Rimini | Turismo, Gnassi: Riequilibrio delle risorse in chiave sussidiaria
Sta per partire una nuova era nella promozione turistica di Rimini. La capitale della riviera si farà largo nel mondo con un video virale sulla romagnolità (sarà presentato a dicembre) commissionato a Francesco Zucchi, l'ideatore del video/ videogame ironico sullo ‘spalatore’ di Pennabilli che ha spopolato su youtube a partire dal nevone dello scorso febbraio, ma non è tutto.
Il sindaco Andrea Gnassi oggi in Comune ha prima analizzato i dati elaborati dall’Ufficio di statistica della Provincia. C’è l’1,3 per cento in più in arrivi e il meno 1,2 in presenze rispetto al 2011. Significa che “abbiamo tenuto in un momento molto difficile e, semplicemente che gli italiani che hanno meno soldi restano una notte in meno”. La notte in meno degli italiani fa poi notare in realtà “è controbilanciata dagli stranieri al 30 per cento sul totale (lo sorso anno sul dato dei primi nove mesi si parlava del 23 per cento). Il livello più alto dagli anni post mucillagine”.
Al proposito fa notare di quanto siano cresciuti i russi il cui mercato “vale per Rimini il doppio dei tedeschi”, con oltre690mila presenze contro 333mila da gennaio a settembre. I russi sono anche quelli, gli unici, che riescono a fermarsi ancora 7 notti. E dice: “Abbiamo fatto bene a volare in Russia. Adesso tocca alla Cina”. Gnassi ha in mente di avviare un’azione di intercettazione dei flussi dagli occhi a mandorla grazie ad un privato riminese e sta preparando con Apt la primo proposta di promocommercializzazione in cinese da parte di un Comune italiano.
Il sindaco dice anche che i dati turistici sarebbe bene analizzarli anche su scala annuale, che “bisogna uscire dal concetto di stagione perché altrimenti non si capisce perché a un certo punto si sia deciso di investire su fiera, palacongressi e aeroporto”.
Spiega che il dato negativo, la “flessione più sensibile”, di “giugno è dovuto non solo alla crisi, ma anche al sisma che ha colpito l’Emilia Romagna e il centro nord, un bacino di riferimento”, mentre “particolarmente significativo è il mese di settembre caratterizzato oltre che dal buon andamento meteo anche da una serie di eventi a sfondo sportivo che hanno premiato la nostra città: più 7 per cento in arrivi, più 5,7 in presenze”.
Successivamente, però, il sindaco ha anche detto che “i dati numerici non dicono tutto perché bisognerebbe tenere conto dei fatturati” e ha fatto la sua analisi politica.
“Siamo di fronte a un cambio epocale, non appena a una crisi – ha detto il sindaco – ed è bene che nel turismo ci abituiamo a una rivoluzione nell’approccio con cui andiamo sui mercati. E’ per questo che noi già dallo scorso anno, che potremmo definire l’anno zero del turismo, abbiamo deciso di lavorare sul cambiamento di abitudini e stili di vita, cambiamenti che investono la relazione tra pubblico e privato. Il riequilibrio delle risorse che si possono spendere per il turismo in chiave sussidiaria è un obbligo. Non può essere solo il pubblico il soggetto a cui sono demandati gli investimenti o nella promozione turistica o nel sostegno alle infrastrutture strategiche”.
Quindi che si tratti di un’operazione promo commerciale o di un evento o di qualsiasi altra attività, “oggi è il tempo, condividendo il progetto, di un percorso anche nel mettere in campo le risorse, gli strumenti possono essere diversi, dalla tassa di soggiorno a progetti speciali. E’ persino banale dire che oggi il pubblico non può tenere in piedi le azioni che si fanno. Noi abbiamo fatto una vera e propria scelta non appena di aprirci al privato, ma di ragionare col privato, di fare col privato di esaltare le eccellenze territoriali”.
Rimini, inoltre, si conferma “leader del turismo per le famiglie, ma stiamo risalendo la china anche sul versante turismo dinamico, di tendenza e giovanile. Questo ci fa capire che dobbiamo lavorare su internazionalizzazione e sul dinamico, altrimenti ci declassiamo”.
E’ necessario, però uno strumento, o meglio, la revisione di uno strumento. “E’ giunto il momento di superare una geografia istituzionale politica e rinnovare la legge del ’98. I club di prodotto devono introdurre criteri più selettivi. Bisogna sostenere i club che vanno sul mercato internazionale e sui segmenti dinamici, non sceglierli a caso oppure dare a tutti un po’. Bisogna verificare se funzionano o non funzionano, dare dei punteggi diversi a quei club di prodotto che lavorano su benessere, wellness e sport perché abbiamo visto che allargano le fasce”.
Bisogna andare oltre la “pace sociale”. “L’efficacia della nostra penetrazione sul mercato non può essere indebolita o affievolita da una sorta di pace sociale e politica e noi faremo la nostra parte, senza rivendicare l campanile più alto”.
Un’idea su cui sembra stia lavorando anche la Regione è quella dei brand. “Potrebbe essere utile fare un ragionamento di come un brand possa trascinare club di prodotto”.