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26 03 2013 | Rimini | “Io, sindaco in bilico per fermare il cemento”, Gnassi editorialista per laRepubblica

Martedì, 26 Marzo 2013

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Rimini | “Io, sindaco in bilico per fermare il cemento”, Gnassi editorialista per laRepubblica


Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi racconta a laRepubblica (parte da un colonnino in prima sull’inserto bolognese) la sua versione della sua crociata contro i piani particolareggiati del vecchio prg. Parla di “riminizzare” parola entrata nel vocabolario italiano per indicare il consumo indiscriminato del suolo e della volontà di andare avanti e far dimenticare ai linguisti che Rimini esiste, perlomeno sotto questa luce.


Nel tortuoso passaggio da piano regolatore a piano strutturale e masterplan, l’amministrazione comunale di Rimini sta tentando di fermare il milione e 200mila metri quadrati di nuove richieste di ‘capacità edificatoria’ avanzate con le osservazioni. Sono circa 20mila nuove case o uffici o negozi che calerebbero in un contesto che già si fregia del titolo onorario di cui sopra e che in questo momento conta già su 15mila abitazioni sfitte. Secondo pareri, normative, prassi, non si può dire ‘no’. C’è quindi chi pensa che il Comune non debba che vidimare le precedenti scelte o assecondare le nuove richieste. A questa apparente inevitabilità ci siamo opposti”, scrive Gnassi su laRepubblica.


Per ricapitolare un po'. In questi giorni, il sindaco si sta impegnando con il suo gruppo di maggioranza in consiglio sia ad affossare varianti a piani particolareggiati che avrebbero già avuto parere positivo (e che così invece sembra decadano in toto) sia ad approvare una delibera che depotenzia a posteriori il vecchio prg (passando sopra diritti acquisiti), una delibera retroattiva. Da parte loro i privati, non solo grandi costruttori, ma anche cittadini in attesa da anni di costruirsi una casa, stanno iniziando a ricorrere alle vie legali. Un pensiero molto diffuso, per carità non verificato né provato, è che il sindaco possa avere per mesi e mesi tenuti bloccati i piani negli uffici comunali e nel frattempo possa avere cercato l’arma con cui li avrebbe soppressi.


Il risultato? Dubbi affioranti in maggioranza causa intimidazioni legali dei costruttori, una denuncia per abuso d’ufficio nei miei confronti, la pressione ormai insostenibile ormai di chi ti sbatte in faccia anche i drammi occupazionali per giustificare la resa alle antiche consuetudini. Da parte mia andrò fino in fondo, sino alle estreme conseguenze, legali e politiche. Non mi troverei a mio agio nella parte di chi, come il mio collega di Parma, dopo una campagna elettorale fiammeggiante ha alzato le mani davanti all’inceneritore acceso, dicendo “non potevo fare altro”. E non voglio nemmeno rifugiarmi nello speakers’ corner tanto di moda del riformismo: a Rimini e in Emilia Romagna, sull’urbanistica non basta più dirsi riformisti, occorre una determinazione più alta e soprattutto più coraggiosa. Altrimenti anche nei prossimi 50 anni basterà sfogliare il dizionario e andare alla lettera R, sicuri di ritrovarci, incancellabili”, conclude Gnassi su laRepubblica.


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