(Rimini) Sabato scorso, "mentre l’epidemia registra una allarmante e pericolosa recrudescenza", si è svolta a Rimini, come in altre città italiane, la manifestazione organizzata da vari movimenti no vax « per la libertà; contro la truffa del Covid; contro la dittatura instaurata, contro il “Passaporto schiavitù”». A questa manifestazione, tende noto l'associazione Avvocati riminesi per la difesa della salte pubblica, "hanno partecipato attivamente alcuni colleghi, con interventi che miravano a “legittimare” giuridicamente le assurde posizioni no vax. Noi Avvocati riminesi intendiamo manifestare il nostro radicale dissenso e censurare quindi queste argomentazioni del tutto infondate", spiegano gli oltre 40 avvocati firmatari di una lettera inviata alla stampa.
"Parlare di «truffa del Covid» e di «dittatura sanitaria», costituisce un insulto alla memoria degli oltre 130.000 morti italiani di Covid, alla memoria dei Colleghi dei vari Fori italiani che si sono ammalati gravemente oppure che sono deceduti per Covid; costituisce un insulto alla memoria di tutte quelle persone che sono decedute e che continuano a morire nel mondo. Il concetto individualistico di “libertà” propagandato dai no vax non ha nulla a che fare con i principi democratici della nostra Costituzione, mentre ha molto a che fare con la “cultura” del « me ne frego »!". gli Avvocati riminesi ribadiscono quindi che "la Costituzione Italiana tutela la salute, sia come diritto dell’individuo sia come interesse della collettività. L’art. 32 recepisce quindi, anche in materia sanitaria, i principi solidaristici affermati dall’art. 2. Pertanto possono essere disposti anche trattamenti sanitari obbligatori, in forza di una disposizione di Legge (cioè con norma di fonte primaria); del resto in Italia l’obbligo vaccinale è stato più volte disposto nel 1963, nel 1966, nel 1991 e nel 2017. Solo con l’obbligo vaccinale sono state debellate malattie, un tempo epidemiche, come la poliomielite ed il vaiolo".
Il green pass, inoltre, "non comporta un obbligo vaccinale generalizzato, ma costituisce un mero requisito o una idoneità per accedere a determinati servizi ed ambienti sociali (come la patente per poter guidare); pertanto è perfettamente legittimo sotto il profilo costituzionale". infine, "il green pass non viola affatto alcuna normativa sulla tutela della Privacy, poiché sono stati recepiti i correttivi indicati dal Garante. Peraltro esiste un necessario principio di bilanciamento tra la giusta tutela della privacy individuale e l’altrettanto giusta tutela della salute collettiva", spiegano gli Avvocati.