Il governo italiano ha deciso di non introdurre il tema delle concessioni demaniali all’interno del decreto sulla concorrenza in discussione domani, prenendosi tempo sei mesi per fare un aricognizione del settore. Il decreto è un documento ritenuto importantissimo per la piena applicazione del Piano nazionale di ripartenza e resilienza in cui convergono gli ingenti fondi messi a disposizione dall’Unione Europea.
La Confartigianato Imprese Demaniali ha accolto in maniera molto positiva la decisione del governo. Cerchiamo di capire perché. “Normare superficialmente su un tema come questo”, spiega il presidente Mauro Vanni, comporta il rischio di “adottare provvedimenti iniqui. Bisogna rendersi conto che la realtà delle concessioni demaniali è molto articolata”.
Sono circa 30mila le concessioni in tutta la penisola e non sono tutte uguali. “Spesso generalizziamo pensando che riguardino tutte il tipico stabilimento balneare. Invece molte sono legate ad alberghi, campeggi, bar o ristoranti, discoteche, affitto di natanti, sfruttamento di specchi acquei per la pesca. Il tema è molto complesso”. Si tratta in pratica di licenze diverse che hanno valori diversi. Ben venga quindi per i bagnini di Confartigianato l’esigenza del governo di fare chiarezza prima di prendere una decisione in merito. “Avere un quadro chiaro della situazione permette al governo di fare una normativa che sia più equa e giusta, rispondente alla realtà”.
Vanni cita l’esempio dei porti o altre aree con durata delle concessioni di 50 e 90 anni, quello delle piccole concessioni lacustri o marittime “rilasciate per attività minimali, hanno peso relativo, sulle quali non sono stati fatti investimenti”. Poi ci sono concessioni precedenti il 2010, anno in cui (a seguito della direttiva eurpea Bolkestein del 2006) sono stati eliminati dal codice della navigazione gli articoli che garantivano il rinnovo automatico delle concessioni e il dirittto di prelazione per i vecchi concessionari. “Quando ho preso la mia concessione, negli anni Novanta”, ricorda Vanni, “c’era una legge dello Stato che diceva che quella concessione sarebbe stata mia per tutta la vita. Io ho fatto un investimento affidandomi a una legge dello Stato. Questo dovrà contare”.
Non solo. “C’è una sentenza della Corte europea che oltre al legittimo affidamento, ritiene opportuno nel caso di perdita della concessione il risarcimento del valore d’impresa per il concessionario. Su questo noi puntiamo molto perché permetterebbe di fare investimenti sullo stabilimento fino all’ultimo giorno di concessione. E' inoltre importante riconoscere anche la professionalità, fattore che mantiene alto lo standard degli stabilmenti balneari”.
Oltre alla sentenza della Corte europea, in soccorso ai concessionari è arrivata anche una sentenza del Tar di Lecce: ha stabilito che una legge dello Stato non va subordinata a una direttiva europea, non essendo essa né legge né trattato. In merito a questa sentenza si è in attesa di un pronunciamento del consiglio di Stato.
Il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, oltre alla possibilità ben spiegata dai bagnini, manifesta qualche dubbio. "Calendario alla mano, il semestre di censimento scade proprio a ridosso dell'estate 2022", fa notare il sindaco. Il dubbio maggiore è che scaduti i sei mesi e arrivati a ridosso dell'estate 2022, le questioni più scottanti si ripresentino proprio come sono adesso. "E' chiaro che questo temporaneo 'congelamento', seppur motivato da una dichiarata e comprensibile volontà di trasparenza, non aiuta a risolvere lo scenario confuso e precario sul tema delle spiagge, che si protrae ormai da tempo e che lascia nudi gli stessi Enti locali nella gestione della cosa", spiega Sadegholvaad.