(Rimini) Il consiglio comunale dedicato giovedì sera alla legalità e alla sicurezza è stato aperto dai saluti del prefetto Giuseppe Forlenza e del questore Francesco De Cicco, presenti il comandante provinciale della guardia di finanza colonnello Alessandro Coscarelli, il tenente colonnello Francesco Milardi del comandando provinciale dei carabinieri, i rappresentanti di diverse associazioni del territorio, alcune scuole e il magistrato Daniele Paci (nella foto).
Il prefetto ha puntato i riflettori su due concetti da lui definiti “valori che compongono il concetto di sicurezza e di legalità, al di là delle formule stereotipate”. L’affermazione di una cultura della legalità, ha detto Forlenza, “porta con sé la riconquista di spazi di pari opportunità, di trasparenza e di giustizia sociale. Ognuno di noi è chiamato a mettersi in gioco, ad educarsi e ad educare alla legalità”.
Nella fase storica caratterizzata dall’invasione dell’Ucraina con l’arrivo di migliaia di profughi in riviera “il concetto di legalità s’intreccia strettamente con quello di solidarietà. Bisogna cioè coniugare, ai fini dell’accoglienza, la trasparenza alle procedure, il rispetto delle norme con quello delle donne e dei bambini (che nel nostro caso stanno fuggendo dalle zone di guerra). Ma occorre anche monitorare i flussi economici e i flussi delle persone che arrivano, con particolare riguardo ai minori stranieri non accompagnati”. “Costante” e “di tutti” ha concluso Forlenza è “lo sforzo per la legalità” perché tutti concorre, “anche il decoro urbano”.
Il questore De Cicco ha spiegato come “fondamentale sia l’apporto delle scuole” soffermandosi in particolare sul mondo virtuale. “Ci sono insidie su cui dobbiamo lavorare tanto soprattutto con i giovani per evitare quello che capita tutti i giorni a volte con esiti irreparabili”. Per il questore “coordinamento”, “attività di contrasto e prevenzione” e cura delle vittime sono aspetti fondamentali della legalità.
E’ toccato al magistrato Paci affrontare il tema delle infiltrazioni della criminalità. “La nostra città e la nostra provincia devono comprendere il rischio che corrono. Credo che prima di tutti spetti a voi, il più alto consesso della città, fare crescere questa consapevolezza”. “Ormai purtroppo è chiaro che a Rimini il fenomeno è grave”. Il magistrato ricorda una data, il 27 gennaio 2015. E’ la data in cui sono state eseguite le misure cautelari dell’operazione Aemilia. “Da quel momento nessuno può più dire: io non sapevo”. E gli indagati interrogati da Paci hanno confermato, tra l’altro, una presenza delle ndrine già trenta anni prima. “Nel caso della nostra città tutte le organizzazioni criminali, la ndrangheta, cosa nostra, la camorra, operano da tanti decenni”.
Molto per Paci possono fare i dipendenti dell’amministrazione pubblica. “Sono un migliaio i dipendenti del comune. Credo che voi come consiglio comunale abbiate il dovere e l’onere di far comprendere a tutte queste persone che è molto facile imbattersi nell’esercizio delle loro funzioni in soggetti, forse anche incensurati, che però sono coinvolti nelle organizzazioni criminali. Può avvenire in mille modi, per un permesso di costruire, al momento della visita di un cantiere. Bisogna che i dipendenti siano invitati a segnalare situazioni sospette e soprattutto devono essere messi nelle condizioni di poter segnalare a un superiore e che questo poi dopo le opportune verifiche possa segnalare alle forze dell’ordine. L’amministrazione comunale si occupa di tante cose importanti, la pace, la pandemia, la difesa dei diritti delle donne. Credo che tra tutte queste cose importanti vada anche inserita la lotta alla criminalità organizzata”.
Capitale dell’ospitalità inospitale per i mafiosi. “Vorrei che voi lanciaste un messaggio: Rimini, capitale dell’ospitalità è terra inospitale per la criminalità organizzata. Perché se vengono ospitati questi soggetti poi non ci sarà più spazio per i destinatari veri dell’ospitalità”. Bisogna fare attenzione infine al pericolo che le organizzazioni criminali non s’infiltrino nella vita amministrativa della nostra città. Nell’operazione Aemilia infatti sono rimasti coinvolti anche dei politici. Rischi simili li vediamo anche nella Marche e io ho motivo di pensare che questo possa avvenire anche nella nostra città”.
