Rimini | Jobs act? Una nefandezza colossale. Urbinati (Cgil) attacca il governo
"Una nefandezza colossale", questo è il 'jobs act' emendato del presidente del Consiglio del ministri, Matteo Renzi, secondo il segretario provinciale della Cgil, Graziano Urbinati che richiama i sindacati ad "una mobilitazione unitaria (alla quale la Cgil sta lavorando) che veda coinvolto anche il nostro territorio", a partire da politici e imprenditori. Perché, attacca Urbinati, "non è dalla deregolamentazione, dalla mancanza di tutele sociali, che nasce il lavoro. La Cgil lo sa e lo sa anche Renzi che sta conducendo una battaglia totalmente ideologica sulla scia dei Governi targati Berlusconi e Monti".
Le pecche del 'jobs act'. "Abbassa ancora una volta i diritti dei lavoratori che ancora un lavoro ce l’hanno e cancella quelli dei giovani che si affacciano oggi al mercato del lavoro; cancella l'art.18 (quel che resta), ma soprattutto elimina qualsiasi deterrente ai licenziamenti ingiusti, come quelli discriminatori; introduce il controllo a distanza con audiovisivi (questo perché, a parer suo, i lavoratori sono tutti fannulloni, i lavoratori naturalmente e non i politici); rende praticabile il demansionamento, in sostanza la possibilità di abbassare il salario (viste le retribuzioni così alte …)".
Altro che "riforme epocali per far ripartire il Paese", commenta Urbinati. "Dopo che i falchi della Commissione europea gli hanno detto che è finita la stagione degli annunci e che bisogna fare le riforme concretamente, il cuor di leone Matteo Renzi, anziché fare le riforme necessarie (quella Fiscale, una patrimoniale vera, la lotta all'evasione e alle mafie ecc.) per recuperare risorse e fare i necessari investimenti di cui il Paese ha bisogno (Scuola, Politiche industriali, innovazione, reddito alle fasce basse) e far ripartire l'economia, cosa fa? Prosegue nel solco dei governi Berlusconi e Monti che hanno portato alla rovina prima gli italiani e adesso l'Italia lasciando inalterate, anzi peggiorando tutte le storture del nostro Paese".
Ma il sindacato avverte: "Non staremo a guardare". E fa appello, prima ai politici. "Chiediamo, come Cgil, che la 'politica' tutta, ad iniziare da quella locale, dica come la pensa. Dica se in questa crisi, attualmente senza prospettiva se si guarda alle politiche del Governo, umiliare i lavoratori, renderne ancora più incerto il futuro, azzerare le norme minime che rendono civile un Paese, possa favorire la ripresa, e non, come noi abbiamo sostenuto nel Piano del Lavoro, occorrano, invece, innovazione, cura e affidabilità dei prodotti e di conseguenza anche alte professionalità e competenze e non manodopera usa e getta".
Poi chiama in campo gli imprenditori. "Chiediamo agli stessi imprenditori locali che operano nel settore dell’edilizia, della meccanica, dei servizi, se le difficoltà che incontrano oggi sono determinate dal lavoro che non c’è o dall’art.18 e dall’impossibilità di licenziare. Una domanda di fatto inutile se si guardano i dati della nostra provincia, il saldo negativo di 1.600 posti di lavoro tra attivazione e cessazione nella nostra provincia, i preoccupanti 5 milioni di ore di cassa integrazione consumate fino ad agosto".