Rimini | Asili, il Comune pubblica una lista d’attesa infinita, ma dà un perché
Asili, online sulle pagine “scuola e servizi educativi” di www.comune.rimini.it la graduatoria iniziale delle iscrizioni alle scuole d’infanzia comunali per l’anno 2013 – 14. Sono 381, infatti, i posti disponibili quest’anno nelle scuole d’infanzia comunali a fronte delle 993 domande pervenute. Nel 2011, a fronte di 957 domande e di 356 posti disponibili, furono 155 i bimbi rimasti in lista d’attesa al 31 dicembre; 123 nel 2012, quando le domande d’iscrizione furono 862 e i posti disponibili 331. Non è bello, ma una spiegazione c’è.
La lista, spiegano dal comune, “al momento comprende tutti i richiedenti anche se già accettati in altre scuole infanzia del territorio. Come gli altri anni, dopo i controlli sulle doppie iscrizioni, che si concluderanno nel mese di maggio in applicazione della convenzione con le statali e le paritarie, il numero iniziale dei bambini in lista d’attesa alla fine si ridurrà notevolmente”.
Sulla questione entra anche il vicesindaco con delega Gloria Lisi. “Non siamo soddisfatti di questo risultato che ci coglie di sorpresa – spiega – perché riteniamo importantissimo che i nostri bambini tra i 3 e i 6 anni possano fare esperienze educative e di socialità come quella della scuola d’infanzia. Siamo profondamente dispiaciuti che, nonostante il sistema integrato che a fianco delle scuole comunali vede a Rimini una presenza, penalizzata rispetto ad altri Comuni anche limitrofi, delle scuole statali e di quelle paritarie, ancora non si riesca a dare una risposta adeguata alla domanda dei bambini e delle famiglie. Una risposta non adeguata in gran parte dovuta alla penalizzazione ‘storica’ sul territorio del comune di Rimini della presenza delle scuole d’infanzia a gestione statale, che arriva a poco più del 20% rispetto a una media più che doppia, del 40,4%, sul territorio provinciale”. Lisi spiega anche coma a incidere sulla situazione siano i tagli ai trasferimenti statali, “nonostante gli oltre 25 milioni di euro incassati dall’Imu”, e “le limitazioni agli investimenti della Pubblica amministrazione dettati dalle norme capestro del Patto di stabilità” che blocca “le possibilità d’intervento che l’amministrazione ha già tra la sua progettazione per intervenire sulle scuole d’infanzia e coprire questo gap”.