(Rimini) “Si riparte, ma lo stato d’animo non è dei migliori". Lo sottolinea il presidente del sindacato dei locali da ballo, da oggi, in teoria, riaperti. "Saranno circa il 30-40% i locali dell’Emilia Romagna che riusciranno a presentarsi puntuali a questo appuntamento, ovvero quelli in grado di ripartire in poco tempo, quelli che ci hanno sperato e ci hanno creduto mantenendo la macchina oliata e pronta ad accendersi nonostante i costi. Aprire dall’oggi al domani non fa parte del nostro lavoro: non è così che funziona per i locali, che hanno come necessità primaria quella di programmare".
Nonostante il via libera del governo "le aspettative non sono rosee: chi apre oggi lo fa solo per riprendere con il lavoro, per rimettere in piedi lo staff, con l’auspicio che le restrizioni vengano gradualmente ma velocemente eliminate. Ammesso e non concesso che le persone tornino subito in pista: nell’animo della gente c’è voglia di libertà, divertimento e spensieratezza, ma la situazione attuale va in tutt’altra direzione. L’impennata dell’inflazione che non si vedeva da decenni, portata in alto dal costo spropositato dell’energia e purtroppo anche da quello dei beni di prima necessità, fanno scivolare indietro le possibilità di spendere per divertirsi. Con stipendi sempre uguali mentre il prezzo della vita sale, quello del divertimento sarà un capitolo di spesa ad essere sacrificato: gli indicatori ci dicono che non ci sarà la corsa ai locali da ballo. L’unico vantaggio per chi apre oggi è che aprono in pochi e magari riuscirà a coprire le spese della serata".
Se nelle case "arrivano bollette triplicate, non va certo meglio alle nostre aziende che stanno ricevendo fatture inimmaginabili. Per tutto questo, è pura utopia pensare che un locale possa reggere per molto tempo una capienza al 50%. Il differenziale tra costi di apertura, spese e incassi sarà a saldo negativo. Come associazione continueremo dunque a pressare il governo attraverso tutti i nostri canali per tenere un faro acceso sul nostro settore anche da domani, quando magari si sarà spenta qualche telecamera perché abbiamo riaperto. Invece le problematiche così complesse non si cancellano in un attimo: il nostro comparto resta in grave difficoltà, come tutta l’economia”.