(Rimini) Giammaria Zanzini, consigliere nazionale e vicepresidente regionale di Federmoda-Confcommercio, chiede “un serio dibattito sul futuro del commercio in viale Ceccarini”, momento “non più rinviabile. Decine di negozi sfitti, un arredo urbano che mostra tutti i suoi limiti e progetti di nuovi insediamenti commerciali che non aggiungono nulla ad un’area ovunque riconosciuta come meta dello shopping di qualità impongono una riflessione che deve coinvolgere tutte le parti in causa. Associazioni di categoria, singoli imprenditori, proprietari degli immobili e pubblica amministrazione devono potersi sedere insieme allo stesso tavolo per porre rimedio prima che i buoi scappino irrimediabilmente dal recinto”.
Se nel breve periodo “non può più essere rimandata una maggiore attenzione alla manutenzione del viale, di certo il discorso dovrà essere di più ampio respiro e prevedere anche deroghe agli strumenti urbanistici in atto che, di fatto, non stanno ottenendo i risultati sperati nella riqualificazione del commercio a cui il viale è da sempre vocato. Ogni vetrina sfitta ed ogni negozio con merce di bassa qualità, aumentano il rischio di degrado, che porta con sé un deficit di sicurezza e allontana operatori, turisti e investitori. Per salvaguardare il commercio di qualità, è auspicabile l’adozione di regolamenti che poggino su alcune Leggi sulle quali insistere per intervenire sulla salvaguardia della qualità del commercio, dal Decreto Minniti sulla sicurezza urbana, al Decreto Franceschini sull’esercizio del commercio in aree di valore culturale, fino al cosiddetto DL Salva Italia”.
Il commercio, “soprattutto quello del settore moda e calzature è in grave crisi, ma alcune soluzioni si possono trovare. A cominciare dagli affitti rinegoziati, che da tempo suggeriamo alle amministrazioni comunali dopo i buoni segnali dati su alcuni territori. Non si può pensare di avere rendite di fabbricato come negli anni del boom economico, ma i proprietari vanno messi anche nelle condizioni di accettare una rinegoziazione del canone con la reintroduzione della cedolare secca, a cui va affiancato un abbassamento delle aliquote d’imposta per rendere questa operazione appetibile per tutti”.
Andrebbe in questa direzione di valorizzazione del patrimonio commerciale esistente anche “l’istituzione dell’Albo comunale delle Botteghe Storiche a Riccione. In altri Comuni del nostro territorio sta funzionando bene ed è un’iniziativa che va nella direzione dell’innalzamento della qualità del commercio, aggiungendo una premialità sulla Tari per chi da anni sta resistendo sul mercato nonostante le difficoltà. Si potrebbe poi intercettare l’iniziativa del sindaco di Arona che ha inserito agevolazioni fiscali per le nuove attività che vengono aperte all’interno di negozi sfitti da oltre sei mesi”.
“Non siamo contro un negozio di alimentari nel viale, ma farebbe davvero male vedere sorgere un discount in piena area pedonale di pregio. Anche chi commercia l’alimentare può portare qualità all’area grazie ai prodotti del territorio e alle eccellenze enogastronomiche che non richiamano chi cerca solo di acquistare alcol a basso costo e una panchina per consumarlo. Questo non sarebbe accettabile. Insomma, di idee ce ne sono tante. Per questo chiediamo subito un tavolo comune tra i vari attori interessati affinché viale Ceccarini possa tornare a godere del suo storico appeal che ancora fa breccia nell’immaginario collettivo, con l’auspicio che torni quel motore attrattore per il turismo a cui Riccione non può e non deve rinunciare”.