per cento. L’occupazione è stabile per il 71,43 per cento, in calo nel 21,43 per cento e in aumento nel 7,14 per cento dei casi.
Confronto con semestri precedenti
I dati previsionali rispecchiano la situazione economica non positiva: la percentuale di aziende che prevede una diminuzione della produzione è la più alta degli ultimi anni, così come il campione di aziende che prevede un calo nell’occupazione.
Per quel che riguarda gli ordini, la percentuale di aziende che li prevede in diminuzione si mantiene su livelli elevati (quasi il doppio di un anno fa), mentre chi li prevede in aumento è ancora una percentuale relativamente bassa.
Negli ordini esteri si può vedere uno spiraglio: il saldo di chi li prevede in aumento e di chi li prevede in diminuzione è positivo, con valori simili a quelli di un anno fa.
Il dato sulle giacenze sconta il fatto che nel semestre appena trascorso sono diminuite a fronte di un calo di produzione e quindi le previsioni rispetto all’ultima rilevazione fanno emergere un minor numero di aziende che pensa di ridurle ulteriormente.