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21 12 2012 | Rimini | Inchiesta Meeting, Vitali (Provincia): Per noi è un patrimonio per cui continuare a contribuire, ma se hanno sbagliato daranno indietro i soldi

Venerdì, 21 Dicembre 2012

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Rimini | Inchiesta Meeting, Vitali (Provincia): Per noi è un patrimonio per cui continuare a contribuire, ma se hanno sbagliato daranno indietro i soldi


Inchiesta Meeting. La notizia di oggi è che la Corte dei conti ha aperto un fascicolo per danno erariale rispetto alle accuse della procura di Rimini alla Fondazione 310mila euro ricevuti sotto forma di finanziamento pubblico, dal 2009 al 2010, avendo secondo la procura ritoccato i bilanci.


Intanto però il presidente della Provincia di Rimini, tra gli enti pubblici che sostengono il festival culturale, spezza una lancia in favore dell’evento. “Il Meeting è un valore di questo territorio, lo è sempre stato. Le centinaia di migliaia di persone che lo frequentano lo dimostra. Quindi sia i contributi che sono stati dati, sia quelli che daremo, hanno la finalità di salvaguardare un patrimonio”. Non esclude, comunque, che “se questa inchiesta dovesse andare fino in fondo e rivelarsi giusta è chiaro che noi chiederemo indietro i soldi, anche perché c’è di mezzo la Corte dei conti e non puoi fare altro”.


Tuttavia, il presidente Vitali spiega anche che, “da riminese”, non se la sente di "fare una guerra di religione". "Chiedo attenzione in tal senso, per non lasciarsi andare a una battaglia di principio. Se un errore c’è stato, se hanno commesso un reato è giusto che venga pagato. E quindi è anche giusto che ridiano indietro i soldi. Ma un conto è questo, un conto è il valore. Perché qui ci si divide sempre in bianchi e neri come se, ci fosse o non ci fosse il Meeting, per Rimini fosse la stessa cosa. E invece per Rimini non è la stessa cosa, sia da un punto vista pratico economico sia da un punto di vista culturale. Si tratta di un brand, un prodotto, che per una settimana sta su tutti i media nazionali e internazionali”.


Chiede chiarezza Fabio Pazzaglia, consigliere comunale di Sel, rispetto alla procedura che permetterebbe il dissequestro dei conti correnti intestati agli indagati, creando un fondo da 310mila euro (la somma corrispondente all’ipotetica truffa) a disposizione della magistratura.


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