Rimini | Carim, Bonfatti: Utili nel 2014, ma non saranno distribuiti come dividendi
E’ momento non solo per fare il punto su i primi 70 giorni da presidente, ma anche di togliersi qualche sassolino dalle scarpe, due in particolare che a Sido Bonfatti, presidente Cda Banca Carim, danno un certo fastidio.
Se parla di aeroporto, per esempio, o casi simili (società partecipate dagli enti istituzionali). Banca Carim vuole più considerazione da parte dei soci, soprattutto quelli pubblici. “Siamo il principale ente di credito in situazioni molto delicate per il territorio. In questi casi, ma non solo, quando Banca Carim si fa garante di un affidamento economico, vuole essere certa che soldi vadano allo scopo per cui sono stati richiesti. Oppure che gli enti condividano con noi, eventualmente, la scelta di una destinazione differente”. E il ruolo rivendicato riguarda anche in questi casi le scelte strategiche.
Da oggi in avanti, quindi, si cambia registro, in tre mosse. “Vogliamo ci sia riconosciuto il ruolo che ci spetta, ovvero quello corrispondente all’esposizione (finanziaria) che presentiamo. Vogliamo revisionare i rapporti con gli enti e le autorità partecipanti ai capitali ai quali richiederemo maggiore correttezza nei comportamenti. Vogliamo invitare anche le altre banche coinvolte in queste situazioni ad agire in modo concertato”.
Rispetto alla salute della banca, Bonfatti è piuttosto ottimista (anche se per i soci tempi migliori sono ancora lunghi). Dopo 15 mesi di esercizio, cioè con il bilancio 2014, potrebbero arrivare i primi risultati positivi, magari con produzione di dividendi che però non saranno distribuiti a causa delle “condizioni imposte sui requisiti patrimoniali particolarmente sfidanti per le banche che escono da periodi di difficoltà. Tornare ai dividendi sarebbe un grande risultato, un messaggio fortissimo, ma il procedere con la distribuzione dipenderà dalla patrimonializzazione”, percorso che a sua volta dipende molto dalla fusione di Eticredito (auspicata da Bankitalia), il secondo sassolino nelle scarpe di Bonfatti.
Nel corso dell’ultima assemblea dei soci di Eticedito, dentro ci sono anche Carim Banca (col 10 per cento) e Fondazione (col 14 per cento), non tutti sono sembrati sereni rispetto all’ipotesi di fusione illustrata. “Su questa operazione non mi spiego – dice Bonfatti – il forte contrasto tra la ragionevolezza del cda di Eticredito e i toni polemici, invece, utilizzati in assemblea”. Il nodo da sciogliere sarebbe quello della richiesta da parte dei soci di un comitato etico, figura da inserire nello statuto.
“Questa è un’operazione che ha un’utilità per Carim e una per Eticredito, legate al benessere del territorio. Non c’è da parte nostra preclusione sulla costituzione di un ‘comitato etico’”, spiega Bonfatti. “Tuttavia, la richiesta ideologica dell’inserimento della figura nello statuto mi fa pensare a una scarsa fiducia nei confronti di Carim e questa cosa non mi piace. Nelle operazioni di questo tipo è bene non lasciarsi guidare da logiche ideologiche, ma dal beneficio economico”, aggiunge sostenendo che la banca non procederà all’incorporamento qualora in assemblea non ci fosse una larga condivisione. “L’operazione non rappresenta una necessità poiché Banca Carim ha già ampiamente superato i parametri stabiliti dalla Banca d’Italia”.
Sulla capitalizzazione, Bonfatti dice che “il momento non è favorevole. Per patrimonializzare meglio puntare su valutazione attenta dei rischi e su ripresa di valore”.
Rispetto alle linee d’azione che guidano il nuovo cda ci sono buone notizie per i dipendenti che “sono in esubero”, ma non saranno lasciati a casa. “L’ottimizzazione del profitto in una banca come la nostra deve tenere conto delle ricadute che avrebbe sul territorio”. Rispetto alla riorganizzazione del personale Bonfatti non la manda a dire ai sindacati. “E’ necessario precisare che in caso di promozioni, trasferimenti, assunzioni di ruolo, non è pensabile per noi cedere ai condizionamenti di dipendenti e organizzazioni”, i sindacati, con cui, dice tra l’altro “stiamo già negoziando”.
Il presidente torna, infine, anche sul sostegno di Banca Carim ai gruppi industriali. “Non voglio metterli in difficoltà, ma noi dobbiamo differenziare gli impieghi. Non pensiamo di ridurre i finanziamenti ma di diluirli affinché ne possano beneficiare anche professionisti e piccole e medie imprese. Penso anche che, benché sia giusto chiedere alle banche di sostenere le imprese anche nei momenti di crisi, forse sia il caso di richiamare le proprietà alla responsabilità sociale di intervenire attraverso proprie risorse”.
Un po’ di numeri. Sono attualmente 7431 i Soci di Banca Carim. La maggioranza delle azioni è detenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, oggi al 58,73%. Altri azionisti istituzionali sono Banca Popolare dell’Etruria (2,77%), Chiara Assicurazioni SpA, Cassa di Risparmio di Cesena SpA, CSE Consulting Srl, Banca Interprovinciale SpA, Consultinvest SpA, Cassa di Risparmio di Cento SpA e Cassa di Risparmio di Ferrara SpA (tutti con partecipazioni inferiori al 2%). Banca Carim è presente in sei regioni (Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Lazio e Umbria) con 96 sportelli ed occupa circa 750 dipendenti.