(Rimini) È stato il fondatore della “Piccola famiglia dell’Assunta” don Lanfranco Bellavista, accompagnato da Suor Paola Bastoni, “veterana della Comunità”, ad accogliere il Vescovo Francesco Lambiasi e il Prefetto Giuseppe Forlenza, in visita alla Comunità di Montetauro, nel territorio del Comune di Coriano. Un’accoglienza di immediata sintonia e senza orpelli, come è nello stile monastico, con la prima tappa alla Chiesa Parrocchiale intitolata a Santa Innocenza, martire riminese nel periodo di Diocleziano che la fece uccidere, verosimilmente nel 303, anno in cui l’imperatore romano emanò l’editto per la persecuzione dei Cristiani.
Don Lanfranco e il Vescovo hanno quindi illustrato al Prefetto le peculiarità della Comunità - nata alla sequela della “Piccola Regola” scritta da don Giuseppe Dossetti -, che vive di preghiera e di servizio ai piccoli e agli ammalati. Comunità che ha iniziato ad operare agli inizi degli anni ’70, il cui Statuto ecclesiale è stato approvato il 2 febbraio 1998 (giornata liturgicamente significativa della “Presentazione di Gesù al Tempio”) dall’allora Vescovo di Rimini Mariano De Nicolò, scomparso esattamente un anno fa, quando era ospite proprio della Piccola famiglia dell’Assunta.
I piccoli sono persone con disabilità più o meno gravi, in maggioranza non autosufficienti o che hanno in comune l’abbandono. Dopo un breve periodo di tempo necessario all’inserimento, essi diventano membri permanenti della comunità e vengono affidati a un fratello o a una sorella e ai rispettivi nuclei in modo stabile. Tale affidamento è per tutta la vita: stanno sempre insieme, notte e giorno. La condivisione riguarda ogni momento della giornata regolare, anche durante la preghiera comunitaria, se le condizioni del piccolo lo consentono.
Il nome “Piccola famiglia” risponde, quindi, esattamente alla circostanza che la Comunità è una famiglia di mamme, papà e figli, seppure non biologici, che si occupano senza sosta dei piccoli disabili che giungono a Montetauro, vivendo con loro giorno e notte per 365 giorni all’anno. Piccoli che crescono e che restano in Comunità. Il ragazzo o l’adulto affetto da disabilità vive a Montetauro come soggetto che può dare un suo contributo e darlo al meglio, uscendo dall’idea della vergogna o del pietismo che per troppi decenni ha accompagnato le famiglie con portatori di handicap o malati gravi. Nel concreto del quotidiano, la Comunità compie ogni sforzo per scongiurare la sensazione di solitudine e favorire l’inserimento in una rete di affetti familiari, affinché anche nei momenti di crisi, prevalga il confronto, la consolazione e il cammino comune.
Il Vescovo e il Prefetto hanno poi avuto modo di conoscere personalmente gli ospiti negli ampi spazi che circondano la casa e ascoltare altre narrazioni di vite provate, ma che hanno incontrato l’amore della Comunità, come quella di Ciriaco, colpito dalla meningite nei primi mesi di vita ed autore di poesie o quella di Giuseppe, disabile proveniente dal capoluogo lombardo o ancora quella di Michele, bambino abbandonato dalla madre in un noto ospedale bolognese. L’intensa mattinata, nel corso della quale il Prefetto ha espresso un forte ringraziamento a Don Lanfranco e a tutte le operatrici e gli operatori per la cura, la dedizione e la testimonianza che scuotono e commuovono, si è conclusa con la benedizione impartita dal Vescovo.