Horror vacui (o sindrome di Sanremo) degli eventi in riviera
Nei giorni scorsi si è svolto il primo incontro sulla prossima Notte Rosa. In quella occasione il sindaco Gnassi ha esposto le riflessioni portate avanti nella ‘cabina di regia’ dell’evento. Che si riferisse ad una direzione artistica o solo al consueto luogo istituzionale non è dato saperlo. Diciamo che il sindaco con delega alla Notte Rosa - o, meglio, come si direbbe in televisione, il patron della Notte Rosa (con delega anche a sindaco) - ha “individuato il tema della luna come quello più suggestivo e idoneo ad essere declinato nelle varie scenografie e contenuti dell’evento”.
Proseguendo nella sua presentazione, a confermare che la cabina di regia non si è poi sforzata molto, il sindaco ha riportato, come in un compitino, gli esempi di “Fellini, Michael Jackson, Dante, Petrarca, Saint –Exupery, Pink Floyd, Loredana Berté. Ma solo per citarne alcuni”. Che se tanto tra gli “alcuni altri” possa esserci rimasta gente come Leopardi (o anche Dalla, del quale è strano non si sia approfittato), basterà un passaggio su Google per rimediare. Come se, in fondo, al tema prescelto nessuno ci abbia messo la testa davvero, almeno per il gusto di provare a scovare qualche riferimento o qualcosa di inedito o di particolare, ma ci si sia subito buttati sugli esempi (cioè sulle declinazioni in forma di spettacolo) che già sono disponibili e che magari si sa già voler portare o mettere in scena.
Ma il tema cruciale viene introdotto subito dopo l’annuncio sul “magico corpo celeste e il suo illimitato repertorio” e riguarda la proclamazione “dell’intero fine settimana, dalla musica all’arte, passando per la danza, l’enogastronomia, il cabaret, il circo, il cinema, la cultura e l’intrattenimento” dedicato ad esso. A questo proposito occorre ricordare la proposta, avanzata lo scorso anno dopo l’edizione 2011, di fare della Notte Rosa una sorta di carattere permanente della Riviera. Se n’è già discusso molto sui giornali e vale solo la pena di sottolineare che il passaggio da evento a brand, a marchio – diciamo così – del territorio, rischia di non essere un vero affare; e forse, i rischi che si corrono, maggiori dei presunti benefici. Una riviera “interclassista” come la nostra, che improvvisamente viri e si identifichi in una manifestazione i cui lati di disordine e degrado - se non di vero e proprio sballo (basta uscire dai luoghi deputati per accorgersene) - sono tanto evidenti, rischierebbe infatti di perdere l’appeal che l’ha fatta grande. E basterebbe un solo incidente grave o una rissa mediatizzata via youTube che il guaio sarebbe fatto.
C’è poi da considerare che, da che mondo è mondo, il carnevale – proprio per le sue caratteristiche di eccezionalità e di rottura delle regole – è sempre stato regolato dalla quaresima, cioè da qualcosa d’altro che ne sancisce il confine. Così rispettandolo e preservandolo. Ma qui da noi, più che a un ciclo nel quale si alternino carnevale e quaresima (in senso figurato, per carità), si punta invece a un ciclo continuo, a una sorta di evento ininterrotto per cui si passi dal capodanno estivo (questa è la definizione data della Notte Rosa) al capodanno invernale. Da una parte si cerca di allungare la Notte Rosa sia fisicamente, come giornate di spettacolo, sia come peso simbolico sulla riviera; mentre dall’altra si tentano esperimenti – dalla furbizia alquanto maldestra - come il capodanno più lungo del mondo.
Il problema è lo stesso del festival più famoso della canzone italiana, via via allungato per sfruttarne al massimo le potenzialità di ascolto. Ma se la manifestazione o l’evento funziona, il suo stiracchiamento rischia di annacquarne i contenuti fino a farne una parodia. Oltre a rivelare la poca consistenza del resto dell’offerta; pochezza di cui, e qui sta l’horror vacui, da noi si dimostra di essere ben consci. Accade anche nella vicina Riccione, nella quale, pure qui per “fare brand” (in questo caso usando il compleanno della città), si arriva a dare un direttore artistico anche alla fogheraccia di paese.
Dopo le fortune della parola riminizzazione, potremmo anche chiamarla, con un neologismo analogo, eventizzazione. Un dj set, magari in spiaggia, due proiezioni e qualsiasi cosa sembra assumere il gusto di moderno. Manco fosse una pubblicità Cynar di Elio e le storie tese. Tra l’altro, mentre per attribuire qualche migliaia di euro di finanziamento alle associazioni si inventa un comitato di saggi, per definire i contenuti della manifestazione di punta della città, quella con cui comunichiamo al mondo chi siamo, basta un patron. E poco altro.
Per fortuna queste poche e smilze preoccupazioni non toccano la parte industriosa della città, che – davanti al caval donato dei soldi messi sul piatto – poco si premura del futuro e guarda al paio di giornate di pieno con cui fare cassa. “Tutti i presenti hanno accolto con entusiasmo l’impegno dell’amministrazione comunale a essere protagonista della prossima edizione della Notte Rosa con una proposta originale e innovativa, sottolineando il valore aggiunto dato dalla continua ricerca di contenuti che, attingendo dalla tradizione della riviera, intendono raccontare qualcosa di nuovo e di unico esaltando le molte identità di un luogo creativo, dinamico e capace di reinventarsi.”
Potenza dei comunicati stampa o tutti eventizzati?
|