Rimini | Gruau, opere scomparse: primi sospetti già nel 2010
Fondo Gruau, la relazione sulle opere scomparse, tra quelle donate da René Gruau al Comune di Rimini, è all'origine di una denuncia da parte dell'amministrazione riminese alla Procura e alla Corte dei conti e oggi è stata al centro della commissione cultura.
L'indagine conoscitiva è stata disposta a maggio 2014, dopo l'indiscrezione sulla stampa della possibilità che un numero allora non ancora certo di opere dell'artista riminese fossero scomparse nel nulla. Il lavoro 'investigativo' è stato affidato al dirigente comunale Fabio Mazzotti che ha consegnato l'esito all’amministrazione a luglio segnalando, quindi, la perdita di 35 su 428 opere. Si parla di disegni, dipinti, manifesti, litografie e supporti di vario tipo a nome dell’illustratore di moda. Il fondo si era andato costituendo presso il Comune di Rimini a partire da metà degli anni Novanta.
"Considerati i fatti emersi – ha detto l’assessore Massimo Pulini - la spiegazione più probabile di questo ammanco sta nella mancanza di capacità nell’archiviare e proteggere il materiale che ha composto il fondo e di registrare le movimentazioni del materiale stesso. E’ possibile che lì si annidino azioni di recupero non registrate che oggi contribuiscono a creare questo vuoto; un ammanco che, abbiamo accertato, risale a prima del 2009".
In pratica, a causa di lavori agli spazi museali, le opere non sarebbero state conservate nei magazzini del museo ma in Assessorato. E' da là che sono sparite. E qualcuno lo aveva intuito sin dal 2010. Già allora "l'assessore Beltrami aveva mostrato perplessità sullo stato di conservazione del fondo e la paura che mancassero delle opere. Abbiamo fatto passare altri quattro anni prima di agire come è stato poi fatto la scorsa primavera", sottolinea il consigliere 5Stelle Gianluca Tamburini, che ha lanciato la questione. "Non si capisce per quale motivo si sia perso tutto questo tempo. L'indagine comunale sarebbe dovuta partire sin da allora. Adesso, comunque, notiamo le buone intenzioni dell'amministrazione per il futuro. Per il resto la relazione è chiara: parla di carenze (e anche piuttosto gravi) a livello di archiviazioni e di custodia delle opere".
Ma niente giustizialismo. "Non è che si vuole passare a fil di spada i responsabili - spiega Tamburini - ma quello che dobbiamo appurare è che cose di questo tipo non ne accadano più, che il nostro patrimonio storico-artistico sia ben custodito e curato. Ci auguriamo, se ce ne sono, che vengano fuori le responsabilità per il passato, speriamo non ci siano altri casi simili nel presente, e soprattutto che per il futuro la gestione del patrimonio culturale migliori".