Il sindaco Jamil Sadegholvaad ha apprezzato il dibattito “garbato e proficuo” che non ha ceduto a rischi di “strumentalizzazione”. “Il nostro è un tessuto sano - ha detto poi - dove i problemi ci sono. Sappiamo che il problema delle infiltrazioni mafiose c’è. Oggi la mafia è prevalentemente imprenditrice, dedita al riciclaggio di proventi da attività illegali. Va contrastata con un’attività d’intelligence che richiede nuclei specialistici. Anche la nostra polizia locale ha portato a casa risultati importanti”. Per Sadegholvaad sta funzionando anche il protocollo d’intesa siglato in prefettura che prevede la registrazione dei passaggi di proprietà degli alberghi. Riconosciuta efficace dalla Fondazione etica, aggiunge Sadegholvaad, anche la gestione degli appalti pubblico da parte del comune. Poi si passa al tema dei reati. “Nel 1998 le denunce furono circa 29mila con una popolazione di poco superiore ai 300mila abitanti. Nel 2019, prendiamo l’anno pre pandemico perché sarebbe facile prendere il 2020 come comparazione, le denunce di reato sono state 19.994 con una popolazione di circa 350 mila abitanti. Siamo scesi da 29mila a 19mila e non è vera la tesi secondo cui le persone sarebbero sfiduciate e non denuncerebbero. Con questo non voglio dire che il problema non esista”. Poi si passa al dato dei furti, “nel 2015 sono stati 17.481, nel 2019 11.99”. Andando nello specifico dei “reati che certamente si denunciano, cioè i reati predatori, abbiamo avuto 3.594 denunce nel 2015 per arrivare a 2.066 nel 2019 (sono tutti dati provinciali, Rimini vale per la metà). Va tutto bene, certamente no, ma bisogne rendere merito a un lavoro che non è del sindaco ma delle forze dell’ordine che ha dato dei risultati”.
Come possiamo migliorare ancora? “Il tema che ultimamente ci sta coinvolgendo, non solo Rimini ma anche Riccione, è quello degli organici in pianta stabile sul territorio. Nel 2020 causa covid abbiamo avuto rinforzi zero, nonostante poi ristabilire flussi turistici precovid, lo scorso anno la metà rispetto al 2019. Per quest’anno abbiamo confermati i numeri del 2019. Sul territorio attualmente abbiamo 1.060 uomini e donne delle forze dell’ordine, che credo abbiano dimostrato di aver fatto un ottimo lavoro”.
Tema baby gang. “Fenomeno che non può nascondere un tema vero, quello della difficoltà a raggiungere un’integrazione vera soprattuto per le seconde generazioni. Nelle babygang ci sono tantissimi ragazzini figli di immigrati che evidentemente fanno fatica a sentirsi pienamente cittadini di questo Paese. Per indole non mi piacciono le bandierine ideologiche, ho una vita mia personale che sta dentro relazioni con persone di lingue e religioni diverse in tutto il mondo. Credo che l’integrazione, vada ricercata innanzitutto nella scuola. Se vogliamo fare di questi ragazzi i cittadini italiani del futuro dobbiamo fare in modo che possano fare percorsi scolastici. Più che lo ius soli hanno bisogno della possibilità di essere inseriti, per esempio, negli asili nido. In questa direzione vuole andare anche la possibilità della gratuità data quest’anno ì, che ha visto crescere le iscrizioni. Da qui passa l’integrazione, diversamente possiamo contrastare il fenomeno delle babygang con la repressione, ma il problema non lo risolveremo a monte”.
Alla fine della lunga serata, l’unico ordine del giorno approvato, e all’unanimità, è stato quello presentata dal gruppo della Lega per che “impegna il Comune alla costituzione di Parte civile nell’ambito dell'instaurando procedimento penale relativo alla maxi truffa da oltre 400 milioni di cui al l’operazione della guardia di finanza denominata ‘Free credit’”, spiega il capogruppo Luca De Sio. “Un’articolata operazione criminale con base operativa a Rimini che ha impegnato oltre 200 militari. Una coltellata al cuore per l’immagine della nostra città e per la nostra comunità”, ricorda De Sio.
“È sì una vittoria della Lega, da sempre attenta alla lotta alla criminalità Ma lo è soprattutto nel senso che è la dimostrazione della serietà del nostro gruppo e del nostro lavoro. Un gruppo che ha preferito non cavalcare la facile critica che effettivamente qualcuno ha (più che legittimamente) sollevato a latere di questa vicenda”, sottolinea De Sio. “È una vittoria anche del consiglio tutto e soprattutto della città. I miei colleghi, anche più anziani, non ricordano un odg della minoranza che sia stato approvato benché “scomodo” e non precedentemente condiviso con la maggioranza. Non so quanto sia vero, ma mi piace ricordare che nel mio primo intervento mi definii un idealista”. Oggi “si è forse dimostrato - forse perché si trattava di un odg che francamente non si poteva non votare, che non sbagliavo a confidare in una novità possibile e, io personalmente e noi come gruppo, siamo orgogliosi di aver recitato il ruolo principale in questa vicenda”.