Rimini | Il vescovo Lambiasi spiega i pilastri della pace
Nel primo giorno dell’anno, dedicato dalla chiesa alla figura di Maria madre di Dio e alla pace, l’omelia del vescovo di Rimini Francesco Lambiasi ripercorre le tappe della formazione degli operatori di pace a partire della testimonianza della Madonna. “Nonostante il tentativo laicista di strappare l'albero della pace dalle sue radici religiose e spirituali per farne un valore autonomo dell'etica della sola ragione, oggi si comprende che "il deficit religioso della nostra epoca è l'attuale sconfitta della pace" (T. Mann). In questo anno della fede, nella luce del mistero del Natale, Maria ci si presenta come icona della pace con Dio e serva della pacificazione universale del mondo, di ogni famiglia, di ogni società, di ogni persona”, ha detto il vescovo.
“Maria nell'annunciazione ha messo da parte sogni e progetti personali per accogliere con gioiosa disponibilità il disegno di Dio sulla propria vita. Non si può essere operatori di pace se non ci si affida totalmente e liberamente a Dio per fare, senza pretese e senza riserve, la sua volontà. "E'n la sua volontade è nostra pace"(Dante). Non c'è pace senza fede, senza accogliere la presenza di Dio nella storia e nella nostra vita”.
Ispirandosi alle parole di papa Giovanni 23esimo, il vescovo ha poi declinato le quattro condizioni che rendono possibile la pace, che definisce “cantiere dell’arsenale della pace”. “L’edificio della pace si presenta come cantiere permanente basato su quattro piloni: forza della verità, pratica della libertà, azione di giustizia, potenza dell'amore (cfr Pacem in terris, 1963)”. Pilastri che Lambiasi passa successivamente a descrivere lasciandosi ispirare dalle parole dell’attuale papa, Benedetto sedicesimo. A tema quest’anno per la giornata della pace soprattutto la libertà religiosa, che ancora manca in diversi paesi del mondo.