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26 01 2013 | Rimini | Fiere e congressi, royalties e mutui, tribunali e numeri ‘segreti’: show di Cagnoni in commissione

Sabato, 26 Gennaio 2013

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Rimini | Fiere e congressi, royalties e mutui, tribunali e numeri ‘segreti’: show di Cagnoni in commissione


Arringa-show del presidente del gruppo RiminiFiera, Lorenzo Cagnoni in commissione controllo, ieri in Comune a Rimini. L’occasione è creata e voluta dal presidente della seconda commissione, Carla Franchini (M5S) per fare il punto sulle società partecipate. Per quelle sotto Cagnoni (nove con la nuova Airet), si parla di oltre l’80 per cento di partecipazione pubblica. A partire da un largo escursus sulla crisi e la concorrenza tra le fiere e gli investimenti che hanno permesso a Rimini di mantenere la quarta posizione a livello nazionale e che hanno portato espositori esteri favorendo l’internazionalizzazione degli eventi, i temi alla fine si sono ridotti a due: da un lato la querelle tra consiglieri e Cagnoni su alcuni dati negati dalla Fiera al Comune, dall’altro i debiti del palacongressi.


Capitolo palas. “Nella costruzione del nuovo palazzo dei congressi, dai 94 milioni di previsione abbiamo speso alla fine 101 milioni”, spiega il presidente Cagnoni. “Per sostenere l’apparato finanziario sono stati attivati due mutui. Quello di 46,5 milioni di Rimini Congressi, a cui si dovrà aggiungere il dividendo straordinario dato dalla Fiera ai soci pubblici e ai privati. I pubblici si sono impegnati a riversarlo per sostenere l’attività del palacongressi. C’è poi un altro mutuo di 28 milioni attivato dai proprietari dell’immobile, la Società del Palazzo. Al pagamento delle rate di questo mutuo devono concorrere due fonti: il canone di locazione, 1,1 milioni, con il quale è stato affidato a Convenzioni bureau e le royalties che dovrebbero essere pagate dagli albergatori a corrispettivo presenze procurate grazie all’attività del palacongressi”.


Qui ci sono dei problemi. “Rispetto all’affitto devo dire che la società sta onorando i propri impegni. Non ci sono e non ci saranno problemi da questo punto di vista. Per le royalties, invece, il problema esiste. Ed è un problema serio. Quando abbiamo pensato a questo sistema non ci siamo fatti l’illusione di aver inventato formule magiche, ma oggi abbiamo qualche difficoltà in più rispetto a quelle previste”. In pratica dei 500mila euro di royalties ipotizzate nel primo anno di attività del palcongressi, ne sono arrivati meno di 300mila e sono in atto anche contenziosi con gli albergatori per 40mila.
“Lo scostamento dal punto di vista dei versamenti ci preoccupa. Con le royalties significativamente inferiori rispetto alle previsioni dovremo trovare altre soluzioni. Uno dei problemi maggiori sta nel fatto che sono pochi gli albergatori che hanno aderito ad Aia Palace (il consorzio che unisce una settantina di soci Aia e che pagano al consorzio una somma per la gestione delle prenotazioni per gli eventi al palas, somma che ha lo scopo ti tappare il buco).


I terreni da vendere e la rinuncia all’auditorium. In attesa di vendere, ci sono trattative in stato avanzato (con la Conad), i 21mila metri quadrati di terreno, della vecchia fiera, Cagnoni rimpiange l’auditorium che non ci sarà (su intuizione del sindaco di Rimini). “Avere un auditorium accanto palacongressi con altri 400 parcheggi non sarebbe stata una cosa da poco. Per noi è stata una grande rinuncia. A quel terreno, adesso, bisognerà dare un’altra destinazione. Ci auguriamo in linea con i criteri urbanistici e i bisogni di carattere economico della fiera”. E ricorda, al proposito i 3,6 milioni (1,8 da Comune e 1,8 da Fondazione Carim) persi col mancato auditorium.


