Riuscirà la Regione Emilia Romagna a superare in breve tempo l’esame di rischio sanitario e consentire quindi gli spostamenti anche da territori esterni? Nel Dpcm, che ha aperto la fase due sono indicati anche i criteri e i parametri che devono essere rispettati per poter dare il via libera alle attività economiche, alberghi e negozi compresi.
Le regioni hanno il compito di monitorare con cadenza giornaliera l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e, in relazione a tale andamento, le condizioni di adeguatezza del sistema sanitario regionale. Una tabella allegata al Dpcm del 26 aprile elenca gli indicatori che devono essere in linea: Stabilità di trasmissione del virus; servizi sanitari non sovraccarichi; attività di readiness (dunque essere preparati a intervenire se c’è rischio); abilità di testare tempestivamente tutti i casi sospetti; possibilità di garantire adeguate risorse per contact-tracing (monitoraggio dei “positivi”); isolamento e quarantena.
Chi non riesce a tenere sotto controllo questi punti non potrà aprire le strutture turistiche e ospitare viaggiatori provenienti da altre regioni. In pratica ritorna alla Fase 1.
Uno dei più importanti è la capacità di tenuta del sistema sanitario. Il Corriere della Sera scrive che uno dei criteri per valutarla sarà il «tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva per pazienti Covid-19». La soglia massima è il 30%, se si supera scatta l’allerta. Il secondo indicatore è il «tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti Covid-19». In questo caso la soglia per non far scattare l’allerta è il 40%.
Intanto dal vertice dei ministri europei del turismo, tenutosi lunedì, arriva la notizia che la Croazia si propone di intercettare il turismo internazionale proponendosi, in ragione del lieve contagio da virus, come la meta di vacanze sicure. Ciò dovrebbe avvenire attraverso corridoi autostradali aperti a turisti in possesso di un certificato che attesta la negatività al virus. Accordi bilaterali sono già stati raggiunti con Slovenia e Austria, Ungheria e Repubblica Ceca.
La fuga in avanti della Croazia mette in difficoltà l’Italia e la costa adriatica in particolare.
Il nostro Paese ha assunto una posizione congiunta insieme a Grecia, Cipro, Francia, Spagna, Portogallo, Bulgaria, Romania e Malta. «Nei nostri Paesi il turismo rappresenta un’industria strategica — hanno scritto in una lettera comune —. Concordiamo sulla necessità di stabilire regole omogenee per la mobilità via aria, mare o terra, per garantire nell’eurozona viaggi sicuri e senza interruzioni. Queste misure dovranno essere adottate in modo uniforme sul territorio europe