Rimini | La maggioranza e un equilibrio ancora da trovare tra varianti, masterplan e mercato immobiliare
Edilizia, in maggioranza si studia una delibera da approvare in consiglio comunale per sbarrare la strada alle varianti, quelle non approvate dal consiglio comunale e presentate prima dell’approvazione del psc, soggette cioè al solo prg. “Una delibera – spiega Savio Galvani di Fds – per modificare la parte relativa alle norme transitorie del psc, attivando una perequazione tra vecchi e nuovi piani presentati, senza ovviamente andare a ledere i diritti dei singoli cittadini, ma inducendoli a conformarsi alla norma”.
Rispetto al contenuto della delibera, però, Galvani in maggioranza ha aperto una discussione. “Voglio precisare che noi siamo d’accordo sull’impianto. Siamo d’accordo di conformare il psc al masterplan riducendo al minimo il consumo di nuovo territorio. C’è un problema, però. Adottare una delibera che oggi cambi la norme è legittimo, ma siccome modifica indubbiamente le aspettative dei privati, i privati stessi potrebbero impugnarla. Quindi l’obiezione sollevata da noi non riguarda la bontà circa l’operazione, ma la richiesta di un parere legale”.
La delibera non andrebbe a ledere i diritti acquisiti dai piani particolareggiati già approvati da consiglio comunale, precisa Galvani. In quel caso i privati stanno già iniziando a “vantare questi diritti” imputando agli uffici del Comune ritardi nel rilasciare i permessi a costruire (e chiedendo alla Provincia un commissario ad acta). Ritardo che però, in presenza di una delibera come quella che il sindaco propone alla sua maggioranza, potrebbe essere sfruttato anche da chi il suo piano non l’ha avuto ancora approvato e che quindi non ha maturato diritti. “E’ evidente che se uno ha presentato un progetto per realizzare un piano particolareggiato e l’amministrazione non ha ancora vagliato la sua conformità si può obiettare che il ritardo sia dovuto all’amministrazione. Da qui la necessità del parere legale, che già a suo tempo aveva consigliato una applicazione graduale delle transitorie”.
Il tema per Galvani è aperto, “con il problema dell’edilizia sociale, bisogna prevedere piani di sviluppo per le 2.500 famiglie che hanno chiesto la casa popolare. Un numero aumentato in maniera vertiginosa. Ci sono diversi modi per farlo. Per esempio con ristrutturazioni e interventi pubblico-privato in centro storico, oppure cercando tra gli appartamenti già realizzati e sfitti. Ce ne sono 15mila. L’Acer potrebbe acquistarli”.
Migliaia di case sfitte pongono un problema serio di mercato per chi ha investito, imprese ma anche banche. E nuovi appartamenti spingerebbero fuori mercato quelli vuoti e già vecchi. “Quello delle case sfitte che potrebbero finire fuori mercato è un problema che ci poniamo e che vogliamo capire anche per orientare le risorse. In questo momento non abbiamo bisogno di immobili nuovi, semmai necessitiamo di adeguamenti al patrimonio esistente alle norme antisismiche o al risparmio energetico. E’ un nuovo modello di sviluppo che come amministrazione dobbiamo promuovere. Bisogna orientare lo sviluppo del settore in questo senso. E’ una filosofia già partita con l’adozione del psc”.