In generale, “Il congressuale aumenta rispetto al 2012 in volume di fatturato. Se nel 2012 ha chiuso con 9,233 milioni di fatturato e un risultato netto negativo di 432mila euro, nel 2013 si prevedono 10,637 milioni di fatturato con un risultato netto negativo che scende a 186 mila euro”. Altri numeri. Nel 2012 c’è stato un aumento del 25 percento dell’attività rispetto 2011 con 80 eventi al palacongressi per 177mila presenze, 11 in fiera (tra cui manifestazioni religiose e meeting) per 928 mila presenze, 4 eventi in altre sedi. Per un totale di 1,1 milioni di presenze a Rimini grazie al congressuale. Sono stati “8, con un più 50 per cento, gli eventi internazionali, e abbiamo ricevuto un più 22 per cento rispetto allo scorso anno di domande per gli eventi, fatto che ci permette di misurare l’interesse della clientela”.


Tribunali. E’, infine, in corso il contenzioso con la società che ha causato il ritardo, la francese Cofely costruttrice della mega conchiglia. I tempi per arrivare a un giudizio non sono molto brevi, “abbiamo a che fare con le questioni della giustizia civile, si fronteggiano due diverse pretese”, spiega Cagnoni. “Una è quella dell'azienda che ha presentato riserve, a suo dire motivate, con numeri estremamente importanti che superano i 40 milioni di euro (43 per la precisione). Dall’altra parte ci sono gli oltre 22 milioni di pretese avanzate dalla Società del Palazzo, che riteniamo molto più motivate”. Dovrebbero ammontare a 4,5 milioni, una tra le voci nella lista, i soldi spesi da Convention bureau per ‘riproteggere’ gli eventi prenotati, cioè garantire ai clienti gli stessi servizi che avevano comprato con il nuovo palacongressi anche nel vecchio quartiere dove sono stati dirottati.


Capitolo trasparenza. La storia che ha portato Cagnoni in commissione nasce da un’interrogazione della Franchini del 27 settembre. La consigliera grillina ha chiesto a tutte le partecipate il costo di struttura (cda, collegi, ma anche servizi), il numero dei dipendenti e le qualifiche, il numero di direttori generali, direttori e vice (o funzioni equiparate), i rispettivi curricula e contratti, gli importi per incarichi e consulenze, i debiti delle partecipate perché, spiega “è il cittadino, e non altri, il soggetto chiamato a far fronte ai debiti, ai mutui, alle ricapitalizzazioni per quanto spetta alla parte del socio pubblico”.
La Fiera questi dati non li ha forniti. Neanche quelli chiesti dal consigliere Gianluca Tamburini: “In termini di servizi, custodia e manutenzione, quanto costa ogni giorno il palacongressi vuoto?”. Altra domanda, del consigliere Gennaro Mauro (Pdl): “Il presidente Cagnoni ha qualcosa da nascondere ? Saranno per caso i rapporti con Il Monte dei Paschi di Siena?”.


Cagnoni inizia la sua arringa facendo notare come la Fiera sia in grado di garantire un indotto “di 12 euro per ogni euro di fatturato”. Poi dice: “Noi generiamo un volume affari attorno ai mille milioni di euro, un miliardo. Se si considera che il pil provinciale è attorno a otto miliardi si capisce come queste due attività (fiera e palacongressi, ndr) hanno un rilievo straordinario”.
E poi le motivazioni del no. “Non ritengo dover dare spiegazioni al diniego. Quelli chiesti sono dati sensibili che possono essere assunti come elemento di possibile danno per la componente provata che fa parte della nostra società per azioni”. Non è una questione di puro principio, ci tiene a precisare. “Posso solo dire che complessivamente la spesa per il personale è di 8 milioni (che io ritengo sproporzionata, che in atto un conflitto con i lavoratori)”. Si tratta di dati, spiega il presidente, che ha già negato anche alla Regione avvalendosi della consulenza di fior fiore di avvocati.
“In una società per azioni che come RiminiFiera ha un carattere commerciale e agisce con missione imprenditoriale in un regime di concorrenza e libero mercato (una società del secondo tipo) non è possibile dare quei dati che, anzi dobbiamo tutelare. Io non li do neanche se me lo chiede il padreterno. Anzi, considero la questione nella sostanza ridicola”. Tutt’altra storia per “la Società del Palazzo dei congressi” che “è un ente strumentale, non opera con finalità imprenditoriale, e io mi sento obbligato a dare tutte le informazioni richieste”.


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