Rimini | Sanità, la Uil attacca la Regione
Anche l'area vasta tra le critiche mosse dalla Uil alla Regione Emilia Romagna, tema su cui chiede un "dibattito in tempi brevi". "Esistono ragioni logiche (tolte ovviamente le logiche di potere) per le quali nella medesima Regione vi siano Aziende sanitarie che gestiscono i bisogni di 1.150.000 cittadini e che accorpano 3 Provincie (l’intera Romagna) e nel contempo ve ne siano delle altre che gestiscono poco più di 130.000 cittadini in un contesto neanche provinciale?", domandano dal sindacato di fronte alle "scelte incomprensibili e differenziate in ordine alla programmazione e alla gestione della sanità" di una Regione che sembra "abbia abdicato al proprio ruolo di innovazione e di coordinamento delle politiche sanitarie".
Ma a muovere la Uil sono anche altri temi, a partire dalla "delibera n.220/2014 con la quale si fornisce un attestato a laici, assistenti (badanti) e a terzi, abilitandoli a esercitare le pratiche sanitarie proprie degli infermieri con 14,30 modestissime ore di pseudo formazione", contro le ben oltre 5mila ore di formazione che spettano ad un infermiere professionale. Un'"idea, assolutamente infausta e da respingere" per la Uil "l’utilità di istruire pazienti e familiari o parenti su alcune incombenze legate alle attività assistenziali per il proprio caro".
Cosa dire infine, si domandano dal sindacato, delle scelte adottate dalla Regione per fare fronte alla diminuzione del finanziamento nazionale per la sanità? "La Regione, a partire dalla fine del 2012, ci ha raccontato - spiegano - che gli interventi sarebbero stati mirati a tutte le forme di possibili risparmi che non incidevano sulla qualità e la quantità delle prestazioni. La verità è che dal gennaio del 2013 ad oggi, con la scelta regionale di sostituire i pensionamenti nel limite del 25%, il vero risparmio è stato prodotto sulle spalle degli operatori, infermieri, tecnici, medici, amministrativi, ecc.. Tutto ciò a scapito della funzionalità dei servizi".