(Rimini) La visita del ministro degli Esteri Luigi Di Maio al Tecnopolo di Bologna viene colta da Emma Petitti, presidente dell'Assemblea legislativa, quale occasione istituzionale per richiamare con forza l'attenzione del governo sulla vicenda di Patrick Zaki, il giovane studente dell'ateneo bolognese ingiustamente incarcerato in Egitto ormai diventato simbolo dei diritti umani negati. Di seguito il testo integrale della lettera.
On. Ministro Di Maio,
siamo particolarmente lieti della Sua visita al Tecnopolo di Bologna CNR, una struttura che, in quanto vocata alla promozione dell'innovazione tecnologica dei sistemi industriali consolidati e emergenti, renderà la Regione Emilia-Romagna ancora più competitiva a livello internazionale. Siamo fermamente convinti che la Rete dei 10 Tecnopoli della Regione, oltre che volano di sviluppo tecnologico e scientifico, sia la dimostrazione di come il lavoro in sinergia tra il Governo e la Regione rappresenti un elemento necessario e insostituibile quando ci sono in campo idee e progettualità così ambiziose per il futuro delle nostre comunità, specie in questo momento in cui la pandemia mette a dura prova anche il sistema economico e sociale.
In qualità di Presidente dell'Assemblea legislativa, l'occasione mi è - quindi - particolarmente gradita per darLe il nostro benvenuto in Emilia-Romagna e, allo stesso tempo, per rappresentarLe una situazione a cui tengo molto.
Come sappiamo, anche alla luce delle ultime notizie, il giovane studioso Patrick Zaki, che proprio all'università di Bologna conduceva i suoi studi con estrema passione e diligenza, sta scontando nel carcere egiziano di Tora una detenzione ingiusta, crudele e irrazionale da dieci mesi.
La recente lettera che ha inviato alla sua famiglia e che è stata resa pubblicamente nota è straziante, così com'è straziante pensare che dopo quasi un anno di incomprensibile prigionia ancora non sia cambiato nulla rispetto alla fase iniziale, con un'insopportabile procrastinazione della sua custodia cautelare che procede ormai a cadenza fissa, senza che si riesca nemmeno a intravedere la luce della scarcerazione.
Ogni volta che il Tribunale del Cairo si pronuncia, le nostre speranze vengano puntualmente disattese, con un rinvio continuo che inizia ad assumere le forme di una farsa.
Sapere che un giovane ragazzo sia rinchiuso in cella perché militante dei diritti umani è inammissibile, sia nei suoi confronti, della sua famiglia e più in generale di chi gli vuole bene, sia nei confronti di tutte e tutti i prigionieri di coscienza come lui.
L'Europa ha tra i suoi principi fondativi la piena integrazione del rispetto dei diritti umani e, dunque, auspichiamo che questa triste vicenda si possa risolvere secondo giustizia e libertà, la cui affermazione e garanzia sono la più alta aspirazione della gente comune, così come sancito nella Dichiarazione Universale dei Diritti umani.
Come Assemblea legislativa, ci siamo attivati da subito per inviare dei segnali istituzionali in tal senso e cercare di apportare, per quanto possibile, un nostro contributo, attraverso più azioni finalizzate a mantenere alta l'attenzione su Patrick Zaki e condividere insieme la speranza della sua liberazione.
In virtù del ruolo che ricopro, avevo inviato una lettera all'Ambasciatore italiano in Egitto per avere notizie circa lo stato di salute fisico e psicologico del ragazzo e per esortarne la sua liberazione.
Di recente, in collaborazione con la Giunta regionale, abbiamo affisso all'ingresso della sede dell'Assemblea un "ritratto di parole" che ritrae il volto del giovane ricercatore, in modo tale da rinnovare ulteriormente, insieme alle altre Istituzioni che hanno convintamente aderito a questa iniziativa di solidarietà, un messaggio di giustizia sociale e la nostra vicinanza a Patrick e alla sua famiglia.
Dobbiamo assolutamente insistere perché possa tornare alla sua vita e tra i banchi dell'Ateneo bolognese, e per questo dobbiamo mettere in campo ogni sforzo possibile per chiedere, con maggiore incisività e pressione, la giustizia che tutti aspettiamo.
I diritti umani sono inalienabili e non possono essere messi a repentaglio da regimi che calpestano la dignità e la libertà delle persone, in violazione di qualsiasi principio democratico.
Servono azioni forti e coraggiose da parte dello Stato italiano che prevedano anche un ripensamento dei rapporti istituzionali e commerciali con l'Egitto, compreso il ritiro dell'Ambasciatore italiano in Egitto.
Noi, come Assemblea legislativa, ci siamo e siamo pronti ad aiutare come Istituzione e come comunità, in attesa di rivedere Zaki al più presto. Qui, in Emilia-Romagna, è a casa.
Emma Petitti, Presidente dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna