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17.07.2014 | Lettera aperta del Sindaco di Rimini

Giovedì, 17 Luglio 2014

neroGentile Direttore,

di questi giorni, esattamente 25 anni fa, la riviera adriatica, e quella di Rimini in particolare, perdeva l’innocenza. Se in precedenza ogni cambio di ciclo turistico era stato voluto e governato in una logica di progresso (dal 1843 della fondazione del primo stabilimento balneare, agli anni Trenta con il funzionamento ‘a regime’ delle colonie, al dopoguerra con la trasformazione economico/sociale di Rimini in località del turismo di massa), in quella metà del luglio 1989 il mare ‘pietrificato’ dalle alghe segnò la traumatica fine di una solida storia per precipitarci tutti in un vero e proprio dramma. Al di là dei numeri, comunque eloquenti (tra il 1988 e il 1990 la percentuale del turismo estero sul territorio riminese passò dal 30 al 19 per cento), rimane ancora oggi fortissima nella gente di Rimini la sensazione di incredulità, sgomento, incertezza, paura, provata in quei giorni. Quella volta, nella confusione a cui contribuirono anche le contraddittorie soluzioni al problema che venivano da ogni dove, il sistema locale reagì più o meno compatto, puntando a un nuovo, forzato cambio di ciclo: la destagionalizzazione, vale a dire la realizzazione delle infrastrutture in grado di superare la storica barriera temporale del balneare estivo, e la notte, ovvero la spinta verso i luoghi del divertimento ai limiti della trasgressione. Uno scarto obbligatorio, per certi versi anche vantaggioso (almeno per tamponare sul breve e medio periodo l’emorragia di numeri e d’immagine), ma tutto sommato una soluzione parziale perché in qualche modo svicolava dal problema principale: la salute del mare. Quello che si è ripresentato intatto tre anni fa e che ha imposto nei fatti un altro salto di ciclo, innescato da una crisi economica senza precedenti recenti e l’adeguamento obbligatorio alle normative UE. La reazione del tessuto comunitario è stata però diversa: questa volta la decisione immediata è stata quella di tornare a guardare al mare, nostra principale ricchezza, cercando di risolvere alla radice il problema della sua salvaguardia. Questo motiva l’investimento di 150 milioni di euro, che farà di Rimini la prima località italiana ad altissimo flusso turistico a dotarsi di un sistema idrico e fognario all’altezza della vocazione balneare di questa città; un programma integrato di qualificazione infrastrutturale già in corso, unico per dimensioni e spesa nel Paese, che nel giro di un quinquennio ci permetterà di tornare a non voltare le spalle al mare, a non rifugiarci in diversivi pur interessanti, a tornare a combinare hardware (infrastrutture) e software (patrimonio immateriale) senza privilegiare l’uno per supplire alla debolezza dell’altro. Da città sul mare a città di mare.


Gentile Direttore,
non sfuggo alla leggenda tutta riminese che vuole, per scaramanzia, non si debba rievocare l’estate del 1989. Ma mi permetta questa volta di guardare al nostro Adriatico con una speranza in più e un timore in meno; tanto più quando- è notizia di oggi- viene confermata per il 17 settembre la fine dei lavori per il raddoppio del depuratore e per l’inizio dello stesso mese l’avvio dell’attività della ‘talpa’ meccanica che scaverà il sottosuolo di Rimini per creare la nuova condotta per le acque reflue. Parti di un Piano di Salvaguardia della Balneazione in avviata attuazione (siamo al 30% della realizzazione totale del PSBO) che porta con sé un anche piccolo compito in più: farci dimenticare quel luglio di 25 anni fa.
Andrea Gnassi


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