Avanti con le fogne. Breve riassunto dei progetti e dei lavori
Vedete? Alla faccia di gufi e rosiconi il progetto va avanti. Il sindaco di Rimini ha chiamato ieri giornalisti, fotografi e telecamere all’inizio del parco Marecchia, di fronte al ponte di legno, per annunciare che una delle opere previste dal piano è stata portata a termine e per fare il punto sul resto del programma.
Un disastro di fogne
L’antefatto della storia sta nel sistema fognario di Rimini che ha una doppia caratteristica: le reti sono fatiscenti e, soprattutto, sono in prevalenza miste, cioè non c’è la separazione fra acque bianche e acque nere. La conseguenza è quella che tutti conosciamo e che mette costantemente in pericolo la balneazione: quando c’è uno scroscio d’acqua bisogna aprire i varchi a mare (ce ne sono undici in tutto il territorio comunale) perché le tubazioni non riescono a veicolare l’eccesso di liquami. Da quasi quindici anni a Rimini è attivo un comitato con il poco politicamente corretto nome di “Basta merda in mare”
La situazione non è omogenea in tutto il comune. A Rimini Nord l’80 per cento delle fogne ha reti separate e solo il 20 per cento è misto. Nel centro storico tutto è misto. A Rimini Sud la situazione è l’esatto contrario che a nord: l’80 per cento è misto e il 20 per cento ha le condotte separate.
La legislatura comunale prima di Gnassi si era conclusa con l’approvazione di un piano fogne che prevedeva la separazione fra acque bianche e nere ovunque. Un rifacimento completo, insomma, che pertanto costava un mucchio di quattrini: quasi un miliardo di euro da spendere in vent’anni al ritmo di 50 milioni all’anno. Per un po’ di tempo si è discusso se un tale progetto fosse mai realizzabile e dove sarebbero stati trovati i soldi.
Finchè arriva il giugno del 2011 con una “bomba” d’acqua che produsse l’effetto di trasformare via Fiume a Marina Centro in una sorta di cloaca a cielo aperto.
L’estate del 2011 trascorre nel dibattito sulle fogne. Se ne parla anche al Meeting dove il parlamentare europeo Mario Mauro incontrando il sindaco parla della possibilità di attingere a finanziamenti europei, entusiasmi subito spenti dallo stesso sindaco e dall’assessore regionale Maurizio Melucci.
Qualcosa però bisogna fare e visto che il faraonico piano di rifacimento delle fogne non è attuabile, bisogna pensare al piano B.
Piano di salvaguardia della balneazione
E appunto questo il piano predisposto da Hera basato su questa filosofia: se cerchiamo di risolvere il problema della balneazione, raggiungeremo anche gli obiettivi della sicurezza idraulica e della buona gestione. Il piano proponeva di eliminare in cinque anni 8 scarichi a mare su 11: per la zona sud l’obiettivo era limitato alla riduzione del carico inquinante, ma gli scarichi restavano. Erano previsti 131 milioni di investimenti, dei quali solo 43 già finanziati. Le opere finanziate erano il raddoppio del depuratore di Santa Giustina e la realizzazione della dorsale nord, ovvero della condotta che da Bellaria (dove il depuratore sarà chiuso) all’impianto di Santa Giustina. Un intervento, quest’ultimo, che più che altro rispondeva alle esigenza di economie di scala di Hera.
Era evidente che tale piano non poteva mettere a tacere problemi e inquietudine, anche perché il grosso dei lavori era senza finanziamenti e, soprattutto, non era risolto il problema della zona sud.
È in questa situazione che si inserisce la proposta dell’architetto Marco Benedettini, già funzionario del Comune di Rimini: la realizzazione di una vasca di laminazione lunga e stretta, un budello lungo 7 chilometri da posizionare a confine fra la spiaggia e la sede stradale. Lo chiama “deviatore di costa”. Questo “serpentone”, perfettamente compattato e isolato, funzionerebbe come vasca di accumulo del sistema fognario delle acque chiare e nere nei momenti di emergenza, e si eviterebbero i soliti, e deprecabili, sversamenti fognari in mare. La vasca avrebbe una capacità di 80 mila metri cubi e, a detta dell’architetto Benedettini, sarebbe anche una soluzione più economica rispetto a quelle previste da Hera. La soluzione trova l’adesione delle associazioni ambientaliste ma la sostanziale indifferenza delle istituzioni.
