Se c’è un’azienda riminese pienamente inserita nell’economia globalizzata, questa è il gruppo Teddy. È uno dei leader internazionali nel settore dell’abbigliamento fast fashion: fatturato di oltre 640 milioni, il 52,6% realizzato all’estero, oltre 600 negozi diffusi in 40 Paesi del mondo, vendite all’ingrosso in 90 nazioni, più di 2.550 dipendenti. Che impatto ha avuto la prima emergenza sanitaria globale su un’azienda i cui confini sono quelli del mondo? “Quello che vedo – osserva l’amministratore delegato Alessandro Bracci - è un’azienda che, pur ancora con tante doverose preoccupazioni, ha voglia, desidera lavorare e tornare alla normalità perché cosciente che qui c’è di mezzo non solo un’emergenza sanitaria, ma una vera e propria emergenza lavorativa”.
Il desiderio di ritorno alla normalità è un sentimento sempre più diffuso che va sostituendo sgomento, paure, preoccupazioni. Che hanno influito anche sui comportamenti dei consumatori finali. “L’impatto è ancora difficile da calcolare, - afferma Bracci - è evidente in questi giorni un calo degli ingressi e quindi delle vendite. Stiamo mettendo in campo tutta la creatività e la capacità di reazione che abbiamo per prendere le contromisure necessarie. Ci stiamo attivando anche insieme ad altri retailer per capire che sostegno chiedere alle istituzioni. Ma prima di tutto questo ci tengo a raccontare una storia. Ci ha scritto in questi giorni una cliente, sorpresa di trovare in un nostro negozio “sorriso, gentilezza, pazienza. Complimenti a quello staff che ti fa acquistare e non scappare”. Come abbiamo scritto a tutti i nostri collaboratori, il rispetto e la messa in pratica delle precauzioni che in questi giorni vengono indicate, sono un gesto ancora più visibile di attenzione e responsabilità verso i clienti, che devono continuare a sentirsi accolti come sempre ma in maniera adeguata al contesto sanitario attuale. Mai come oggi vale il principio del nostro stile di vendita: “Tratta l’altro come vorresti essere trattato tu”. In questi giorni, come ho già detto, non possiamo dare nulla per scontato: i nostri clienti che sono un dono, i nostri colleghi che sono un dono”.
L’emergenza ha comportato nelle aziende anche il cambiamento di abitudini e comportamenti. Dal punto di vista delle attività lavorative, in Teddy, nelle varie sedi dell’azienda sono state date indicazioni di ridurre al minimo le trasferte in Italia e all’estero e le riunioni con numeri rilevanti di persone. Dirigenti e dipendenti si attenendono ai consigli e alle indicazioni diffuse dalle autorità competenti anche in termini di chiusure. È incentivato l’utilizzo di strumenti di comunicazione a distanza (video call), oltre chiaramente all’indicazione di attenersi scrupolosamente alle norme igieniche previste.
È stato detto che l’emergenza ha forti contraccolpi per le aziende che hanno dislocato la produzione in Cina e all’estero. Anche la logistica per molte è diventata una difficoltà. Da questo punto di vista ci sono problemi anche per il gruppo Teddy? “I nostri fornitori – risponde l’amministratore delegato - si trovano in diverse nazioni, anche per una migliore gestione del rischio. La Cina è importante per alcuni aspetti, quindi siamo già al lavoro da mesi per mettere in campo opzioni alternative. Dal punto di vista logistico, stiamo riscontrando alcune difficoltà, ma soprattutto legate alle zone rosse, per adesso. Inoltre, come detto, abbiamo ridotto al minimo le trasferte. Per fortuna, l’emergenza è capitata in un periodo in cui viaggi e trasferte non erano essenziali”.
In ogni caso è ancora presto per fare i conti, per verificare l’entità dei danni subiti dalle aziende. “Si, - conferma Bracci - in questo momento i danni non sono quantificabili. Speriamo di riuscire a tornare presto tutti alla normalità e per fortuna qualche segnale si vede, certe considerazioni degli esperti, l’attenuazione del provvedimento sui bar in Lombardia. Mi sembra di intravedere una grande desiderio di normalità. Ne abbiamo tutti bisogno”.