(Rimini) Durante la fase acuta dell'emergenza sanitaria, nella primavera del 2020 “l'introduzione dello smartworking è nato da un'esigenza urgente e prioritaria: quella di garantire il distanziamento sociale ed evitare la diffusione della pandemia”. Lo ha spiegato oggi in commissione comunale l'assessore Francesco Bragagni. “Questo ha consentito il lavoro da casa per oltre 800 dipendenti, senza ripercussioni sull'operatività dell'ente in considerazione della drastica riduzione nelle richieste di servizi nel periodo di lockdown”.
Con l'allentamento delle restrizioni e la ripresa delle attività, “si è tornati gradualmente al lavoro in presenza, in grado di poter garantire l'adeguata risposta ai bisogni dei cittadini. Ad oggi il ricorso allo smartworking è limitato ed è richiesto in via temporanea, per pochi giorni, dai dipendenti che per quarantena o per isolamento precauzionale non possono prestare servizio in presenza".
Gran parte dei servizi ai cittadini “che eroga il Comune richiede necessariamente il lavoro in presenza per essere pienamente funzionale – aggiunge l'assessore Bragagni – ma l'Amministrazione sta investendo per l'innovazione digitale e lo sviluppo. Credo che, terminata l'emergenza, non si possa pensare ad un rientro al mondo pre-Covid, ma a modalità più smart di organizzare il lavoro e offrire i servizi, ottimizzando risorse".