Piano di salvaguardia della balneazione ottimizzato
Si arriva così al luglio 2013 quando a Palazzo Garampi viene convocata una conferenza stampa per annunciare il varo del piano di salvaguardia della balneazione ottimizzato (Psbo). Le novità annunciate sono che entro il 2020 saranno eliminati tutti gli scarichi a mare (compresi quindi quelli della zona sud), un incremento degli investimenti e un’accelerazione dei tempi. Già nel 2016 il 60 per cento degli scarichi sarà eliminato.
Vediamo i dettagli. Sono previsti 11 interventi: raddoppio depuratore Santa Giustina (26 milioni), riconversione del depuratore di via Marecchiese in vasca di accumulo (3,5 milioni), realizzazione dorsale nord (17 milioni), completamento della separazione delle reti fognarie della zona nord di Rimini (25 milioni), realizzazione dorsale sud (9,6 milioni), collegamento dei bacini fognari già separati della zona sud alla dorsale sud (4,4 milioni), realizzazione condotta sottomarina e impianto idrovoro bacino Ausa e vasche (36,4 milioni), realizzazione vasca di laminazione ospedale (5 milioni), potenziamento sollevamento mediante ricostruzione condotta premente (3,5 milioni), interventi strutturali delle fosse Rodella, Colonnella I e Colonnella II (19,6 milioni), risanamento fognario Isola, zona fra Marecchia e deviatore (4 milioni). Per la soluzione del problema della zona sud, oltre al potenziamento della vasca Ausa, si realizzeranno altre due vasche al Rodella e alla Colonnella, per una capacità totale di 100 mila metri cubi, più o meno la stessa quantità del “deviatore di costa” di Benedettini. In totale fanno 154 milioni, di cui al luglio 2013 finanziati solo i soliti 43 milioni del depuratore e della dorsale nord e 100 mila euro per la progettazione dell’intervento sull’Isola.
Lo stato dell’arte
La conferenza stampa di sabato mattina è stata convocata in occasione della chiusura del cantiere in zona Isola che servirà a ridurre il fenomeno del rigurgito delle acque, l’allagamento delle strade, i riversamenti in mare. In verità il Comune ha appena emesso un bando di appalto per un impianto in via Carlo Zavagli che ha gli stessi obiettivi, ma probabilmente non fa parte del Psbo. Il sindaco Gnassi e il direttore di Hera Roberto Barilli non ne sapevano nulla. A ottobre 2014 ci saranno i collaudi e ad inizio 2015 entrerà in funzione il nuovo depuratore, a fine settembre termineranno i lavori della dorsale nord, entro il 2015 si concluderà la separazione fra reti bianchi e nere a Rimini nord, è appena partito il cantiere per il primo stralcio (2,5 milioni su 9,6) della dorsale sud, a giorni l’incontro definitivo per la progettazione della vasca di piazzale Kennedy. Il Comune di Rimini è impegnato per circa 25 milioni: nel corso dell’ultimo anno sono stati trovati 7,5 milioni del Piano città, 8,8 milioni dal ministero dell’Ambiente, 7,8 milioni dalla vendita delle reti del gas. Il direttore di Hera assicura che al momento attuale i lavori sono finanziati al 96 per cento. Ciò che non mette il Comune, lo mettono Hera e Romagna Acque con un’anticipazione che poi sarà recuperata in tariffa.
Quanto pagano i cittadini
Si andrà quindi verso un aumento delle tariffe? E’ in arrivo l’ennesimo salasso? Comune e Hera assicurano di no. Gli aumenti dovrebbero attestarsi su una media annua del 4-5% a partire soltanto dal 2015 e si protrarranno per la sola durata dei lavori, vale a dire 7/8 anni. Se adesso si pagano 1,9 euro a metro cubo, si arriverà a regine a pagare 2,5 euro, quanto già pagano i vicini di Ravenna, Forlì e Cesena. Facendo i conti della serva, Comune ed Hera sostengono che una famiglia media non pagherà più di 9 euro all’anno. Per la prova del nove, non resta che aspettare la prima bolletta con i rincari.